Non un Papa ma due? Uno attivo e l'altro contemplativo? La figura di quest'ultimo sta prendendo forma diversa? Come dobbiamo considerarlo dopo l'esplosivo intervento del 21 maggio scorso, alla Pontificia Università Gregoriana, dell'arcivescovo Georg Gänswein (prefetto della Casa pontificia e segretario di Ratzinger)che ha parlato di 'Ausnahmepontifikat'?
Una definizione enigmatica che si traduce in 'Pontificato d'eccezione' applicata da Gänswein a quello di Benedetto XVI proprio in virtù della sua rinuncia. Una novità assoluta di "due papi" contemporaneamente in essere, uno regnante e uno "emerito", il primo "attivo" e il secondo "contemplativo". Una definizione enigmatica come enigmatica e sui generis è la situazione che si è venuta a creare all'interno della Chiesa, nel Papato stesso, un cosiddetto 'stato d'eccezione', come lo spiega mons. Gänswein nel momento in cui dice che dall’11 febbraio del 2013 "il ministero papale non è più quello di prima" sostenendo come Benedetto XVI, con la rinuncia, abbia "profondamente e durevolmente trasformato" tale ministero, trasformandolo de facto in un ministero condiviso, allargato. Forse è per questo motivo che Benedetto XVI non ha rinunciato al suo nome e continua a vestire la talare bianca? E' per questo motivo che l’appellativo corretto con il quale rivolgersi a lui è ancora “Santità”? E' per questo che non si è ritirato in un monastero ma continua a vivere all’interno del Vaticano?
A tal proposito è intervenuto con un articolo il cardinale Walter Brandmüller (uno dei sostenitori più risoluti del pontificato di Joseph Ratzinger)87 anni, tedesco, un'autorità in materia di storia del Cristianesimo. Creato cardinale proprio da Papa Benedetto XVI è stato per molti anni professore ordinario di storia della Chiesa nell'università di Augsburg. In Vaticano ha presieduto dal 1998 al 2009 il pontificio comitato di scienze storiche.
Il cardinale, che non ha accolto di buon grado la rinuncia al papato di Papa Benedetto XVI, è nello stesso tempo lontanissimo dal condividere la posizione dell'arcivescovo mons. Georg Gänswein.
Nel suo articolo si dice convinto che simili rinunce siano possibili, ma non tutte sono anche moralmente lecite, cioè orientate al bene comune della Chiesa:
"La rinuncia del papa è possibile (can. 332 § 2). Ciò non significa che sia senz’altro anche moralmente lecita. Per la liceità ci vogliono motivi oggettivi, istituzionali, orientati verso il "bonum commune Ecclesiae", non motivi personali. Come esempio di rinuncia si può addurre quella di Gregorio XII, fatta nel 1415 per mettere fine allo scisma. Pure Pio VII e Pio XII prepararono delle bolle di rinuncia per l’eventuale prigionia ad opera di Napoleone o di Hitler.
Conclude scrivendo:
"La rinuncia del papa è possibile e si è fatta. Ma è da sperare che non succeda mai più". (Card. Walter Brandmüller)
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