Abito la Terra di Mezzo, in servizio permanente effettivo, tra un fonendo ed una tazza, di ricetta in ricetta
mercoledì 28 ottobre 2020
Per tutti i fratelli nella fede perseguitati
venerdì 23 ottobre 2020
Di scismi ed eresie papali
mercoledì 21 ottobre 2020
Un giudizio di padre Pio
Lutero, Calvino e compagnia bella, [furono] pieni di superbia, zeppi di vizi fino agli occhi, i quali si divisero dalla Chiesa per assecondare le loro malvagie passioni dalle quali erano dominati.
Secondariamente mancano della santità di dottrina. La dottrina che queste sette insegnano è empia e immorale. Ecco ciò che essi insegnano circa la fede e la morale: Dio è l’autore del peccato, e vi spinge l’uomo per quindi condannarlo. Che Iddio comanda agli uomini delle cose impossibili, e che poi neghi loro la grazia per adempierle. Che è tempo perduto, anzi è cosa sacrilega il ricorrere all’intercessione dei santi, e specialmente di Maria santissima, e che le loro immagini si debbano calpestare e gettare nel fuoco; e che la sola fede basta per salvarsi, quindi la bestemmia, l’impudicizia, il sacrilegio non impediscono all’uomo di potersi salvare, purché creda.
Lo ha scritto san Padre Pio da Pietrelcina
martedì 20 ottobre 2020
Via turpitudinis
giovedì 15 ottobre 2020
Cattolici e massoni: è possibile?
mercoledì 14 ottobre 2020
Cosa sapeva padre Malachi Martin?
Solo pochissimi anni fa sarebbe stato non solo poco probabile, ma pure poco possibile pensare alla rinuncia di un Papa al munus petrino; nonché alla conseguente elezione di un successore – preparata da anni[1] – che avrebbe lentamente, ma inesorabilmente, aperto processi il cui fine è cambiare la Chiesa cattolica dall’interno, omologandola alle comunità protestanti[2] e scendendo a patti e a compromessi con le lobby massoniche del Nuovo Ordine Mondiale[3].
Fu uno dei pochi uomini al mondo che ebbe il privilegio di leggere – interamente – la terza parte del segreto di Fatima. Vincolato al giuramento di mantenere il segreto, non lo rivelò mai, ma qualcosa lasciò intendere nei suoi libri riguardanti la crisi nella Chiesa cattolica. Ebbene, c’è stato invece qualcuno che già dagli inizi degli anni ’90 aveva previsto tutto questo. Stiamo parlando di padre Malachi Brendan Martin (1921-1999)[4], sacerdote ed esorcista irlandese appartenente alla Compagna di Gesù (dalla quale uscì nel 1965)[5], che prestò servizio in Vaticano dal 1958 al 1964 come segretario del cardinale progressista ed ecumenista Agostino Bea.
Padre Martin, inoltre, fu il primo – proprio lui, ex gesuita ma sempre fedele a Sant’Ignazio di Loyola – a descrivere la deriva e il tradimento della Compagnia di Gesù in un libro ben documentato intitolato I Gesuiti. Il potere e la segreta missione della Compagnia di Gesù nel mondo in cui fede e politica si scontrano (Sugarco, 1987).
Stavolta però vogliamo parlarvi di due opere di padre Malachi, mai tradotte in italiano, in cui viene drammaticamente narrato ciò che sta avvenendo nella – e alla – Chiesa anche in questi giorni.
Cominciamo con The Keys of This Blood (Le Chiavi di questo Sangue, Simon & Schuster, 1990), un’analisi geopolitica riguardo ciò che accadrà intorno all’anno 2000 o poco dopo, ovvero l’istituzione di un governo mondiale che poterà a termine il progetto del Nuovo Ordine Mondiale. Padre Martin fa un resoconto di ciò che papa Giovanni Paolo II stava facendo per contrastare il mondialismo, opponendosi al materialismo liberale dell’Ovest e a quello comunista dell’Est. Ma la battaglia dell’allora Romano Pontefice era su due fronti. L’ex padre gesuita infatti spiega che vi era – e vi è ancora – una “super force” progressista nella Gerarchia cattolica fedele non a Cristo, ma al Nuovo Ordine Mondiale, il cui scopo è quello di cambiare il magistero della Chiesa dall’interno con il pretesto delle “riforme” e del dialogo con i “lontani”. Questa “super force” stava lavorando, secondo padre Malachi, per mettere sul Trono di Pietro un cardinale progressista, pur non facendo parte del loro gruppo.
Vi riportiamo alcuni estratti (il grassetto è nostro) tradotti dal giornalista e scrittore Francesco Colafemmina[6].
«[…] Alcuni vescovi e prelati assieme ai loro assistenti hanno elevato se stessi ad anti-Chiesa all’interno della Chiesa. Essi non vogliono abbandonare la Chiesa. Non intendono separarsi. Non intendono scuotere l’unità della Chiesa. Non intendono obliterare la Chiesa, ma cambiarla in base ai loro piani; ed è ad oggi banale nelle loro teste che i loro piani siano inconciliabili con il piano di Dio rivelato fino ai giorni nostri dal successore di Pietro [Giovanni Paolo II, ndt] e dalla sua autorità magisteriale. […] Essi sono convinti di poter riconciliare questa Chiesa e i suoi nemici attraverso un “decente compromesso”, di essere i soli a capire cosa sta accadendo, e di essere i soli a poter assicurare il successo della Chiesa di Cristo compattandola con quella dei leaders mondiali. Ma nella loro devota creazione dell’anti-Chiesa dentro la Chiesa – a partire dal Vaticano fino al livello della vita parrocchiale – hanno alfine minato l’unità della Chiesa […]» (pag. 662).
E, purtroppo, i “decenti compromessi” con il mondo, il cui principe è il diavolo (cfr. Gv 12, 31; 14, 30), sono le conseguenze dei peccati contro lo Spirito Santo[7]. Infatti, la “super force” lavora affinché «le precedenti regole di comportamento morale della Chiesa Cattolica Romana riguardo i principi collegati alla vita – concepimento, matrimonio, morte e sessualità – devono essere portati in un fraterno allineamento con le prospettive, i desideri e le pratiche del mondo intero. Altrimenti come potrebbero i membri di questa Chiesa proclamare di essersi aperti ai loro fratelli e sorelle?» (p. 681).
Padre Martin raccontò che la “super force” progressista[8] era già all’opera per trovare il giusto successore di Giovanni Paolo II. «Tutto sarà messo in atto nel prossimo Conclave da una struttura ecclesiale nella quale hanno lavorato per almeno 25 anni e non hanno fatto nulla per piegare, combattere o solo correggere le aberrazioni dello “spirito del Vaticano II”, ma lo hanno fomentato passivamente (non facendo nulla) o attivamente (perché sposavano lo stesso “spirito del Vaticano II”). Questi cardinali verranno da diocesi nelle quali la vasta maggioranza dei vescovi non conoscerà e non vorrà conoscere nulla di ciò che non gli sembrerà coerente con lo “spirito del Vaticano II”. Le parrocchie e le diocesi dietro di loro saranno già completamente lievitate nello stesso “spirito”. […]» (p.683).
Che succederà con l’elezione del candidato della “super force”? «I cattolici vedranno allora lo spettacolo di un Papa validamente eletto che separerà l’intero corpo della Chiesa, sciolto dalla sua unità tradizionale e la struttura apostolica orientata al papato che la Chiesa aveva finora creduto di istituzione divina. Il brivido che scuoterà il corpo della Chiesa Cattolica in quei giorni sarà il brivido della sua agonia. Perché le sue pene verranno dal suo interno, orchestrate dai suoi leaders e dai suoi membri. Nessun nemico esterno avrà portato a questa situazione. Molti accetteranno il nuovo regime. Molti resisteranno. Tutti saranno frammentati. […]» (p.684).
Ciò che padre Malachi Martin non ha potuto scrivere in The Keys of This Blood, lo ha però fatto nel libro di cui stiamo per parlarvi, intitolato Windswept House (La Casa spazzata dal Vento; Main Street Books, 1996). Si tratta di un romanzo, ma il nostro autore ha affermato che il 95% degli eventi nel libro è reale e l’85% dei personaggi sono persone vere[9].
Tutto avviene nei giorni nostri, ma comincia nel 1963, quando il 29 giugno (solennità dei Santi Pietro e Paolo e giorno scelto per l’incoronazione del nuovo Romano Pontefice, Paolo VI), un gruppo di prelati commette nella Cappella Paolina un orrendo delitto criminale: un rituale satanico in cui, col proprio sangue, giurano fedeltà a Satana e lo incoronano re del Vaticano e s’impegnano a cambiare la Chiesa cattolica dall’interno.
Fanta-religione? Libertà artistica o esagerazioni di un romanziere? Ai più scettici ricordiamo che papa Benedetto XVI, nel 2009, ha riconsacrato la Cappella Paolina a porte chiuse, che fu riaperta al pubblico in quello stesso anno dopo i restauri[10]. E che lo stesso papa Paolo VI, nella famosa omelia del 29 giugno del 1972 (nono anniversario della sua incoronazione), fece scalpore, affermando di avere la sensazione che «da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel Tempio di Dio»[11].
Nel libro, padre Malachi offre una rappresentazione di prelati di alto rango (cardinali, vescovi e membri della Curia) che, stringendo un’alleanza con le lobby del Nuovo Ordine Mondiale, lavorano per costringere il Papa regnante ad abdicare – ci riusciranno! – in modo che possa essere eletto il loro candidato, ovviamente di orientamento progressista e fedele allo “spirito del concilio”, che cambierà radicalmente la fede cattolica e allineerà l’operato del mondo cattolico all’agenda del Nuovo Ordine Mondiale.
Il Papa del racconto, inoltre, si opporrà totalmente al Nuovo Ordine Mondiale, difendendo col suo magistero la legge morale naturale, nonché cercando di rinvigorire la cristianità cattolica liberalizzando il Vetus Ordo Missae e provando a riformare il Novus Ordo Missae.
«Al Papa (il Papa Slavo lo definisce padre Martin, pensando ovviamente a Giovanni Paolo II, ndt) viene consegnato un dossier riservato che mette in luce le storture e i veri e propri crimini commessi da tanti chierici nel mondo. Ciò accade mentre monta la pressione mondialista perché la Chiesa, attraverso un pronunciamento magisteriale del Papa, proclami alcuni ripensamenti dell’etica cattolica. Nello stesso tempo il Papa già anziano e malato viene invitato da una cerchia ristretta di Cardinali a dimettersi onde affidare a loro il compito di nominare un Papa più “compiacente” rispetto alle esigenze del “mondo”».
Padre Malachi, circa 10 anni prima che scoppiasse lo scandalo dei “preti-pedofili”, scriveva che «omosessualità e satanismo erano fra i virus più antichi insinuatisi nel corpo politico della Chiesa. La differenza era adesso data dal fatto che l’attività omosessuale e satanica aveva ottenuto un nuovo status all’interno di quel corpo politico. (…)». Infatti la cosiddetta “lobby gay clericale” è più potente che mai.
Un’altra particolarità vogliamo segnalarvi prima di concludere. Ciò che padre Malachi Martin scrisse in quei due libri, si è avverato tutto (o quasi), tranne che in qualche dettaglio, benché non di poco conto. Il Papa che ha difeso i principi non negoziabili[12] e liberalizzato il Vetus Ordo Missae[13] e che, alla fine ha abdicato, non è Giovanni Paolo II, bensì Benedetto XVI [14].
Raccontando del rituale satanico nella Cappella Paolina, padre Martin sostiene che così si compiva una profezia moderna sul satanismo, in cui si sosteneva che l’avvio dell’era di Satana sarebbe cominciata quando un papa avrebbe assunto il nome di Paolo. L’ultimo Paolo – prima di Paolo VI (Giovanni Battista Montini) – fu Camillo Borghese, morto nel 1621. Ebbene, abbiamo fatto numerose ricerche, ma da nessuna parte abbiamo trovato questa profezia. In che modo il nostro autore ne venne a conoscenza?
Ribadiamo che padre Malachi Martin è stato uno dei pochi uomini al mondo ad aver letto la terza parte del Segreto di Fatima
[1] Francesco: elezione preparata da anni (Marco Tosatti, 24-09-2015).
[2] Roma ha perduto la fede? Papa Francesco festeggia Martin Lutero (Le Cronache di Babele, 31-10-2016)
[3] Il Vaticano svende la Chiesa all’ONU (Riccardo Cascioli, La Nuova BQ, 07-06-2018)
[4] Il padre Malachi Martin, dopo aver lasciato il Vaticano, si trasferì a New York e là svolse il suo ministero sacerdotale col permesso del vescovo diocesano. Non avendo il sostentamento del clero locale, svolse lavori molti umili per mantenersi. I suoi libri divennero best-sellers internazionali. Poco prima di morire, fu ricevuto in udienza privata da papa Giovanni Paolo II, ma non volle mai raccontare i particolari del loro colloquio.
[5] Come si può capire dalla nota precedente, padre Malachi lasciò l’ordine dei gesuiti, ma non chiese mai di essere dispensato dal suo ministero sacerdotale, a cui rimase fedele fino alla morte, celebrando solo col Vetus Ordo Missae.
[6] Francesco Colafemmina pubblicò queste traduzioni nel suo Fides et Forma, oggi non più online purtroppo.
[7] Che cosa è il peccato contro lo Spirito Santo? Risponde Don Mario Proietti (Cooperatores-Veritatis.org)
[8] Nel libro, padre Malachi Martin elenca qualche nome della “super force”: Joseph Louis Bernardin (1928-1996) di Chicago, Basil Hume (1923-1999) di Westminster, Paulo Evaristo Arns (1921-2016) di San Paolo, nonché Godfried Danneels di Bruxelles, il cardinale belga che rivelerà al mondo dell’esistenza della “mafia di San Gallo” e della scelta dell’argentino Jorge Mario Bergoglio come loro candidato a succedere a Giovanni Paolo II già dal 2002.
[9] catholiccitizens.org/press/contentview.asp?c=14897
[10] Riaperta al culto la Cappella Paolina. Con due novità (Sandro Magister, 06-07-2018).
[11] Omelia di S.S. Paolo VI nella solennità dei Santi Pietro e Paolo e nono anniversario della sua incoronazione. Purtroppo la Santa Sede non ha mai pubblicato la trascrizione integrale, né l’audio il video dell’omelia.
[12] Benedetto XVI espone i principi non negoziabili per la Chiesa nella vita pubblica (Zenit, 30-03-2006).
[13] Motu Proprio Summorum Pontificum (07-07-2007).
[14] Dichiarazione di rinuncia al ministero petrino (Benedetto XVI, 10-02-2013).
martedì 13 ottobre 2020
Di Concordati, conferenze episcopali e libertà di culto in tempo di Covid19
venerdì 9 ottobre 2020
Dogma, pastorale e magistero del Concilio Vaticano II
Ciò non significa che sia in assoluto vincolante. Dogmaticamente, intendo, e sul piano dei comportamenti etici. Magisteriale, infatti, non necessariamente allude al dogma o all'ambito della dottrina morale, limitandosi a qualificare un asserto o un documento o una serie di documenti provenienti dal Magistero, supremo o no. Ho escluso che sia vincolante in assoluto, perché non in assoluto lo è sempre. Il fatto stesso che anche una semplice esortazione provenga da una cattedra di tale e tanta autorevolezza, crea certamente un vincolo. Non quello che esige l'assenso incondizionato di tutti (vescovi, preti, popolo di Dio) e ne impegna la fede; ma quello che a tutti richiede un religioso ossequio interno ed esterno.
Perché insorga l'esigenza dell'assenso incondizionato e della sua traduzione in comportamenti coerenti occorre che intervengano alcune circostanze, mancando le quali un pronunciamento conciliare, indubbiamente magisteriale, resta privo della capacità giuridica e morale di vincolare la libertà della Chiesa e dei suoi singoli membri. Nel tal caso, ovviamente, la richiesta dell'attenzione, dell'ossequio, del rispetto non solo in pubblico ma anche in privato, tocca la responsabilità d'ogni singolo cristiano-cattolico.(....)
E' da notare che un dogma insorge non perché un Concilio (anche il Vaticano II fece altrettanto) ricorre a moduli come questi: "Haec Sancta Synodus docet...Nos docemus et declaramus...definimus", o simili, ma perché il contenuto dottrinale d'un intero capitolo o dei suoi articoli vien sintetizzato in un "canone" che affermi il dogma e condanni l'errore contrario. Il tenore dell'espressione verbale è dunque formalmente decisivo. Si può serenamente asserire che un Concilio è o no dogmatico soprattutto in base alla sua "voluntas definiendi", chiaramente manifestata attraverso il suddetto tenore.
Il Vaticano II mai manifestò tale "voluntas", come si rileva facilmente dal tenore dei suoi moduli e delle sue formulazioni: mai un "canone", mai una condanna, mai una nuova definizione, ma, tutt'al più, il richiamo a qualche definizione del passato.
La conclusione che se ne trae è ovvia: si tratta d'un Concilio che, per principio, escluse la formulazione di nuove dottrine dogmatiche; queste, se pure di per sé non dogmatiche, avrebbero potuto assurgere a valore di dogma solo se la materia fosse stata definita in altri Concili ed ora riesumata. In ogni altro caso, le eventuali novità non son che tentativi di rispondere alle istanze del momento e sarebbe teologicamente scorretto, anzi privo d'effetti, l'innalzarle a validità dogmatica senza il supporto dell'accennata "voluntas definiendi". Ne consegue che un siffatto innalzamento equivarrebbe ad una forzatura del Vaticano II, il cui insegnamento potrà dirsi infallibile ed irreformabile solo là dove è un insegnamento precedentemente definito.
In base ai principi ermeneutici di S. E. Mons Felici, ciò non comporta per nessuno – né per un vescovo, né per un prete o un teologo, né per il popolo di Dio - la libertà di "snobbare" gli insegnamenti del Vaticano II. Provenendo essi dal Supremo Magistero, godono tutti d'una non comune dignità ed autorevolezza. Nessuno potrà impedire allo studioso di verificarne il fondamento - lo esige anzi l'invocata ermeneutica teologica – ma nessuno dovrebbe mai osare di negar loro religiosa attenzione interna ed esterna.
C'è tuttavia un "ma" ed un "se". Facciamo l'ipotesi che in qualcuno dei sedici documenti del Vaticano II, o addirittura in tutti, si rilevino errori. In astratto, è possibile: si è sempre discusso se un Concilio possa venir meno alle sue dichiarate intenzioni e finalità, o se possa addirittura cader in eresia. Il mio sommesso parere è che ciò non sia da escludere, attesa la fragilità o la malizia del cuore umano; ritengo tuttavia che, ove ciò si verificasse, un Concilio cesserebbe d'esser tale.
Quanto al Vaticano II, da circa cinquant'anni l'attenzione critica si è come assopita dinanzi ad esso, soffocata dal continuo osanna che l'ha circondato. Eppure i problemi non mancano, ed estremamente seri. Non parlo ovviamente d'eresia, ma di spunti dottrinali non in linea con la Tradizione di sempre e quindi non facilmente riconducibili al "quod semper, quod ubique, quod ab omnibus" del Lerinense, mancando a tali spunti la continuità dell' "eodem sensu eademque sententia" del suo "Commonitorium".
Per esempio, un "subsistit in" non può esser accolto a cuor leggero, se non si dimostri, attraverso la ricerca e la discussione critica - intendo ad alto livello scientifico - che tutto sommato può esser interpretato in maniera ortodossa: il che, a mio avviso, dovrebbe escludere il decantato allargamento della "cattolicità" e della capacità salvifica alle denominazioni cristiane non cattoliche. Se poi si consideri la "Dignitatis hnumanae" come l'antisillabo rispetto al famoso documento del beato Pio IX (1864), la continuità con la Tradizione viene infranta ancor prima di porne il problema. (....)
C'è poi da tener presente un'altra circostanza, in base alla quale il valore dei documenti, pur se tutti conciliari e quindi magisteriali, non è sempre il medesimo: altro è una Costituzione, altro un Decreto ed altro ancora una Dichiarazione. C'è una validità decrescente da documento a documento. Ed anche se risultasse con ogni evidenza un eventuale errore del Vaticano II, la sua gravità varierebbe in base alla sua collocazione in una delle tre diverse tipologie di documenti.
Riassumendo, dunque, direi:
- il Concilio Ecumenico Vaticano II è indubbiamente magisteriale;
- altrettanto indubbiamente non è dogmatico, bensì pastorale essendosi sempre come tale presentato;
- le sue dottrine son infallibili ed irreformabili solo se e là dove son desunte da pronunciamenti dogmatici;
- quelle che non godono di supporti tradizionali costituiscono, nel loro complesso, un insegnamento autenticamente conciliare e quindi magisteriale, se pur non dogmatico, ingenerando così l'obbligo non della fede, ma d'un'accoglienza attenta e rispettosa, nella linea d'una leale e riverente adesione;
- quelle, infine, la cui novità appare o inconciliabile con la Tradizione, o ad essa contrapposta, potranno e dovranno esser seriamente sottoposte ad esame critico sulla base della più rigorosa ermeneutica teologica.
Salvo ovviamente "meliore iudicio".
(Monsignor Brunero Gherardini)