La mia Terra di Mezzo

Tra un fonendo ed una tazza, scorre la mia Terra di Mezzo, il mio presente.....Le porte? Si possono aprire, spalancare sul mondo, ma si possono anche chiudere, per custodire preziosi silenzi e recondite preghiere....





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venerdì 27 novembre 2015

Parigi, Rue du Bac A.D. 1830

Oggi si ricorda il 185° anniversario delle apparizioni della Vergine Maria a  Caterina Labouré, all’epoca 24enne novizia della Compagnia delle Figlie della Carità, fondate da S. Vincenzo de Paoli e da S. Luisa de Marillac. Le apparizioni avvennero a Parigi,  al numero 140 di Rue du Bac, nella Cappella di quella che oggi è la Casa madre della Compagnia, nell’anno 1830, che in seguito gli storici definirono come quello dell’inizio della seconda rivoluzione francese.
                       
Le apparizioni
Le apparizioni avvennero da  luglio a dicembre e la giovane, che la Chiesa proclamerà Santa, si intrattenne per tre volte con la S. Vergine. Durante i mesi precedenti Caterina aveva visto per tre giorni consecutivi San  Vincenzo de Paoli che le mostrava il suo cuore, di tre colori diversi: dapprima le apparve bianco, colore della pace; poi rosso, colore del fuoco; infine nero, simbolo delle disgrazie che sarebbero cadute sulla Francia e su Parigi in particolare.
Poco tempo dopo, Caterina vide il Cristo presente nell’Eucaristia, al di là delle apparenze del pane.
«Ho visto Nostro Signore nel Santissimo Sacramento, durante tutto il tempo del mio Seminario, eccettuate le volte durante le quali dubitavo »
In seguito, il 6 Giugno 1830, festa della Santa Trinità, il Cristo le apparve come un Re crocifisso, spogliato di tutti i suoi ornamenti.
Il 18 luglio 1830, la vigilia della festa di San Vincenzo, che Caterina ama molto, la giovane novizia ricorre a colui di cui ha visto il cuore, traboccante d’amore, perché l’aiuti ad esaudire il suo grande desiderio di vedere la Santa Vergine. Alle 11,30 di notte, si sente chiamare per nome.
Un misterioso bambino è ai piedi del letto e la invita ad alzarsi «La Santa Vergine ti attende» le dice. Caterina si veste e segue il bambino che diffonde raggi di luce dappertutto dove passa.
Arrivati nella cappella, Caterina si ferma dalla parte della sedia del sacerdote, situata nel coro. Ode allora come il fruscio di una veste di seta. La sua piccola guida le dice: «Ecco la Santa Vergine». Caterina esita a credere. Ma il fanciullo ripete con una voce più forte: «Ecco la Santa Vergine».
Caterina corre ad inginocchiarsi presso la Madonna che è seduta sulla sedia (del sacerdote)- Allora, ho fatto un balzo per avvicinarmi a lei, e mi sono messa in ginocchio sui gradini dell’altare, con le mani appoggiate sulle ginocchia di Maria.
Il momento, che ho passato così, è stato il più dolce di tutta la mia vita. Mi sarebbe impossibile dire ciò che ho provato. La Santissima Vergine mi ha detto poi come avrei dovuto comportarmi con il mio confessore e molte altre cose -.
Caterina riceve l’annuncio di una missione e la richiesta di fondare una Confraternita di Figlie di Maria. Ciò sarà fatto dal Padre Aladel il 2 Febbraio 1840.
 
La Medaglia
Il 27 Novembre 1830 alle 17,30, durante la meditazione nella cappella, Caterina vede come due quadri viventi che passano in dissolvenza incrociata.
Nel primo, la Santa Vergine è in piedi su una semisfera (globo terrestre) e tiene tra le mani un piccolo globo dorato. I piedi di Maria schiacciano un serpente.
Nel secondo, dalle sue mani aperte escono raggi di uno splendore abbagliante. Nello stesso tempo Caterina ode una voce, che dice:
«Questi raggi sono il simbolo delle grazie che io riverso su coloro che me le domandano».
Poi un ovale si forma attorno all’apparizione e Caterina vede scriversi in un semicerchio questa invocazione, prima sconosciuta:
«O Maria concepita senza peccato pregate per noi che ricorriamo a Voi», scritta in lettere d’ oro.
Subito dopo la medaglia si gira e Caterina vede il rovescio: in alto una croce sormonta la M di Maria, in basso due cuori, l’uno incoronato di spine, l’altro trapassato da una spada. Caterina ode allora queste parole: «Fai coniare una medaglia, secondo questo modello. Coloro che la porteranno con fede riceveranno grandi grazie».
Nel mese di dicembre del 1830, durante la meditazione, Caterina sente di nuovo un fruscio, questa volta dietro l’altare. Lo stesso quadro della medaglia si presenta vicino al tabernacolo, ma un po’ più in dietro: «Questi raggi sono il simbolo delle grazie che la Santa Vergine ottiene per le persone che gliele chiedono… Non mi vedrai più».
E’ la fine delle apparizioni. Caterina riferisce al suo confessore, il Padre Aladel, circa le richieste della Madonna. Il Sacerdote reagisce negativamente, proibisce a Caterina di pensare a queste cose.
Il 30 Gennaio 1831, il noviziato termina e Caterina prende l’abito. Il giorno dopo, va all’ospizio di Enghien fondato dalla famiglia d’Orléans, che si trova al numero 12 di via de Picpus, a Reuilly, nella zona Est di Parigi, in un quartiere povero, dove lei servirà i poveri per ben 46 anni, in incognito.
 
Significati
Le parole e le immagini impresse sul diritto della medaglia esprimono un messaggio con tre aspetti intimamente legati.
«O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi».
 
La medaglia è
......miracolosa
Qualche mese dopo le apparizioni, Suor Caterina, inviata al ricovero di Enghein per curare gli anziani, si mette al lavoro. Ma una voce interiore insiste: si deve far coniare la medaglia. Caterina ne riparla al suo confessore, Padre Aladel.
Nel Febbraio 1832 scoppia a Parigi una terribile epidemia di colera, che provocherà più di 20.000 morti. In Giugno le Figlie della Carità cominciano a distribuire le prime 2.000 medaglie, fatte coniare da Padre Aladel.
Le guarigioni si moltiplicano, come le protezioni e le conversioni. Fu un avvenimento straordinario. Il popolo di Parigi chiamò la medaglia «miracolosa».
Nell’autunno 1834 c’erano già più di 500.000 medaglie. Nel 1835 nel mondo intero ce n’era già più di un milione. Nel 1839 la medaglia era diffusa in più di dieci milioni di esemplari. Alla morte di suor Caterina, nel 1876, si contava già più di un miliardo di medaglie!

......luminosa
L’identità di Maria ci è rivelata qui esplicitamente: la Vergine Maria è immacolata fin dal concepimento. Da questo privilegio, che le deriva dai meriti della Passione di suo Figlio Gesù Cristo, ne scaturisce tutta la sua potenza d’intercessione, che ella esercita per coloro che la pregano. Ed è per questo che la Vergine invita tutti gli uomini a ricorrere a Lei nelle difficoltà della vita.
L’ 8 dicembre 1854 Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione: Maria, per una grazia speciale, che Le è stata concessa prima della Redenzione, meritata da suo Figlio, è senza peccato fin dal suo concepimento.
Quattro anni più tardi, nel 1858, le apparizioni di Lourdes confermeranno a Bernadetta Soubirous il privilegio della Madre di Dio.
I suoi piedi sono posati sulla metà del globo e schiacciano la testa al serpente
La semisfera è il globo terrestre, il mondo. Il serpente simboleggia Satana e le forze del male.
La Vergine Maria stessa, è impegnata nella battaglia spirituale, nella lotta contro il male, di cui il nostro mondo è il campo di battaglia. Maria ci chiama ad entrare nella logica di Dio, che non è la logica di questo mondo. E’ questa la grazia autentica, quella della conversione, che il cristiano deve chiedere a Maria per trasmetterla al mondo.
Le sue mani sono aperte e le sue dita sono ornate di anelli ricoperti di pietre preziose, dalle quali escono raggi, che cadono sulla terra, allargandosi verso il basso.
Lo splendore di questi raggi, come la bellezza e la luce dell’apparizione, descritte da Caterina, richiamano, giustificano e nutrono la nostra fiducia nella fedeltà di Maria (gli anelli) nei confronti del suo Creatore e verso i suoi figli, nell’efficacia del suo intervento (i raggi di grazia, che cadono sulla terra) e nella vittoria finale (la luce), poiché lei stessa, prima discepola, è la primizia dei salvati.
......dolorosa
La medaglia porta sul suo rovescio una lettera e delle immagini, che ci introducono nel segreto di Maria.
La lettera «M» è sormontata da una croceLa «M» è l’iniziale di Maria, la croce è quella di Cristo.
I due segni intrecciati mostrano il rapporto indissolubile che lega Cristo alla sua santissima Madre. Maria è associata alla missione di Salvezza dell’umanità da parte del figlio suo Gesù e partecipa, attraverso la sua compassione all’atto stesso del sacrificio redentivo di Cristo.
In basso, due cuori, l’uno circondato da una corona di spine, l’altro trapassato da una spada: il cuore coronato di spine è il cuore di Gesù. Ricorda l’episodio crudele della Passione di Cristo, prima della morte, raccontata nei Vangeli. Il cuore simboleggia la sua Passione d’amore per gli uomini.
Il cuore trafitto da una spada è il cuore di Maria, sua Madre. Si riferisce alla profezia di Simeone, raccontata nei Vangeli, il giorno della presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme da Maria e Giuseppe. Simboleggia l’amore di Cristo, che è in Maria e richiama il suo amore per noi, per la nostra salvezza e l’accettazione del sacrificio del suo Figlio.
L’accostamento dei due Cuori esprime che la vita di Maria è vita d’intima unione con Gesù.
Attorno sono raffigurate dodici stelle.
Corrispondono ai dodici apostoli e rappresentano la Chiesa. Essere Chiesa, significa amare Cristo, partecipare alla sua passione, per la Salvezza del mondo. Ogni battezzato è invitato ad associarsi alla missione del Cristo, unendo il suo cuore ai Cuori di Gesù e di Maria.
La medaglia è un richiamo alla coscienze di ciascuno, perché scelga, come Cristo e Maria, la via dell’amore, fino al dono totale di sé.
 
Caterina Labouré morì in pace il 31 dicembre 1876: «Parto per il cielo....vado a vedere Nostro Signore, sua Madre e san Vincenzo».
Nel 1933, in occasione della sua beatificazione, si aprì il loculo nella cappella di Reuilly. Il corpo di Caterina fu ritrovato intatto e trasferito nella cappella della rue du Bac; qui venne installato sotto l’altare della Vergine.
 

giovedì 26 novembre 2015

Wanted

NON DATE LA SANTA COMUNIONE A QUEST'UOMO!
 
L’agenzia spagnola  InfoCatólica ha diffuso la foto di Abel Azcona(un sedicente artista, originario di Pamplona che si definisce un artista «multidisciplinare», specializzato nella cosiddetta «arte d’azione»), affinché tutti, sacerdoti e fedeli laici, «memorizzino il suo volto», e, nel caso «cercasse nuovamente di comunicarsi, per fare in realtà incetta di Ostie consacrate», possano immediatamente assumere i provvedimenti del caso. Che ha fatto di tanto grave Abel Azcona? Lo dice il comunicato stesso: ha fatto incetta di ostie consacrate! Come? si è preso la briga di recarsi in diverse chiese di Pamplona e Madrid durante la S. Messa e, fingendo di comunicarsi, trafugava l’Ostia consacrata. Questo per ben 242 volte! Poi ha usato le particole consacrate per comporre con esse, dopo averle gettate a terra, la parola «pedofilia».
A peggiorar le cose, una mostra dal titolo Desenterrados , allestita proprio in questi giorni da Azcona a Pamplona. Dove ha esposto anche l’opera blasfema in questione. Una persona, che ha preferito restare anonima, ha provveduto a togliere dall'esposizione le Ostie consacrate e le ha trasferite in una parrocchia, per porre fine al sacrilegio.
In questo sito Info Catolica la notizia della Santa Messa in riparazione e su questo sito, creato in seguito ai fatti, Respeto por Navarra, si legge una bella ed accorata difesa di Gesù Cristo, della sua Chiesa ed il desiderio dei cristiani di testimoniare in libertà e rispetto la propria fede.

mercoledì 25 novembre 2015

Il Concilio Vaticano II e la lunga giornata di buio


«Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta, invece, una giornata di nuvole, di tempesta, di buio». Così si espresse Papa Paolo VI dopo aver constatato, con seria preoccupazione, i venti innovatori che agitavano la Santa Chiesa, mentre si mutavano la liturgia, la pastorale, la teologia. 
Venti che dopo 50 anni ancora soffiano gelidi e rigidi sull'intera Cristianità, che portano ancora più buio, più sconforto, più scompiglio e confusione insieme ad altrettanta euforia modernista, alle prese con l'arrogante pretesa di cambiare la Chiesa stessa e di continuare a mutare la pastorale, la teologia, la liturgia in senso sempre più orizzontale, e sempre meno verticale, per una sacrilega idea di 'adattare' Dio al mondo e di andare 'incontro' alla modernità.   
 
Don Divo Barsotti, considerato l’ultimo mistico del Novecento, nel 1967 scrisse: «Sento un senso di rivolta che mi agita e mi solleva fin dal profondo contro la facile ubriacatura dei teologi acclamanti al Concilio. Si trasferisce all’avvenimento la propria vittoria personale, una orgogliosa soddisfazione che non ha nulla di evangelico.
Tutto il cristiano deve compiere in ‘trepidazione e timore’; al contrario qui il trionfalismo che si accusava come stile della curia diviene l’unico carattere di ogni celebrazione, di ogni interpretazione dell’avvenimento.
Del resto io sono perplesso nei riguardi del Concilio, la pletora dei documenti, la loro lunghezza, spesso il loro linguaggio, mi fanno paura.
Sono documenti che rendono testimonianza di una sicurezza tutta umana più che di una fermezza semplice di fede.
 
Ma soprattutto mi indigna il comportamento dei teologi.
Crederò a questi teologi quando li vedrò veramente bruciati, consumati dallo zelo per la salvezza del mondo....
Tutto il resto è retorica....
Solo i santi salvano la Chiesa.
E i santi dove sono?
Nessuno sembra crederci più». 
 
Il 22 gennaio 1968 scrisse ancora: «Mi sento polemico, duro e intollerante. Certi adattamenti non li capisco, certi rinnovamenti mi sembra siano solo tradimenti.
 
Non riesco a capire chi sia Dio per tanti teologi, per tanti scrittori, per tanti preti e religiosi. Non riesco a credere che quello che fanno, che quello che dicono, che quello che scrivono, derivi davvero da una fede vissuta, da una vita religiosa profonda, dalla preghiera. Come potrei accettare il loro discorso?»
 
 

martedì 24 novembre 2015

Giubileo, appello a papa Francesco

In data 19 novembre è apparso un articolo su La Nuova Bussola Quotidiana in cui don Nicola Bux si rivolge a Papa Francesco per chiedere chiarezza per quanto riguarda il giubileo di prossima indizione.
Il titolo è estremamente illuminante su quelle che sono invece le ombre che il Santo Padre ha gettato sul significato di questo 'strano' giubileo:
Giubileo, appello a papa Francesco: «Deve essere un chiaro invito alla conversione».
 
Mentre i politici occidentali parlano di strategia di lungo periodo per fronteggiare il terrorismo islamista, e ricorrono all'armamentario dei valori della convivenza, della solidarietà, della tolleranza, del dialogo, ormai mummificati, i giovani europei muoiono nel corpo e nell'anima; anche tra i cattolici non si vuol risalire alle cause che inducono tanti ragazzi, in cerca di idee forti, ad arruolarsi nelle file dei musulmani, ed altri, succubi del pensiero debole, a inseguire i miti progressisti, al punto che, quando uno di loro muore, non si sa dire altro che 'era solare' – che significa? -, spegnendo l'interrogativo sulle condizioni dell'anima al momento della morte.

La Chiesa cattolica, “vessillo issato tra le nazioni e strumento di salvezza per tutti i popoli” a cosa è chiamata? Seguendo l'Omelia di un autore del II secolo, riprendo questo appello: "Fratelli, prendiamo questa bella occasione per far penitenza, e mentre ne abbiamo tempo, convertiamoci a Dio che ci ha chiamati e che è pronto ad accoglierci. Se lasceremo tutte le voluttà e non permetteremo che la nostra anima rimanga preda dei cattivi desideri, saremo partecipi della misericordia di Gesù".
 
Giovanni Paolo II richiamava le visioni di santa Faustina, che dinanzi al  purgatorio, esclama: "una prigione di dolore", della quale il Signore le fece intendere: " La mia misericordia non vuole questo, ma lo esige la giustizia".
 
Sembra, quindi, che non si possa ottenere misericordia senza conversione, altrimenti Dio non sarebbe giusto, né in questo mondo né, soprattutto, nell'altro: "La Misericordia esige, prima di inondarci della sua benevolenza, la verità, la giustizia e il pentimento. In Dio la misericordia si fa perdono" (R.Sarah, Dio o niente, Siena 2015,p. 266). È il Vangelo di Gesù Cristo!
 
Gli avvenimenti tragici di Parigi, con le minacce a Roma, portano a rivolgere l'appello al suo Vescovo, il Papa, che il Giubileo dichiari meglio l'intento per il quale fu istituito: l'invito alla conversione di tutti gli uomini per ottenere indulgenza, ossia misericordia dal Signore; un invito supplice, innanzitutto ai cristiani, affinché rinnovino la rinuncia battesimale ad ogni connivenza col mondo e guardino a Gesù Cristo, l'unica "porta santa" attraverso cui entrare nella vita eterna, come egli stesso ha detto.
 
Bisogna che tale annuncio evangelico non escluda alcun uomo, perché è l'unico 'dialogo' che il Signore vuole - lo attestano i vangeli - e che Egli stesso ha intessuto con uomini e donne di ogni tipo: giusti e peccatori, ebrei e samaritani,romani e greci.
È il dialogo che dichiara la necessità della conversione di tutto il mondo al Signore Gesù, per la salvezza dell'anima in terra e soprattutto in Cielo. 
 
Che Gesù Cristo sia il principio e il fine del rapporto col mondo, lo dichiarò Giovanni XXIII nel discorso di apertura del Concilio Vaticano II: «Il grande problema posto davanti al mondo, dopo quasi due millenni, resta immutato. Il Cristo, sempre splendente al centro della storia e della vita; gli uomini o sono con Lui e con la Chiesa sua e allora godono della luce, della bontà, dell'ordine e della pace; oppure sono senza di Lui, o contro di Lui, e deliberatamente contro la sua Chiesa: divengono motivo di confusione, causando asprezza di umani rapporti e persistenti pericoli di guerre fratricide».

La Chiesa di Gesù Cristo, che sussiste nella Chiesa cattolica, è stata costituita e inviata ad attuare questo dialogo che consiste nel proclamare che l'uomo si salva solo se crede nel Signore Gesù: ebrei e pagani, musulmani e buddisti, atei e agnostici: nessuno può essere esentato dalla conversione. È l'invito che scaturisce dal Cuore di Cristo, affinché tutti si salvino e giungano alla conoscenza della verità. Se il parlare della misericordia - che è un aspetto della carità – non fosse finalizzato alla conversione, non servirebbe a nulla, come ha ricordato san Paolo nel celebre "inno alla carità".
Se la Chiesa non fa questo annuncio, tradisce il mandato del suo Fondatore.
 
Non serve discettare se vi siano musulmani moderati o fondamentalisti o fanatici,e sociologismi simili: chi conosce il Corano e gli hadit di Muhammad sa bene cos'è l'islam; né serve ricorrere alla teoria rahneriana dei cristiani anonimi, stigmatizzata da Hans Urs von Balthasar, per sostenere la necessità del dialogo senza alcun intento di conversione: sarebbe alimentare l'insipienza di tanta parte della cristianità, come amava dire il cardinal Giacomo Biffi.
 
Decenni di dialogo da parte cattolica, sostituendo la missione di annunciare Gesù Cristo, non evita la persecuzione, perché questo è lo statuto ordinario dei cristiani: «Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi»; senza dimenticare che la persecuzione è una beatitudine proclamata da Cristo. Invece, sta accadendo ciò che descrive il cardinal Sarah: «Mentre i cristiani muoiono per la fede e la loro fedeltà a Gesù, in Occidente, degli uomini di Chiesa cercano di ridurre al minimo le esigenze del Vangelo" (Ibidem,p. 369). 
Il Giubileo veda i vescovi e i sacerdoti spiegare che la misericordia del Signore e il Suo perdono, si può sperare di ottenerli solo osservando i Comandamenti, abbandonando ogni condotta malvagia, scisma ed eresia.
 
Dio si è fatto vicino,abita in mezzo a noi, non è un Essere lontano e impersonale; il cattolico non professa un vago deismo: dopo l'Incarnazione, sarebbe imperdonabile. Non si può mescolare al giusto culto da dare a Dio -  è anche il primo comandamento della carità, insegnato da Gesù -, forme che imitino gli spettacoli mondani.
Si deve difendere la famiglia da contraffazioni di cui ci si deve solo vergognare. Non si deve uccidere il prossimo per poter possedere; profittare dei poveri - che saranno sempre con noi - per risuscitare il pauperismo; mistificare con la menzogna la verità, il male col bene; spadroneggiare su persone e cose altrui.
 
Senza la conversione, la misericordia non fa scomparire vizi e peccati, specie quelli capitali, nei quali molti stabilmente vivono. 
 
Bisogna che il Giubileo rilanci l'esercizio delle virtù teologali e cardinali fino al grado eroico, cioè esorti alla santità, e per questo inviti a ritornare ai Sacramenti che sono lo strumento ordinario della Grazia divina.
 
Bisogna praticare le opere di misericordia corporale senza omettere - anzi, di questi tempi, anteponendole -, quelle spirituali a cominciare dalle prime tre: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori.
 
Nel giorno del Giudizio, da quello particolare dopo la morte a quello universale, ci sarà chiesto se avremo osservato tutti i Comandamenti e i precetti della Chiesa, in primis se saremo andati a Messa, fons et culmen del giusto culto a Dio, che è appunto l'Eucaristia, il vero atto di carità verso Colui che si è fatto povero per renderci ricchi. Memori di Colui che ha detto: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna, ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno”(Gv 6,54).
 
Dunque: "Non anteponiamo assolutamente nulla a Cristo, che ci conduca tutti insieme alla vita eterna (San Benedetto, Reg. no. 72)



lunedì 23 novembre 2015

Gesù Cristo, Signore del cosmo e della storia

Cari fratelli e sorelle!
In quest’ultima domenica dell’Anno liturgico celebriamo la solennità di Gesù Cristo Re dell’universo, una festa di istituzione relativamente recente, che però ha profonde radici bibliche e teologiche.
Il titolo di “re”, riferito a Gesù, è molto importante nei Vangeli e permette di dare una lettura completa della sua figura e della sua missione di salvezza.
Si può notare a questo proposito una progressione: si parte dall’espressione “re dei Giudei” e si giunge a quella di re universale, Signore del cosmo e della storia, dunque molto al di là delle attese dello stesso popolo ebraico. Al centro di questo percorso di rivelazione della regalità di Gesù Cristo sta ancora una volta il mistero della sua morte e risurrezione. Quando Gesù viene messo in croce, i capi dei Giudei lo deridono dicendo: “E’ il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui” (Mt 27,42). In realtà, proprio in quanto è il Figlio di Dio Gesù si è consegnato liberamente alla sua passione, e la croce è il segno paradossale della sua regalità, che consiste nella vittoria della volontà d’amore di Dio Padre sulla disobbedienza del peccato.
E’ proprio offrendo se stesso nel sacrificio di espiazione che Gesù diventa il Re universale, come dichiarerà Egli stesso apparendo agli Apostoli dopo la risurrezione: “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra” (Mt 28,18).
Ma in che cosa consiste il “potere” regale di Gesù? Non è quello dei re e dei grandi di questo mondo; è il potere divino di dare la vita eterna, di liberare dal male, di sconfiggere il dominio della morte. È il potere dell’Amore, che sa ricavare il bene dal male, intenerire un cuore indurito, portare pace nel conflitto più aspro, accendere la speranza nel buio più fitto. Questo Regno della Grazia non si impone mai, e rispetta sempre la nostra libertà. Cristo è venuto a “rendere testimonianza alla verità” (Gv 18,37) – come dichiarò di fronte a Pilato –: chi accoglie la sua testimonianza, si pone sotto la sua “bandiera”, secondo l’immagine cara a sant’Ignazio di Loyola. Ad ogni coscienza, dunque, si rende necessaria – questo sì – una scelta: chi voglio seguire? Dio o il maligno? La verità o la menzogna? Scegliere per Cristo non garantisce il successo secondo i criteri del mondo, ma assicura quella pace e quella gioia che solo Lui può dare. Lo dimostra, in ogni epoca, l’esperienza di tanti uomini e donne che, in nome di Cristo, in nome della verità e della giustizia, hanno saputo opporsi alle lusinghe dei poteri terreni con le loro diverse maschere, sino a sigillare con il martirio questa loro fedeltà.
Cari fratelli e sorelle, quando l’Angelo Gabriele portò l’annuncio a Maria, Le preannunciò che il suo Figlio avrebbe ereditato il trono di Davide e regnato per sempre (cfr Lc 1,32-33). E la Vergine Santa credette ancor prima di donarLo al mondo. Dovette, poi, senz’altro domandarsi quale nuovo genere di regalità fosse quella di Gesù, e lo comprese ascoltando le sue parole e soprattutto partecipando intimamente al mistero della sua morte di croce e della sua risurrezione. Chiediamo a Maria di aiutare anche noi a seguire Gesù, nostro Re, come ha fatto Lei, e a renderGli testimonianza con tutta la nostra esistenza.
 
SOLENNITÀ DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO
RE DELL'UNIVERSO -
BENEDETTO XVI - ANGELUS
Piazza San Pietro
Domenica, 22 novembre 2009
 

giovedì 19 novembre 2015

Per rianimare la nostra speranza



Continuate a guardare e lasciatevi stupire, meravigliare.......


 
 
In questo video l'unica nota stonata è P. Odifreddi, ma il suo intervento dura poco!
 

 
Dio esiste ed ha creato l'intero universo. Non lasciamoci sconfiggere dalla paura, né dalla tentazione di credere che Egli non esista e che l'intera vita sia frutto del caso. Lasciamo invece che l'emozione ci prenda il cuore, ci faccia piangere lacrime di gioia e di gratitudine e pieghiamo le nostre ginocchia in adorazione e ringraziamento:
 

Salmo 8

O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.

Con la bocca dei bimbi e dei lattanti
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.

Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l'uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell'uomo perché te ne curi?

Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato:
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi;
tutti i greggi e gli armenti,
tutte le bestie della campagna;
Gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
che percorrono le vie del mare.

O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.

 

mercoledì 18 novembre 2015

Come roccia......Inno alla Chiesa


"Porto nel mio grembo i misteri del deserto

e sulla mia testa il tessuto di canuti pensatori.

In me s'inginocchiano popoli che son da tempo scomparsi

e dalla mia anima splendono molti pagani.


Ero anelito, la luce, il compimento di tutti i tempi.

Sono la loro grande conclusione, la loro eterna unità.


Sono la via in cui sfociano tutte le loro vie:

e i secoli mi percorrono per andare a Dio " (...)


"Sei come roccia che affonda nell'Eternità.

Non ti pieghi al giogo degli uomini

e non presti la tua voce alla loro caducità.

La tua ora non scocca mai e i tuoi limiti son senza limiti,

perché in te porti la misericordia del Signore! " (...)



"La tua pace riposa sempre sulle spine

perché ami tutti coloro che ti avversano...

Hai mille ferite da cui scorre la tua misericordia...

Ogni diritto umano deriva da te.

Ogni sapienza umana ha imparato da te.

Sei la scrittura nascosta sotto tutti i segni,

la vena invisibile nel profondo d'ogni acqua ".

Gertrud von Le Fort

tratto da "Inni alla Chiesa”


 

martedì 17 novembre 2015

La cultura del niente

La terribile strage compiuta a Parigi lo scorso venerdì 13 novembre è l'inizio della guerra di distruzione che l'islam ha continuamente minacciato nei confronti dell'Occidente. Non ho avuto voglia di scrivere la cronaca di una strage annunciata, perché di strage annunciata si è trattata! Purtroppo a livello politico si è sempre preferito non considerare come tali tutte le minacce arrivate, da qualche anno a questa parte, al nostro indirizzo, facilitando così, di fatto, il compito ai terroristi islamici e certamente anche l'accoglienza di migliaia di persone che si sono riversate sui nostri confini ha reso più fattibile la messa in opera di tali obiettivo (uno dei terroristi della strage di Parigi aveva passaporto siriano ed era considerato un profugo!).  I vari governi europei, malati di buonismo, non sono stati capaci di prevenire quest'ondata di odio e di distruzione e non saranno capaci, in un futuro prossimo, di proteggere tutti i cittadini. Le avventate politiche di accoglienza e di integrazione porteranno l'Europa ad una situazione tanto pericolosa quanto destabilizzante che solo una politica intelligente, conservativa e di recupero della propria identità potrà far rientrare. Ma l'Europa ne sarà capace? In tanti anni di governi e politiche anti-cristiani in Europa si è creato un terribile vuoto, ed il vuoto, come si sa, viene inevitabilmente riempito da qualcosa.
 
La strage mi ha scossa profondamente.
Non c'è stato mezzo di comunicazione che non se ne sia interessato con notizie di ogni genere, sulla conta dei morti e dei feriti, sugli scampati, sugli italiani, sui terroristi ed i loro familiari, commenti, teorie, interviste agli esperti di turno, analisi, proclami politici, chiacchere da salotto......
 
E poi ci sono quelle immagini: tantissime persone in 'pellegrinaggio' verso  i luoghi degli attentati e verso Place de la République, dove ai piedi della statua della Marianna, simbolo della Francia, hanno deposto fiori, bigliettini, lumini.
E poi il canto della Marsigliese, l'inno nazionale francese.
 
Ebbene tutto questo mi ha turbata alla stregua degli attentati.
Mi sono chiesta se anche tutte le chiese di Parigi saranno così, piene di candele accese, di fiori, stracolme di persone che addolorate ed affrante chiederanno aiuto e protezione al Signore.
 
Nessuno ne ha trasmesso notizia; sarà perché le chiese sono rimaste effettivamente vuote o perché fa più audience ed è più chic riprendere le persone che chiedono aiuto e protezione ad una statua immobile e muta, simbolo di quel laicismo che ormai sta finendo di strangolare anche se stesso?
Se le chiese sono realmente rimaste vuote, allora il turbamento e lo sgomento sono ancora più grandi. Nessuno più sente il bisogno di chiedere aiuto al Signore? Nessuno crede più alla potenza della preghiera e nella salvezza del Signore?   
Ho letto che la Messa di domenica, per le vittime degli attentati, a Notre Dame era piena di fedeli che affollavano anche il sagrato (leggi qui), ma non è un po' pochino?
 
Leggo da un'altra parte che gli spettatori del Teatro Le Bataclan, uno dei luoghi delle stragi, sono stati giustiziati mentre il gruppo Rock Eagles of Death Metal, cantava un brano a Satana dal titolo Kiss the Devil (bacia il diavolo). Non è inquietante?
 
Il cardinale Giacomo Biffi, di felice memoria, ebbe a dire:
Io penso che l’Europa o ridiventerà cristiana o diventerà mussulmana. Ciò che mi pare senza avvenire è la “cultura del niente”, della libertà senza limiti e senza contenuti, dello scetticismo vantato come conquista intellettuale, che sembra essere l’atteggiamento dominante nei popoli europei, più o meno tutti ricchi di mezzi e poveri di verità. Questa “cultura del niente” (sorretta dall’edonismo e dalla insaziabilità libertaria) non sarà in grado di reggere all’assalto ideologico dell’Islam che non mancherà: solo la riscoperta dell'avvenimento cristiano come unica salvezza per l’uomo ­e quindi solo una decisa risurrezione dell’antica anima dell’Europa – potrà offrire un esito diverso a questo inevitabile confronto.
 

martedì 10 novembre 2015

L'autunno di Leonid Afremov

Leonid Afremov è un artista contemporaneo bielorusso. Un impressionista di grande talento e dallo stile inconfondibile, che sa dare alla tela la vivacità della natura e della vita, attraverso i colori caldi ed accesi che sanno catturare immediatamente, alla stregua di un libro appassionante, lo sguardo e l'animo dello spettatore. Sotto il pennello coloratissimo di Leonid Afremov anche una piovosa giornata autunnale splenderà di luci e di colori e riscalderà il cuore. L'artista nasce il 12 luglio 1955 a Vitebsk (il Paese natale di un altro pittore, Marc Chagall) dove studierà ed inizierà la sua carriera. Nel 1990 però, anche a causa dell'antisemitismo, lascia la Bielorussia per andare a vivere in Israele (è ebreo di famiglia), ma dopo anni di difficoltà soprattutto economiche, nel 2002 decide di trasferirsi negli Stati Uniti, dove finalmente vedrà la piena e completa realizzazione della sua vita di artista. Vivrà in Florida fino al 2010, anno in cui deciderà di trasferirsi in Messico, dove vive tutt'ora.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

giovedì 5 novembre 2015

Il Santo Abito

 
Più volte negli incontri con i sacerdoti ho espresso il mio pensiero al riguardo, rilevando il valore ed il significato di tale segno distintivo, non solo perché esso contribuisce al decoro del sacerdote nel suo comportamento esterno o nell'esercizio del suo ministero, ma soprattutto perché evidenzia in seno alla Comunità ecclesiastica la pubblica testimonianza che ogni sacerdote è tenuto a dare della propria identità e speciale appartenenza a Dio. E poiché questo segno esprime concretamente il nostro "non essere del mondo" (cf. Gv 17,14), nella preghiera composta per il Giovedì Santo di quest'anno, alludendo all'abito ecclesiastico, mi rivolgevo al Signore con questa invocazione: "Fa'che non rattristiamo il tuo Spirito... con ciò che si manifesta come una volontà di nascondere il proprio sacerdozio davanti agli uomini e di evitarne ogni segno esterno".
 
L'abito ecclesiastico, come quello religioso, ha un particolare significato: per il sacerdote diocesano esso ha principalmente il carattere di segno, che lo distingue dall'ambiente secolare nel quale vive; per il religioso e per la religiosa esso esprime anche il carattere di consacrazione e mette in evidenza il fine escatologico della vita religiosa.
 
L'abito, pertanto, giova ai fini dell'evangelizzazione ed induce a riflettere sulle realtà che noi rappresentiamo nel mondo e sul primato dei valori spirituali che noi affermiamo nell'esistenza dell'uomo. Per mezzo di tale segno, è reso agli altri più facile arrivare al Mistero, di cui siamo portatori, a Colui al quale apparteniamo e che con tutto il nostro essere vogliamo annunciare.

Nella moderna città secolare dove si è così paurosamente affievolito il senso del sacro, la gente ha bisogno anche di questi richiami a Dio, che non possono essere trascurati senza un certo impoverimento del nostro servizio sacerdotale.

In forza di queste considerazioni, sento il dovere, come Vescovo di Roma, di rivolgermi a lei, signor Cardinale, che più da vicino condivide le mie cure e sollecitudini nel governo della mia diocesi, perché, d'intesa con le Sacre Congregazioni per il Clero, per i Religiosi e gli Istituti Secolari e per l'Educazione Cattolica, voglia studiare opportune iniziative destinate a favorire l'uso dell'abito ecclesiastico e religioso, emanando a tale riguardo le necessarie disposizioni e curandone l'applicazione.
 
LETTERA DI Papa GIOVANNI PAOLO II
AL Cardinale VICARIO UGO POLETTI

8 settembre 1982

lunedì 2 novembre 2015

L' inizio dell' eternità


O Signore nostro Dio,
Benedici lo scorrere del tempo, poiché ogni ora che passa, ogni momento che passa ci avvicina alla nostra eternità. Ogni nuova frase, ogni capello bianco è un messaggio del mondo per noi è ribadire che tutta la vita sulla terra è corruttibile ed effimera.
Questi messaggi ci confermano che tutto quello che viviamo sulla terra scomparirà e tuttavia ci avvicina al Regno dei Cieli.
Questo ci avvicina al Regno dei Cieli: luogo ove non ci sono tristezza o dolori, ma dove sempre risuona la canzone di gioia: Alleluia!
 
Come gli alberi perdono le  foglie, quando la stagione finisce, così i giorni della nostra vita stanno scemando con il tempo fugace.
L'usura ci raggiunge, giorno dopo giorno, la fiaccola della gioia in noi si consuma. I nostri amici e parenti stanno raggiungendo la terra. Dove sono tutti coloro che, nella gioia, vivono la loro bella gioventù? I loro resti mortali sono silenziosi, ma la loro anima è nelle tue mani, o Signore. E immaginiamo che essi vedono occhi, quelli che già sono nel mondo immateriale della divina gloria. Signore, Tu sei il Sole il cui splendore inimmaginabile illumina e riscalda il luogo in cui si trovano coloro che sono morti. O Dio, che dopo un tempo breve di amara separazione, dacci, o Signore, la gioia di vederli un giorno nel tuo Regno.
Concedi, Signore, che possiamo essere uno in Te. Fai, o Signore, che coloro che sono entrati nell’eternità, abbiano la purezza dell'infanzia e la bellezza dei giovani; fa’ che la loro vita nell'Aldilà sia per loro  una eterna Pasqua.Signore Dio d'amore indicibile, abbi pietà dei tuoi servi che sono dipartiti.
 
Mentre silenziosamente piangiamo sulla tomba dei nostri cari, preghiamo pieni di speranza il Signore Dio nostro che mandi una rivelazione soprannaturale che ci rassicuri sul loro Destino. Dicci che hai perdonato i loro peccati per noi cosicché, gioiosi, cantiamo a Te: Alleluia!
 
O Signore, nostro Dio, Padre Eterno,  infinitamente misericordioso, Tu che per la Salvezza del mondo, inviasti il tuo Unico Figlio alle anime in difficoltà hai diffuso su di loro il tuo Spirito Vivifico, abbi misericordia e concedere la Redenzione ai nostri genitori, ai nostri parenti, a tutti coloro che si sono addormentati in Te, a partire dall'inizio del Tempo. Attraverso la loro intercessione, abbi pietà di noi, e uniscici a coloro che in vita ci hai fatto incontrare così che in una gioia pura cantiamo Te, Dio Salvatore, questa canzone di gloria trionfante: Alleluia!
 
(Inno Acatisto per i defunti)