giovedì 7 giugno 2018

Un nodo ecclesiale di nome Kiko

Del movimento ecclesiale chiamato 'Cammino Neocatecumenale' so poco, non me ne sono mai occupata fino in fondo: ho una certa allergia verso i movimenti in genere, soprattutto se post-conciliari, soprattutto se innovativi, soprattutto se creativi e sovvertitori delle regole, essendo portata ed affascinata più dal silenzio e dal raccoglimento che dalle festose 'assemblee' di pentecostale memoria.
 
Quello che ho letto in rete in merito al sopracitato movimento non è poi così positivo. Esiste un grande problema di fondo e il Prof. De Mattei lo sintetizza molto bene commentando le parole di Kiko Argüello, fondatore del Cammino Neocatecumenale, in un video del 20 giugno 2015, in occasione della manifestazione che si è tenuta a Roma in difesa della famiglia naturale e del matrimonio, in cui egli ha preteso spiegare che cosa significa oggi essere cristiani”.
 
'Lo ha fatto indicando il cammino neocatecumenale come la via che porta ad una fede adulta: una fede purificata dalle formule dogmatiche e dottrinali e ridotta a puro “kerigma”, annuncio di un evento di cui lo stesso Kiko è interprete e profeta. Il carattere sconnesso e privo di filo logico della sua esposizione (“pennellate” di artista, come egli le definisce) fa parte della sua sua “teologia della storia”, riassunta nel finale “canto dell’Apocalisse” a cui la folla, sotto la pioggia, ha unito la sua voce.
Kiko Arguello non ha mai risposto a tante domande che da decenni gli vengono rivolte sulla sua concezione della Chiesa, del sacramento dell’ordine e di quello dell’eucarestia.
 
Il prezzo da pagare per la difesa del matrimonio e della famiglia non può essere l’abbandono o l’oscuramento di verità appartenenti al deposito della Fede, come l’esistenza di un’unica verità salvifica, di cui la Chiesa cattolica è portatrice, o il fatto che la Messa non è un convito di festa, ma il rinnovamento incruento del sacrificio della Croce.
E l’alternativa alla desistenza dei vescovi non può essere la reinterpretazione del cristianesimo da parte di un movimento carismatico e anti-istituzionale.
 
La fede o è integra e totale, o non è. Per essere eretici non è necessario negare tutti i dogmi, ma è sufficiente negare con pertinacia una sia pur minima verità della fede o della morale cattolica. Chi rifiuta anche un solo dogma, li rifiuta tutti, e deve essere considerato eretico, perché crede o non crede, non a causa dell’autorità di Dio rivelante, ma in base alla propria ragione: quella che egli chiama fede è in realtà la sua opinione ed egli non ha nessun titolo a pretendere che la propria personale opinione debba essere seguita dagli altri.
 
(Prof. De Mattei)
Tratto da  QUI

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