La mia Terra di Mezzo

Tra un fonendo ed una tazza, scorre la mia Terra di Mezzo, il mio presente.....Le porte? Si possono aprire, spalancare sul mondo, ma si possono anche chiudere, per custodire preziosi silenzi e recondite preghiere....





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mercoledì 30 settembre 2020

Una massima



«Poca osservazione e molto ragionamento conducono all’errore; 
molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità».
Alexis Carrel
(Riflessioni sulla condotta della vita )

martedì 29 settembre 2020

Scienza e scientismo



L’idea che vi sia un conflitto perenne tra scienza e religione è il risultato della ideologia dello scientismo che si appropria dei mezzi e degli scopi della scienza per distorcerli in senso non scientifico, cercando di applicarli ad altri ambiti che per l’appunto alla scienza sono costitutivamente esclusi.
Si tratta cioè di quell’“imperialismo scientistico” di cui parla il filosofo della scienza John Duprè, ricordando che la scienza può cogliere la verità della realtà, ma che la verità della realtà non potrà mai essere posseduta soltanto dalla scienza.
Allorquando la scienza tenta di sconfinare, cercando di impossessarsi tutta la realtà, di tutto il senso, o di dimostrare l’inesistenza di Dio, o l’irrilevanza di tutto ciò che non può essere calcolato e pesato, cessa di essere scienza per diventare l’ideologia di se stessa, lo scientismo appunto: e quando ciò accade la scienza autoidolatrandosi perde la ragione, la ragione di se stessa.


Leggi di Più: Per 6 scienziati su 10 c’è accordo scienza-fede |

sabato 26 settembre 2020

Valorizzare il particolare?

 

C'è un'attitudine del cattolicesimo modernizzato che non è cattolica e che porta, se praticata, ad uno snaturamento del cattolicesimo stesso. Si tratta della valorizzazione del particolare. Si prende un aspetto del Vangelo, un aspetto del cristianesimo, quello che piace, e lo si fa diventare la chiave di interpretazione di tutto.
Così ha fatto anche il demonio nel deserto, quando ha tentato Nostro Signore utilizzando le Scritture in un particolare (Mt 4,1-11): «Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane».
«Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede».
Il demonio fa così anche con gli uomini, fa così anche con te, ti dice una parte e con quella parte ti spinge a non servire Dio. È questa la forma più subdola della tentazione, ed è la modalità più ricorrente oggi. Molti ci sono cascati e ci cascano nella Chiesa. E ciò che è ancora più grave è che fanno diventare il particolare, valorizzato e sottolineato, chiave interpretativa di tutta la vita cristiana.
Tentiamo alcuni semplici esempi: difronte ai credenti di altre religioni si dice “anche loro credono in Dio”, ma si dimentica di ricordare che devono accogliere il Dio rivelatosi in Gesù Cristo e che non possono fermarsi ad una falsa rivelazione. Così, difronte ai cosiddetti “fratelli separati”, ai protestanti di tutte le diverse confessioni, si dice “anche loro credono in Cristo e hanno il battesimo”, ma si tace sul fatto che, avendo menomato brutalmente il Vangelo e la dottrina sulla grazia e i sacramenti, questi hanno perso l'unione di santità al Signore che salva, e che l'affermare a parole Gesù Cristo non basta per la salvezza, se poi rifiutano il modo con cui Cristo ha scelto di salvarli. Con gli agnostici poi, con i mezzi-atei, si arriva fino al patetico: “abbiamo in comune il rispetto per l'uomo e il desiderio per una società più giusta”, arrivando fino a rinnegare tutto il Vangelo, dimenticando quelle lapidarie parole di Nostro Signore “Senza di me non potete fare nulla” (Gv 15,5).
È una falsa pedagogia quella che si produce con la valorizzazione del particolare; possiamo dirlo, è demoniaca, e il demonio è padre della menzogna.
Una falsa pedagogia, per di più illusoria, quella di chi pensa che, valorizzando il briciolo di verità presente in chi non dimora nella piena verità della rivelazione, si favorisca il ritorno o il giungere alla piena verità di tutti.
Avviene invece esattamente il contrario: a furia di valorizzare elegantemente il particolare di chi è ancora nell'errore, si finisce per trasformarsi in chi si voleva riavvicinare: è il dramma della chiesa degli anni conciliari.
Abbiamo così oggi i cattolici protestantizzati o tendenti al protestantesimo; abbiamo poi i cattolici tendenti alla religione naturale; e abbiamo, e quanti sono!, i cattolici orizzontali, impegnati nella promozione sociale vista come l'unico messianismo possibile. Abbiamo queste tre categorie, a seconda del dialogo intrapreso: con i fratelli separati, con i credenti di altre religioni, o con gli agnostici alla moda.
È l'effetto boomerang del dialogo eretto a sistema! Non sei tu che riavvicini al cattolicesimo, sei tu invece, cattolico dialogante, che ti trasformi nel tuo interlocutore.
Ma Gesù nel deserto non ci ha insegnato il dialogo, afferma la verità tutta intera rifiutando il particolare: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio»; e ancora: «Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo».
«Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto».
L'attitudine cattolica, la sola, non è la valorizzazione del particolare, ma il dire sempre tutta la verità rivelata, senza lasciarne fuori nemmeno un pezzetto, perché è il tutto che dice la verità del particolare e la dice nelle sue proporzioni.
Cattolico vuol dire universale, e l'universale domanda il tutto! tutta la verità!
La Messa cattolica e la sua sciagurata riforma è stata il terreno di scontro di queste due attitudini presenti nel cattolicesimo. Si è pensato, da parte dei riformatori, di insistere su particolari della Messa, per riavvicinare soprattutto il mondo protestante. Risultato: una dilagante perdita del senso cattolico della Messa e conseguentemente della vita.
La Messa e la sua riforma è diventato il terreno di coltura di questi accenti particolari che allontanano dall'unità cattolica. Cosa ne è conseguito? Un vero disastro! La diminuzione se non la perdita del senso del sacerdozio cattolico – lo svuotamento di senso della vita consacrata – la più grande crisi della famiglia mai conosciuta.
Occorre tornare al tutto, unica chiave ermeneutica adeguata: nel tutto il particolare è vero, il particolare non dice il vero da solo.
Tra l'altro il magistero del Papa e dei Vescovi c'è per questo, per ricordare il tutto, perché per il particolare, per cadere nel particolare, siamo ahimè buoni tutti!
Ogni affermazione nella Chiesa ha valore se riafferma il tutto, se non lascia nulla fuori della Rivelazione; altrimenti è moda del momento. Se affermazioni dei Pastori della Chiesa lasciano fuori qualcosa, non sono Magistero e non vanno ascoltate, perché prive di autorità.
È così semplice, ma occorre essere semplici per capirlo. Per questo Gesù dice: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.» (Mt 11,25-26)
 
 
(radicatinellafede.blogspot.it) 

martedì 22 settembre 2020

Il calcolatore di Antikythera

Nel 1900 un gruppo di pescatori di spugne greci, fu costretto da una tempesta a cercare riparo fra gli scogli, presso l'isoletta di Anticitera. Passata la tempesta, i pescatori ripresero a pescare e si imbatterono nel relitto di una nave romana da carico che, si scoprì tempo dopo, essere affondata durante una tempesta, verso la metà del I secolo A.C. Tra i reperti ritrovati ve ne era uno, incrostato ma intatto, alquanto misterioso dotato di uno stupefacente meccanismo.  Lo scopritore vero e proprio di questo prezioso reperto fu Valerios Staïs, archeologo del Museo Nazionale di Atene, che catalogando i reperti provenienti dal veliero sommerso, fu incuriosito da ciò che - a prima vista - gli sembrò un orologio. Su alcuni lati di questo blocco di bronzo era possibile notare delle iscrizioni che parlavano di avvenimenti astronomici risalenti all'anno 77 a.C. Nel 1951 il professor Derek De Solla Price, iniziò a studiare questa enigmatica macchina e, dopo un ventennio, scoprì essere il progenitore delle moderne calcolatrici meccaniche, che i greci, secondo un'ipotesi accreditata, usavano per calcoli astronomici molto complessi  per le previsioni delle eclissi solari e lunari, lo studio dei pianeti e dei corpi celesti e questo con una approssimazione sorprendente. La macchina, dotata di un complicato sistema di ruote ed ingranaggi, aveva una dimensione di circa 30 cm per 15 cm, costruita in rame ed originariamente montata in una cornice di legno. 

 

Su questa antichissima  macchina vi sono delle iscrizioni, oltre 2000 caratteri, dalle quali si può evincere che sia stata costruita nella città di Siracusa, allora greca, patria di Archimede, tanto che essa viene chiamata anche 'il planetario di Archimede'. Il meccanismo è attualmente conservato nella collezione dei bronzi del Museo Archeologico Nazionale di Atene insieme alla sua ricostruzione. 

 Questo geniale calcolatore astronomico anticipa la scienza moderna di 20 secoli in quanto la sua costruzione presuppone la conoscenza delle equazioni dei rotismi epicicloidali facendo credere, di conseguenza, che vi siano state menti in grado non solo di costruirlo ma anche di usarlo ed interpretarlo.  


 Per saperne di più ANTIKYTHERA dal blog del professor Giovanni Pastore 

martedì 8 settembre 2020

I frutti di due campioni del progressismo cattolico



All’epoca del Vaticano II, racconta Roberto de Mattei nel suo “Concilio Vaticano II, una storia mai scritta” (Lindau), si segnalarono due personaggi, tra gli altri, per la loro influenza sull’ala progressista dei padri conciliari: il cardinale Primate belga Leo Suenens e il vescovo brasiliano Helder Camara
I due, molto legati tra loro, tanto che il secondo considerava il primo “il mio leader”, mi appaiono molto rappresentativi della crisi del mondo cattolico che viene avanti ormai da decenni, e che per certi aspetti sembra conoscere, a mio avviso, una lenta ma inesorabile inversione di tendenza. L’attività del primo, spesso in collaborazione con i cardinali Alfrink, Liénart, Frings ecc., potrebbe essere riassunta con queste parole: aggiornamento del dogma, adeguamento della Chiesa alla modernità. A lui si deve infatti la definizione del Vaticano II come “il 1789 della Chiesa”. Il secondo, grande sostenitore del cosiddetto “spirito del Concilio”, espressione con cui si fecero dire al Vaticano II anche cose mai dette, fu invece l’alfiere della “Chiesa dei poveri”, convinto che la Carità fosse da anteporre, o meglio da contrapporre, alla Verità e al dogma (già “ridimensionati”, appunto, dal cardinale belga). 

Partiamo da Leo Suenens: sin dal principio del Concilio egli fu un sostenitore del “concilio pastorale”, più “aperto”, meno dogmatico, meno “categorico” di quelli passati. Dopo aver chiesto al papa di “annullare la celebrazione della Messa all’inizio delle sedute, per ampliare il tempo della discussione”, Suenens divenne uno dei quattro moderatori dell’assemblea. Il ruolo suo e di altri teologi belgi a lui vicini fu così fondamentale che il padre Congar, il 13 marzo 1964 poteva scrivere: “Di questo concilio è stato detto Primum Concilium Lovaniense Romae habitum. E’ abbastanza vero, almeno per la teologia”, perché i belgi, soprattutto provenienti dall’università di Lovanio, “sono dappertutto”. 

Suenens fu insomma, durante il Concilio, il campione del progressismo cattolico. Nel dibattito sugli ordini religiosi femminili auspicò una revisione del concetto di obbedienza e l’abbandono della forme di pietà e di abito tradizionali; quanto ai sacerdoti chiese una riforma dei seminari, “affermando di averla personalmente intrapresa nella sua diocesi”; riguardo alla famiglia, mentre Camara organizzava la claque, si schierò per una revisione della dottrina tradizionale del matrimonio, lasciando intendere la sua apertura all’uso degli anticoncezionali e al “controllo delle nascite” e accennando ad una presunta “esplosione demografica attuale” e alla “sovrappopolazione in molte regioni della terra” . Alla fine del Concilio Suenens fu il leader di un gruppo di influenti cardinali che si schierarono contro l’enciclica Humanae vitae, insieme a quelli che Cornelio Fabro chiamava i “pornoteologi”. 

Nel 1969 arrivò a farsi alfiere di un appello di Hans Küng contro il celibato ecclesiastico, proprio negli anni in cui la “liberazione sessuale”, intesa anche come sdoganamento della pedofilia, teneva banco, fuori e dentro il mondo cattolico.
 
Oggi i frutti dell’opera di Suenens sono evidenti: i seminari belgi si sono svuotati, proprio a partire dagli anni del suo magistero; l’ università di Lovanio, di cui Suenens fu anche rettore, rifiuta di definirsi ancora “cattolica”; il Belgio è un paese secolarizzato ed anticristiano come pochi al mondo, con un altissimo tasso di disgregazione familiare; la grande parte dei crimini di pedofilia nella chiesa belga, come dimostrato recentemente, sono da ascriversi, non senza motivo, “soprattutto agli anni Sessanta”, cioè all’epoca delle sue riforme (Repubblica, 10/9/2010).

L’altro personaggio emblematico, dicevo, è il vescovo brasiliano Camara, vero precursore della teologia della liberazione. Cosa ha portato il concetto di “Chiesa dei poveri”, di cui Camara, insieme a Lercaro ed altri, fu uno degli araldi? In America latina, appunto, alla teologia della liberazione, cioè alla trasformazione del cristianesimo in un messianismo politico, di stampo marxista. Con un duplice effetto: prima la trasformazione di teologi e sacerdoti in guerriglieri e idolatri del dittatore cubano Fidel Castro, poi la scristianizzazione galoppante della stessa America Latina.
 
In Italia, invece, l’“opzione per i poveri”, scollegata dalla Tradizione e dal dogma, ha contribuito all’apertura a sinistra, favorendo l’introduzione nel nostro paese del divorzio e dell’aborto, e, con Moro, all’oblio, da parte della stessa Dc, dei valori cristiani “non negoziabili”. Ma soprattutto, e qui sta l’apparente paradosso, proprio il cattolicesimo progressista-pauperista, così vincolato alla visione materialista di stampo comunista, ha finito per non accorgersi dei veri “poveri” del nostro tempo e persino per ostacolare coloro che vi si dedicano: penso ad esempio all’ostilità di quel mondo per le comunità di recupero per tossicodipendenti di un Muccioli, o di un don Picchi, o di un don Gelmini, o al disprezzo nei confronti dei Centri di Aiuto alla Vita (dediti al soccorso delle ragazze madri), e in generale verso tutti coloro che indicano come nuove povertà dell’Occidente post-cristiano l’aborto, la disgregazione familiare, il vuoto esistenziale e la crisi dei valori.

Il Foglio, 6 gennaio 2010

martedì 1 settembre 2020

Chiarimenti in tanta schizofrenia

 
Don Nicola, il Vangelo, come affermato dal Papa, è rivoluzionario?
“No. Questa è una tesi che andava in vigore negli anni 70, dopo la pubblicazione di alcuni libri e risente delle idee del sessantotto e del marxismo. Venne fuori per rendere maggiormente appetibile la figura di Gesù, ma non ha fondamento teologico”.
 
Perchè?
”Il Vangelo stesso ci dice che Gesù non è venuto ad abolire la Legge, ma a darle compimento e questo da solo basterebbe. Una rivoluzione che si rispetti non risparmia  il passato e neppure l’esistente. Gesù, al contrario, è un ricapitolatore secondo la bella espressione di San Paolo, ricapitola in sè  le cose. E’ vero che nell’Apocalisse sta scritto che egli fa nuove tutte le cose, ma quel verso va letto come portare a compimento”.
 
Meglio atei che cristiani che odiano?
”Io credo che il problema sia quando il Papa si  allontana dal testo scritto che gli preparano ed alza gli occhi alla platea.  La mia sensazione è che certe affermazioni, oltre che da un certo autocompiacimento, nascono dal fastidio che egli nutre verso la Chiesa. Papa Francesco preferisce una visione di Chiesa come popolo indistinto rispetto a quella intesa in senso vero. Non si accorge, però, che scivola in una visione contraddittoria e peronista, una schizofrenia che cozza contro la stessa idea di misericordia tanto diffusa e seguita”.
 
Perchè?
“Se dico che chi odia, dunque effettivamente in stato di peccato, fa bene a stare fuori della Chiesa e allo stesso tempo affermo che bisogna fare entrare il divorziato risposato civilmente, ugualmente peccatore dandogli la comunione, cosa che è impossibile, cado in contraddizione. Entrambi infatti sono in peccato. E allora perchè essere severi con chi odia e misericordiosi col divorziato risposato? Torniamo  al tema del peronismo. Succede che paradossalmente si vuole fare entrare quelli che sono fuori, ma poi escono quelli che sono dentro. Certe asserzioni, se cadono su fasce deboli o poco consapevoli sono pericolose ed hanno effetti deleteri. Rischiamo di svuotare ancor di più le chiese”.
 
E allora?
”E’ un tema di fondo. Può  il Papa propagandare le sue idee private rispetto a quelle della perenne verità cattolica? No. Non è un dottore privato e non è pensabile modificare a piacimento o dare versioni che urtano contro la  dottrina cattolica e il deposito della fede, che non è un museo ed anche qui ci sarebbe da dire”.
 
Prego.
”Se i musei fossero roba inutile nessuno andrebbe a visitarli, non le pare? I pastori della Chiesa devono manifestare sempre  fedeltà alla sana e perenne dottrina e verità  senza inquinamenti, ma custodendole con cura”.
 
Bruno Volpe