giovedì 7 dicembre 2017

Tornano le Pasquinate


– L’antefatto è la causa dell’effetto: fuggì davanti ai lupi Benedetto.

– Fuggì davanti ai lupi Benedetto, ma sia ben chiaro: non ne fu costretto.

– Entrò il fumo da un qualche spiraglio ed il conclave prese un abbaglio.

– Per la Sistina il fumo s’è aggirato, poscia da nero in bianco s’è mutato.

– Per ubriacare il popolo, che è branco, dopo il Martini rosso quello bianco.

– S’affaccia e con la voce sua sincera: hic optime manebo e buona sera.

– Sono un nonnulla, un uomo pio. Sono una freccia che punta ad Io.

– Che al papa piaccia Marco sono guai; che lui piaccia a Pannella è peggio assai.

– Come non disse il vescovo d’Ippona: amare e poi peccare è cosa buona.

– I meriti di Castro sono immani: ha popolato il cielo di cristiani.

– E’ una cosa la coerenza di cui un papa può far senza.

– Decideremo in tre: Bergoglio, il papa e me.

– Non mi piacciono i francescani veri: erano azzurri ed io li faccio neri.

– Son Francesco, papa ed argentino: non all’Ostia, ma al secolo mi inchino.

– E’ un centenario di tutto rispetto: prendo Lutero e la Madonna getto.

– Non date i sacramenti ai divorziati, a meno che non siano risposati.

– Grazie al papale indulto, gradino per gradino, il cattolico adulto divenne adulterino.

– Il matrimonio non si scioglie, ma si potrà cambiare moglie.

– Risponderò a quei quattro cardinali, lasciando i loro dubia tali e quali.

Tratto da 'Francescheide' di Lorenzo Stecchetti junior QUI

La tradizione a cui l’autore si richiama è quella di Pasquino, la celebre statua dello Stato pontificio a cui nei secoli venivano appese satire e invettive anonime contro il malcostume dei prelati romani e contro gli stessi Papi. I sonetti romaneschi di Giuseppe Gioacchino Belli (1791-1863) si situano in questa tradizione poetica.


Nessun commento:

Posta un commento