La mia Terra di Mezzo

Tra un fonendo ed una tazza, scorre la mia Terra di Mezzo, il mio presente.....Le porte? Si possono aprire, spalancare sul mondo, ma si possono anche chiudere, per custodire preziosi silenzi e recondite preghiere....





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giovedì 6 novembre 2014

Sei principi disattesi

Fin da subito, dopo l'ascensione al cielo di Gesù, i primi cristiani, riuniti insieme agli apostoli ed ai discepoli, pregavano e lodavano il Signore con una liturgia che aveva già i lineamenti della Santa Messa: si faceva un atto penitenziale, si leggeva la Sacra Scrittura e si ripeteva il sacrificio del Corpo e Sangue di Cristo, in ottemperanza a quanto Gesù stesso aveva raccomandato la notte del giovedì santo, la notte dell'ultima cena. Durante il corso dei secoli essa non ha subito grandi rimaneggiamenti, fermo restando la varietà di riti, in Occidente ed in Oriente, fino al Concilio Vaticano II che ne ha cambiato la forma nel tentativo di renderla più 'comprensibile' al popolo cristiano, per farlo partecipare maggiormente al rito sacro, ma senza l'intento di alterarne la sostanza. Lo so, si dice che al Concilio si sia voluta stravolgere e cambiarne anche la sostanza, per 'empatia' con i Protestanti, che della Messa fanno un banchetto in ricordo dell'ultima cena di Gesù, ma io lì non c'ero, all'inizio del Concilio non ero ancora nata ed alla fine ero tanto piccina, ed ora, che ho avuto la possibilità di studiare i documenti conciliari, non voglio assimilarmi a questa corrente di pensiero, perché non fa bene alla mia fede, né tantomeno a quella di tutti i credenti. E' vero, purtroppo, ed è sotto gli occhi di tutti coloro che abbiano buon senso e capacità di discernimento, che la Santa Messa ai giorni nostri, senza voler generalizzare, non è più sentita né celebrata nel migliore dei modi. Ed è pur vero che il Santo Padre Benedetto XVI ha sentito la necessità di dover riportare il Rito Antico della Santa Messa (cioè quello pre-conciliare o Tridentino)al posto che gli spetta; esso non è stato abolito con la riforma della Liturgia da parte del Concilio Vaticano II ed anche dopo è sempre stato lecito celebrarlo. Il 'Motu proprio' del Santo Padre ha però fatto affiorare rancori, creato dissapori ed alimentato polemiche tra cattolici 'conservatori' detti altrimenti 'tradizionalisti' e cattolici 'progressisti'. Gli uni nostalgici del rito antico, gli altri sempre aperti ad ogni forma di novità. Non comprendo come noi cattolici, fratelli nella fede, possiamo alimentare inutili e sterili polemiche, quando dovremmo invece stare uniti contro la secolarizzazione imperante che avanza dentro la quale rischiamo di essere tutti vorticosamente inghiottiti. Padre Giovanni Cavalcoli, in un articolo pubblicato sul blog La voce di don Camillo (qui) ci esorta a non litigare sulla Santa Messa e tra le altre cose dice: 
'La Messa vetus ordo (rito antico)favorisce l’elevazione dello spirito, accentua l’aspetto del sacrificio, la simbologia mistica del sacro, del mistero e della trascendenza, il celebrante appare di più come mediatore delle realtà celesti; la Messa novus ordo (post-conciliare)sottolinea il sacerdozio del popolo di Dio e la sua partecipazione attiva, l’aspetto comunitario ed escatologico del banchetto messianico, la chiarezza dei segni, dei linguaggi e dei simboli adatti alle varie culture, l’orientamento ecumenico, l’aspetto festoso: tutte cose lecite e sante che evidentemente non possono esser espresse tutte assieme in un unico rito perché per alcuni aspetti si escludono a vicenda'. (Padre Giovanni Cavalcoli)
Ma, se è vero ciò che il Padre scrive, è pur vero che sulla Santa Messa di oggi si pone l'accento solo sul banchetto eucaristico e sulla festa, sulla celebrazione comunitaria e sulla partecipazione troppo attiva dei fedeli che, a furia di monizioni, spiegazioni delle varie fasi della Messa, prove di canto, senza considerare le libere interpretazioni del sacerdote con omelie in dialetto e tanto di barzellette, la fanno assomigliare più ad una trasmissione televisiva o ad una piece teatrale, piuttosto che ad un santo sacrificio, disattendendo le linee guida che la SACROSANTUM CONCILIUM  aveva dettato in materia. 
  
Il Concilio Vaticano II infatti ha emesso, riguardo ad una riforma liturgica, i seguenti principi:
  1. Durante la celebrazione liturgica, l'umano, il temporale, l'attività, devono orientarsi al divino, all'eterno, alla contemplazione e avere un ruolo subordinato in rapporto a questi ultimi (Sacrosanctum Concilium, 2).
  2. Durante la celebrazione liturgica, si dovrà incoraggiare la presa di coscienza che la liturgia terrestre partecipa della liturgia celeste (Sacrosanctum Concilium, 8).
  3. Non deve esserci alcuna innovazione, dunque alcuna nuova creazione di riti liturgici, soprattutto nel rito della messa, tranne se ciò è per un frutto vero e certo in favore della Chiesa, e a condizione che si proceda con prudenza sul fatto che eventuali forme nuove sostituiscano in maniera organica le forme esistenti (Sacrosanctum Concilium, 23).
  4. I riti della Messa devono esser tali che il sacro sia espresso più esplicitamente (Sacrosanctum Concilium, 21).
  5. Il latino deve essere conservato nella liturgia e soprattutto nella Santa Messa (Sacrosanctum Concilium, 36 e 54).
  6. Il canto gregoriano ha il primo posto nella liturgia (Sacrosanctum Concilium, 116).
A tal riguardo Mons. Athanasius Schneider ha scritto:
    I padri conciliari vedevano le loro proposizioni di riforma come la continuazione della riforma di San Pio X (clicca qui - Sacrosanctum Concilium, 112 e 117) e del servo di Dio, Pio XII, e in effetti, nella costituzione liturgica, la più citata è l'enciclica MEDIATOR DEI di Papa Pio XII.
Se si guarda senza idee preconcette e in maniera obbiettiva la pratica liturgica della stragrande maggioranza delle chiese in tutto il mondo cattolico nel quale è in uso la forma ordinaria del rito romano, nessuno può negare in tutta onestà che i sei principi liturgici menzionati dal Concilio Vaticano II sono rispettati poco o niente addirittura. Ci sono un certo numero di aspetti concreti nell'attuale pratica liturgica dominante, nel rito ordinario, che rappresentano una vera e propria rottura con una pratica religiosa costante da oltre un millennio. Si tratta dei cinque usi liturgici seguenti che si possono considerare come le cinque piaghe del corpo mistico liturgico di Cristo. Si tratta di piaghe, perché rappresentano una violenta rottura col passato, perché mettono apertamente meno l'accento sul carattere sacrificale che è quello centrale ed essenziale della messa, mettono avanti il banchetto; tutto ciò diminuisce i segni esteriori dell'adorazione divina, perché esse mettono meno in rilievo il carattere del mistero in ciò che ha di celeste ed eterno.
(Mons. Athanasius Schneider - 15.01. 2012)

4 commenti:

  1. Excelente escrito, Martina.

    Muy bueno para hacernos reflexionar.

    Un abrazo grande.

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    1. Amalia, credo sia importante che noi cattolici conosciamo la nostra fede e soprattutto amiamo il mistero della Santa Messa.
      Un abbraccio anche a te

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