Il Magistero del Santo Padre Benedetto XVI è sempre attuale. Ecco un discorso che ripropone, in perfetto stile ratzingeriano, elegante, dotto e profetico, un'analisi degli errori ideologici dell'uomo contemporaneo che senza Dio si è reso schiavo di se stesso, nell'illusione di aver trovato la libertà. Ecco cosa dice:
'L’amore cristiano trova fondamento e forma nella fede. Incontrando Dio e sperimentando il suo amore, impariamo a non vivere più per noi stessi, ma per Lui, e con Lui per gli altri. In ogni epoca, quando l’uomo non ha cercato tale progetto, è stato vittima di tentazioni culturali che hanno finito col renderlo schiavo. L'epoca moderna ha visto succedersi varie ideologie
distruttive. Negli ultimi secoli, le ideologie che inneggiavano al
culto della nazione, della razza, della classe sociale si sono rivelate vere e
proprie idolatrie; e altrettanto si può dire del capitalismo selvaggio col suo
culto del profitto, da cui sono conseguite crisi, disuguaglianze e miseria. D’altro canto, purtroppo, anche il nostro tempo conosce ombre che oscurano il progetto di Dio.
Mi riferisco soprattutto ad una tragica riduzione antropologica che ripropone
l’antico materialismo edonista, a cui si aggiunge però un prometeismo
tecnologico'.
Il Papa torna a un tema caratteristico del suo
Magistero, la condanna della tecnocrazia: 'Dal connubio tra una
visione materialistica dell’uomo e il grande sviluppo della tecnologia emerge
un’antropologia nel suo fondo atea. Essa presuppone che l’uomo si riduca a
funzioni autonome, la mente al cervello, la storia umana ad un destino di
autorealizzazione. Tutto ciò prescindendo da Dio, dalla dimensione propriamente
spirituale e dall’orizzonte ultraterreno. Nella prospettiva di un uomo privato
della sua anima e dunque di una relazione personale con il Creatore, ciò che è
tecnicamente possibile diventa moralmente lecito, ogni esperimento risulta
accettabile, ogni politica demografica consentita, ogni manipolazione
legittimata. L’insidia più temibile di questa corrente di pensiero è di fatto l’assolutizzazione dell’uomo: l’uomo vuole essere ab-solutus, sciolto da ogni legame e da ogni costituzione naturale.L’uomo contesta la propria natura … Esiste ormai solo l’uomo in astratto, che poi sceglie per sé autonomamente qualcosa come sua natura (Discorso alla Curia romana, 21 dicembre 2012). Si tratta di una radicale negazione della creaturalità e filialità dell’uomo, che finisce in una drammatica solitudine'.
Nello stesso discorso del 21 dicembre il Papa aveva
puntato l'indice sulla sfida più grave alla Chiesa e al bene comune,
l'ideologia del gender che porta nel diritto a riconoscere le unioni omosessuali
come se fossero equivalenti a quelle fra un uomo e una donna. E anche alla
plenaria di Cor Unum spiega che «la Chiesa ribadisce il suo grande sì alla
dignità e bellezza del matrimonio come espressione di fedele e feconda alleanza
tra uomo e donna, e il no a filosofie come quella del gender». Una posizione che
«si motiva per il fatto che la reciprocità tra maschile e femminile è
espressione della bellezza della natura voluta dal Creatore».
Dall'intervento del cardinale Sarah il Pontefice riprende il monito alle
organizzazioni di carità: non collaborate con le organizzazioni
internazionali se queste promuovono pratiche contrarie ai principi non
negoziabili, se promuovono gli anticoncezionali, l'aborto o l'ideologia del
gender. «La giusta collaborazione con istanze internazionali nel campo dello
sviluppo e della promozione umana non deve farci chiudere gli occhi di fronte a
queste gravi ideologie, e i Pastori della Chiesa - la quale è "colonna e
sostegno della verità" (2 Tm 3,15) - hanno il dovere di mettere in guardia da
queste derive tanto i fedeli cattolici quanto ogni persona di buona volontà e di
retta ragione. Si tratta infatti di una deriva negativa per l’uomo, anche se si
traveste di buoni sentimenti all’insegna di un presunto progresso, o di presunti
diritti, o di un presunto umanesimo».
Il Santo Padre conclude così: «Di fronte a queste sfide epocali, noi sappiamo che la risposta è
l’incontro con Cristo. In Lui l’uomo può realizzare pienamente il suo bene
personale e il bene comune».
(19.01.2013) papa Benedetto XVI
Udienza ai partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio 'COR UNUM'
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