La mia Terra di Mezzo

Tra un fonendo ed una tazza, scorre la mia Terra di Mezzo, il mio presente.....Le porte? Si possono aprire, spalancare sul mondo, ma si possono anche chiudere, per custodire preziosi silenzi e recondite preghiere....





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lunedì 2 novembre 2020

Sulle orme dell'autunno



Siamo di nuovo in autunno che, giorno dopo giorno, con il suo carico di bei colori accesi, avanza per condurci, tra una foglia che cade e l'aria sempre meno riscaldata dal sole, nella stagione più fredda dell'anno. Per alcuni è un periodo di malinconia: osservare gli alberi che si spogliano, svegliarsi con la fioca luce dell'umido mattino e la grigia nebbiolina può dare un senso di tristezza, come se si percepisse l'ora della provvisorietà e della transitorietà.

L'autunno è il momento di mezzo, come la vita tra la nascita e la morte, contiene in sè il ricordo della verde giovinezza ed il germe dorato della vecchiaia. E' il tempo delle promesse vissute e mantenute. Ci insegna il ricordo del passato, il 'qui ed ora' del presente, l'attesa del futuro, il gusto dell'attesa. Ci esorta a maturare, a restare desti, a pazientare e custodire, a lasciare il superfluo che appesantisce i sentimenti, ad accettare i cambiamenti, ad andare incontro agli eventi con coraggio e speranza, ad essere saggi, profondi, positivi, generosi, grati, previdenti. 


E' il periodo dell'anno che ci offre gli ultimi frutti della terra, prima che questa si assopisca sotto il grande e freddo manto bianco dell'inverno. E' una stagione generosa che pensa al futuro: le olive e l'uva trasformate in olio e vino ci faranno compagnia tutto l'anno. 


E' una stagione che ha impresso in sè il colore del sole e ce lo dona nei cachi, nelle arance, nei mandarini, nelle zucche. E' una stagione che ha un guscio pungente o coriaceo, come l'aria del mattino ed un cuore dolce e sostanzioso, proprio come le castagne ed i melograni, pronti da raccogliere in questo periodo. 



mercoledì 28 ottobre 2020

Per tutti i fratelli nella fede perseguitati

PREGHIERA DI SUA SANTITÀ PIO XII
PER LA «CHIESA DEL SILENZIO»

O Signore Gesù, Re dei martiri, conforto degli afflitti, appoggio e sostegno di quanti soffrono per amor tuo e per la loro fedeltà alla tua Sposa, la Santa Madre Chiesa, ascolta benigno le nostre fervide preghiere per i nostri fratelli della « Chiesa del silenzio », affinché non solo non vengano mai meno nella lotta, né vacillino nella... fede, ma valgano anzi a sperimentare la dolcezza delle consolazioni da Te riservate alle anime, che Ti degni di chiamare ad essere tue compagne nell'alto della croce.

Per coloro che debbono sopportare tormenti e violenze, fame e fatiche, sii Tu fortezza incrollabile, che li avvalori nei cimenti e infonda loro la certezza dei premi promessi a chi persevererà sino alla fine.

Per coloro che sono sottoposti a costrizioni morali, molte volte tanto più pericolose quanto più subdole, sii Tu luce che ne illumini le intelligenze, affinché vedano chiaramente il retto cammino della verità, e forza che sorregga le loro volontà, superando ogni crisi, ogni tentennamento e stanchezza.

venerdì 23 ottobre 2020

Di scismi ed eresie papali

Facciamo notare inoltre che come il Papa può essere scismatico, secondo Suarez, così anche un Papa può diventare eretico, come dice, tra l’altro, s. Alfonso Maria dè Liguori (leggi qui) … e soprattutto il Papa non è sempre infallibile né impeccabile … per alcuni errori famosi di Papi si pensi ai casi di Onorio ( Denz-Hün 550 ss. 561 ss.), Liberio ( cfr. anche Denz-Hün 138 ss.), Giovanni XXII (Denz-Hün 990 s.) ed altri … la storia presenta vari casi di correzioni ai Papi …Come si vede dai testi succitati sia s. Paolo che s. Tommaso e molti altri sono pienamente favorevoli ad una correzione pubblica anche del Papa … e non penso che la Congregazione per la Dottrina della Fede possa mettere da parte s. Paolo o il Vangelo e nemmeno che voglia mettere da parte s. Tommaso.

mercoledì 21 ottobre 2020

Un giudizio di padre Pio



Lutero, Calvino e compagnia bella, [furono] pieni di superbia, zeppi di vizi fino agli occhi, i quali si divisero dalla Chiesa per assecondare le loro malvagie passioni dalle quali erano dominati.

Secondariamente mancano della santità di dottrina. La dottrina che queste sette insegnano è empia e immorale. Ecco ciò che essi insegnano circa la fede e la morale: Dio è l’autore del peccato, e vi spinge l’uomo per quindi condannarlo. Che Iddio comanda agli uomini delle cose impossibili, e che poi neghi loro la grazia per adempierle. Che è tempo perduto, anzi è cosa sacrilega il ricorrere all’intercessione dei santi, e specialmente di Maria santissima, e che le loro immagini si debbano calpestare e gettare nel fuoco; e che la sola fede basta per salvarsi, quindi la bestemmia, l’impudicizia, il sacrilegio non impediscono all’uomo di potersi salvare, purché creda.

Lo ha scritto san Padre Pio da Pietrelcina 

(Epistolario, vol. IV)

martedì 20 ottobre 2020

Via turpitudinis

Alla bellezza non solo individuale di questo o quel santo, ma alla “bellezza sociale” di un’intera civiltà cristiana, si oppone una via turpitudinis che è allo stesso tempo sintomo e simbolo di quell’altrettanto plurisecolare processo di aversio a Deo, di apostasia delle società, che la scuola contro-rivoluzionaria e in specie Plinio Corrêa De Oliveira definisce Rivoluzione.
Le cattive istituzioni, come le cattive idee da cui scaturiscono, hanno la loro prima origine nelle tendenze disordinate del cuore dell’uomo. Per verificare quanto accade in ambito spirituale, per avere una radiografia dell’invisibile, il rapporto di una società con il bello – o con il brutto - è un’efficace cartina di tornasole. E forse non è casuale che il nostro mondo attualmente sia divenuto un coacervo di asfalto, graffiti e grigiore e che le metropolitane siano frequentate anche da aspiranti suicidi, stanchi di vivere in un mondo complessivamente non bello e quindi percepito come non amabile – poiché nessuno ama ciò che percepisce come brutto.

giovedì 15 ottobre 2020

Cattolici e massoni: è possibile?

Da diversi decenni fino al presente, in Italia e all’estero, vari dignitari della Massoneria tentano di intrattenere con la Chiesa dialoghi miranti sia a una qualche forma di cooperazione filantropica e culturale, e sia ad una dichiarazione di compatibilità o di doppia appartenenza cattolico-massonica. Ovviamente i massoni cercano per lo più di agganciare ecclesiastici colti e “aggiornati” come quelli che ora vengo a presentare.
Nel 1980 l’editrice massonica Atanòr di Roma pubblica il libro «Noi cattolici noi massoni», a cura di P. Giovanni Caprile S.J. (1917-1993), Don Rosario Francesco Esposito S.S.P. (1921-2007), P. Michel Riquet S.J. (1898-1993),  tre sacerdoti protagonisti, dopo il Concilio Vaticano II, di dialoghi catto-massonici ambigui e fuorvianti. Tutti e tre hanno sostenuto la perfetta compatibilità tra la Chiesa Cattolica e la Massoneria sedicente regolare e tradizionale. Purtroppo quei tre studiosi non hanno condotto un’analisi critica di riti, rituali e scritti massonici di natura iniziatica, limitandosi invece ad accogliere acriticamente dichiarazioni e rassicurazioni di parte massonica.
 
Padre Caprile, che fino al 1960 era un apologeta antimassonico, scrive che la partecipazione al Concilio lo ha «trasformato», gli ha fatto acquisire «una mentalità nuova», «un atteggiamento molto diverso, molto più possibilista, molto più aperto verso la Massoneria» (p. 23).  Egli sottolinea che quella «mentalità nuova» ha raggiunto livelli colti e alti nella Chiesa (cf. pp. 61-62).
Caprile presenta un caso di morale dandone una soluzione soggettivista e relativista:
«Quindi, in concreto, oggi come mi regolo quando qualcuno mi viene a domandare: “Io sono un buon cattolico, praticante; posso essere massone? Posso iscrivermi a una loggia?”. Mi regolo rispondendo così: “Guarda, io non te lo posso dire. […]. Io non posso darti i consigli definitivi, ma solo un certo orientamento. Devi decidere tu, in coscienza; nella loggia effettivamente non trovi – e te ne danno garanzia – nulla che mal si concili con la tua coscienza cattolica. In questo caso ti puoi iscrivere. Se hai motivi seri ti puoi iscrivere”» (p. 32).
 
Eppure P. Caprile era al corrente di alcuni punti problematici nella Massoneria: il «valore supremo della ragione umana», la «Gnosi», il dogmatismo rimproverato alla Chiesa, l’esoterismo (cf. pp. 33-35).
Quel libro riporta anche le interviste rilasciate a Radio Vaticana da Don Esposito (27 gennaio 1980) e da P. Caprile (02 marzo 1980). Don Esposito afferma che tra Chiesa e Massoneria «è avvenuta la riconciliazione» (p. 109).
 
Caprile commenta la lettera (ambigua) del 19 luglio 1974, inviata ad alcune Conferenze Episcopali dal Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF), Card. Franjo Seper (1905-1981).   P. Caprile riassume così quella lettera:
«[…] se in qualche nazione ci sono delle Associazioni massoniche o analoghe alla massoneria, le quali si propongono delle attività sociali, anche di formazione, e così via, ma non hanno scopi di lotta alla Chiesa, queste Associazioni massoniche o analoghe alla massoneria, non rientrano più sotto la scomunica. Quindi un cattolico, in genere, può iscriversi ad esse senza essere scomunicato» (p. 118).
Il gesuita P. Michel Riquet afferma che sin dall’inizio degli Anni Sessanta egli è convinto che le massonerie anglosassoni non cadano nella scomunica prevista dal can. 2335 dell’allora Codice di Diritto Canonico (pp. 121-126). Secondo P. Riquet la scomunica avrebbe una «portata limitata» (p. 131), cioè non riguarderebbe tutti i cattolici iscritti alla Massoneria. P. Riquet diffonde queste sue idee tra i Vescovi francesi. Egli ritiene che le Grandi Logge di Inghilterra, Scozia, Irlanda, e la «Grande Loge Nationale Française» (GLNF) non incorrano nella pena del can. 2335 (cf. p. 137).  
Ancora per quanto riguarda il libro «Noi cattolici noi massoni», trovo invece molto più interessanti i contributi di alcuni massoni che si firmano «Fr. Ruggiero» (napoletano), «Fr. Alfredo» e «Lazzaro». Infatti sono proprio loro a far comprendere l’oggettiva incompatibilità tra Massoneria e Chiesa. Vediamoli in sintesi.

Fr. Ruggiero sostiene teorie esoteriche del celebre René Guénon (1886-1951), gnostico, massone della Grande Loge de France, sufi.
Fr. Ruggiero condivide con Guénon concetti quali: «gnosi», «tradizione primordiale», «influenza spirituale», «restaurazione dello “stato primordiale” (quale quello che esisteva nel biblico “Eden”), condizione fondamentale e necessaria affinché l’uomo possa ricongiungersi ed identificarsi col “Principio”» (cf. pp. 46-47).
Fr. Ruggiero presenta ed elogia come massone cattolico il Fr. Italo Gentile, autore del libro «Esoterismo essoterico dei Rosa+Croce» (Firenze 1967). Fr. Ruggiero dice che Gentile propugna la pace tra Chiesa e Massoneria (cf. pp. 14-15)…  Però Fr. Ruggiero non dice che in quel libro Gentile 33° propone ed elogia l’umanesimo gnostico, il cristianesimo rosacrociano, la Gnosi dualista (pp. 63-67).
Il massone Fr. Alfredo non accetta i dogmi cattolici, nega la verginità della Madonna e ritiene che Gesù sia soltanto un grande uomo, un Iniziato (cf. p. 74). Fr. Alfredo afferma che il Grande Architetto dell’Universo non è il Dio ebraico-cristiano, ma è solo un’entità filosofica che ciascun massone è libero di intendere come vuole (cf. pp. 74-75).
Quasi in risposta al Fr. Alfredo, Fr. Ruggiero cerca di difendere il culto alla Madonna, alla Madonna nera, alla “Vergine”, precisando che lei è menzionata nelle tradizioni pre-cristiane (egizia, babilonese, greco-romana…) e dai Rosacroce
Secondo Fr. Ruggiero, la Vergine è in ognuno di noi, e perciò appartiene alla Massoneria; vergine è l’anima con cui Dio si  congiunge (cf. pp. 77-78)… È chiaro che la “mariologia” del massone Fr. Ruggiero è esoterica e gnostica.
Nella «Conclusione» del libro, un certo Lazzaro vede nella Chiesa «profondi mutamenti».  Secondo lui nel nuovo approccio massonologico di P. Caprile e di Don Esposito si può vedere «l’influenza della “svolta antropologica” del gesuita Karl Rahner » (p. 141).
Tuttavia Lazzaro riconosce che nel dialogo con la Massoneria, ci sono punti difficili, ossia «aspetti fondamentali non ancora affrontati: la gnosi, l’esoterismo, i dogmi ed il valore supremo della ragione. Su questi argomenti avverrà lo scontro finale» (pp. 142-143).

A quanto mi risulta i Padri Caprile, Esposito e Riquet, non hanno approfondito quegli «aspetti»,  né hanno ritrattato il loro ottimismo filo-massonico. Comunque, almeno in Italia, non tutti i gesuiti condividevano quella linea filo-massonica.  Un certo Orio Nardi pubblicò un libro antimassonico dal titolo «Il vitello d’oro: l’altra faccia della storia» (Linea Diretta, Milano 1989). Dietro Orio Nardi si nascondeva il gesuita P. Vittorio De Bernardi. All’epoca P. De Bernardi era direttore responsabile della rivista «Spirito e Verità», di proprietà dei Gesuiti della Provincia Veneto-Milanese.  Su quella rivista, nel numero di agosto-settembre del 1984, troviamo l’articolo di Diogene, «Il satanismo, una fede a rovescio»  in cui si afferma che il luciferismo massonico non è un’invenzione di Leo Taxil, ma che davvero negli alti gradi massonici viene professata «la religione massonica» che venera «Lucifero» come vero «Dio», contro il crudele «Adonai» (cf. pp. 227-229).
Già nel novembre 1976, la rivista «Spiritualità» (la cui sede era quella dei Gesuiti: Piazza San Fedele 4, Milano) pubblica come supplemento l’opuscolo di A.Z., «La fucina della rivoluzioni»  in cui, tra l’altro, si collega la Massoneria al luciferismo (cf. pp. 13-19).
Infine, nel 1983, gli sforzi degli autori di «Noi cattolici noi massoni» verranno  respinti dalla Dichiarazione della CDF, firmata dal Prefetto Card. Joseph Ratzinger, in cui si ribadisce l’incompatibilità tra Fede cristiana e Massoneria.
Forse è anche a causa di quel documento che il futuro Papa Benedetto XVI avrebbe incontrato tanta opposizione durante il suo non lungo Pontificato? 
(di P. Paolo M. Siano FI)

mercoledì 14 ottobre 2020

Cosa sapeva padre Malachi Martin?

Padre Malachi Brendan MartinSolo pochissimi anni fa sarebbe stato non solo poco probabile, ma pure poco possibile pensare alla rinuncia di un Papa al munus petrino; nonché alla conseguente elezione di un successore – preparata da anni[1] – che avrebbe lentamente, ma inesorabilmente, aperto processi il cui fine è cambiare la Chiesa cattolica dall’interno, omologandola alle comunità protestanti[2] e scendendo a patti e a compromessi con le lobby massoniche del Nuovo Ordine Mondiale[3].


Fu uno dei pochi uomini al mondo che ebbe il privilegio di leggere – interamente – la terza parte del segreto di Fatima. Vincolato al giuramento di mantenere il segreto, non lo rivelò mai, ma qualcosa lasciò intendere nei suoi libri riguardanti la crisi nella Chiesa cattolica. 
Ebbene, c’è stato invece qualcuno che già dagli inizi degli anni ’90 aveva previsto tutto questo. Stiamo parlando di padre Malachi Brendan Martin (1921-1999)[4], sacerdote ed esorcista irlandese appartenente alla Compagna di Gesù (dalla quale uscì nel 1965)[5], che prestò servizio in Vaticano dal 1958 al 1964 come segretario del cardinale progressista ed ecumenista Agostino Bea.

Padre Martin, inoltre, fu il primo – proprio lui, ex gesuita ma sempre fedele a Sant’Ignazio di Loyola – a descrivere la deriva e il tradimento della Compagnia di Gesù in un libro ben documentato intitolato I Gesuiti. Il potere e la segreta missione della Compagnia di Gesù nel mondo in cui fede e politica si scontrano (Sugarco, 1987).

Stavolta però vogliamo parlarvi di due opere di padre Malachi, mai tradotte in italiano, in cui viene drammaticamente narrato ciò che sta avvenendo nella – e alla – Chiesa anche in questi giorni.

Cominciamo con The Keys of This Blood (Le Chiavi di questo Sangue, Simon & Schuster, 1990), un’analisi geopolitica riguardo ciò che accadrà intorno all’anno 2000 o poco dopo, ovvero l’istituzione di un governo mondiale che poterà a termine il progetto del Nuovo Ordine Mondiale. Padre Martin fa un resoconto di ciò che papa Giovanni Paolo II stava facendo per contrastare il mondialismo, opponendosi al materialismo liberale dell’Ovest e a quello comunista dell’Est. Ma la battaglia dell’allora Romano Pontefice era su due fronti. L’ex padre gesuita infatti spiega che vi era – e vi è ancora –  una “super force” progressista nella Gerarchia cattolica fedele non a Cristo, ma al Nuovo Ordine Mondiale, il cui scopo è quello di cambiare il magistero della Chiesa dall’interno con il pretesto delle “riforme” e del dialogo con i “lontani”. Questa “super force” stava lavorando, secondo padre Malachi, per mettere sul Trono di Pietro un cardinale progressista, pur non facendo parte del loro gruppo.

Vi riportiamo alcuni estratti (il grassetto è nostro) tradotti dal giornalista e scrittore Francesco Colafemmina[6].

«[…] Alcuni vescovi e prelati assieme ai loro assistenti hanno elevato se stessi ad anti-Chiesa all’interno della Chiesa. Essi non vogliono abbandonare la Chiesa. Non intendono separarsi. Non intendono scuotere l’unità della Chiesa. Non intendono obliterare la Chiesa, ma cambiarla in base ai loro piani; ed è ad oggi banale nelle loro teste che i loro piani siano inconciliabili con il piano di Dio rivelato fino ai giorni nostri dal successore di Pietro [Giovanni Paolo II, ndt] e dalla sua autorità magisteriale. […] Essi sono convinti di poter riconciliare questa Chiesa e i suoi nemici attraverso un “decente compromesso”, di essere i soli a capire cosa sta accadendo, e di essere i soli a poter assicurare il successo della Chiesa di Cristo compattandola con quella dei leaders mondiali. Ma nella loro devota creazione dell’anti-Chiesa dentro la Chiesa – a partire dal Vaticano fino al livello della vita parrocchiale – hanno alfine minato l’unità della Chiesa […]» (pag. 662).

E, purtroppo, i “decenti compromessi” con il mondo, il cui principe è il diavolo (cfr. Gv 12, 31; 14, 30), sono le conseguenze dei peccati contro lo Spirito Santo[7]. Infatti, la “super force” lavora affinché «le precedenti regole di comportamento morale della Chiesa Cattolica Romana riguardo i principi collegati alla vita – concepimento, matrimonio, morte e sessualità – devono essere portati in un fraterno allineamento con le prospettive, i desideri e le pratiche del mondo intero. Altrimenti come potrebbero i membri di questa Chiesa proclamare di essersi aperti ai loro fratelli e sorelle?» (p. 681).

Padre Martin raccontò che la “super force” progressista[8] era già all’opera per trovare il giusto successore di Giovanni Paolo II. «Tutto sarà messo in atto nel prossimo Conclave da una struttura ecclesiale nella quale hanno lavorato per almeno 25 anni e non hanno fatto nulla per piegare, combattere o solo correggere le aberrazioni dello “spirito del Vaticano II”, ma lo hanno fomentato passivamente (non facendo nulla) o attivamente (perché sposavano lo stesso “spirito del Vaticano II”). Questi cardinali verranno da diocesi nelle quali la vasta maggioranza dei vescovi non conoscerà e non vorrà conoscere nulla di ciò che non gli sembrerà coerente con lo “spirito del Vaticano II”. Le parrocchie e le diocesi dietro di loro saranno già completamente lievitate nello stesso “spirito”. […]» (p.683).

Che succederà con l’elezione del candidato della “super force”? «I cattolici vedranno allora lo spettacolo di un Papa validamente eletto che separerà l’intero corpo della Chiesa, sciolto dalla sua unità tradizionale e la struttura apostolica orientata al papato che la Chiesa aveva finora creduto di istituzione divina. Il brivido che scuoterà il corpo della Chiesa Cattolica in quei giorni sarà il brivido della sua agonia. Perché le sue pene verranno dal suo interno, orchestrate dai suoi leaders e dai suoi membri. Nessun nemico esterno avrà portato a questa situazione. Molti accetteranno il nuovo regime. Molti resisteranno. Tutti saranno frammentati. […]» (p.684).

Ciò che padre Malachi Martin non ha potuto scrivere in The Keys of This Blood, lo ha però fatto nel libro di cui stiamo per parlarvi, intitolato Windswept House (La Casa spazzata dal Vento; Main Street Books, 1996). Si tratta di un romanzo, ma il nostro autore ha affermato che il 95% degli eventi nel libro è reale e l’85% dei personaggi sono persone vere[9].

Tutto avviene nei giorni nostri, ma comincia nel 1963, quando il 29 giugno (solennità dei Santi Pietro e Paolo e giorno scelto per l’incoronazione del nuovo Romano Pontefice, Paolo VI), un gruppo di prelati commette nella Cappella Paolina un orrendo delitto criminale: un rituale satanico in cui, col proprio sangue, giurano fedeltà a Satana e lo incoronano re del Vaticano e s’impegnano a cambiare la Chiesa cattolica dall’interno.

Fanta-religione? Libertà artistica o esagerazioni di un romanziere? Ai più scettici ricordiamo che papa Benedetto XVI, nel 2009, ha riconsacrato la Cappella Paolina a porte chiuse, che fu riaperta al pubblico in quello stesso anno dopo i restauri[10]. E che lo stesso papa Paolo VI, nella famosa omelia del 29 giugno del 1972 (nono anniversario della sua incoronazione), fece scalpore, affermando di avere la sensazione che «da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel Tempio di Dio»[11].

Nel libro, padre Malachi offre una rappresentazione di prelati di alto rango (cardinali, vescovi e membri della Curia) che, stringendo un’alleanza con le lobby del Nuovo Ordine Mondiale, lavorano per costringere il Papa regnante ad abdicare – ci riusciranno! – in modo che possa essere eletto il loro candidato, ovviamente di orientamento progressista e fedele allo “spirito del concilio”, che cambierà radicalmente la fede cattolica e allineerà l’operato del mondo cattolico all’agenda del Nuovo Ordine Mondiale.

Il Papa del racconto, inoltre, si opporrà totalmente al Nuovo Ordine Mondiale, difendendo col suo magistero la legge morale naturale, nonché cercando di rinvigorire la cristianità cattolica liberalizzando il Vetus Ordo Missae e provando a riformare il Novus Ordo Missae.

«Al Papa (il Papa Slavo lo definisce padre Martin, pensando ovviamente a Giovanni Paolo II, ndt) viene consegnato un dossier riservato che mette in luce le storture e i veri e propri crimini commessi da tanti chierici nel mondo. Ciò accade mentre monta la pressione mondialista perché la Chiesa, attraverso un pronunciamento magisteriale del Papa, proclami alcuni ripensamenti dell’etica cattolica. Nello stesso tempo il Papa già anziano e malato viene invitato da una cerchia ristretta di Cardinali a dimettersi onde affidare a loro il compito di nominare un Papa più “compiacente” rispetto alle esigenze del “mondo”».

Padre Malachi, circa 10 anni prima che scoppiasse lo scandalo dei “preti-pedofili”, scriveva che «omosessualità e satanismo erano fra i virus più antichi insinuatisi nel corpo politico della Chiesa. La differenza era adesso data dal fatto che l’attività omosessuale e satanica aveva ottenuto un nuovo status all’interno di quel corpo politico. (…)». Infatti la cosiddetta “lobby gay clericale” è più potente che mai.


Un’altra particolarità vogliamo segnalarvi prima di concludere. 
Ciò che padre Malachi Martin scrisse in quei due libri, si è avverato tutto (o quasi), tranne che in qualche dettaglio, benché non di poco conto. Il Papa che ha difeso i principi non negoziabili[12] e liberalizzato il Vetus Ordo Missae[13] e che, alla fine ha abdicato, non è Giovanni Paolo II, bensì Benedetto XVI [14].

Raccontando del rituale satanico nella Cappella Paolina, padre Martin sostiene che così si compiva una profezia moderna sul satanismo, in cui si sosteneva che l’avvio dell’era di Satana sarebbe cominciata quando un papa avrebbe assunto il nome di Paolo. L’ultimo Paolo – prima di Paolo VI (Giovanni Battista Montini) – fu Camillo Borghese, morto nel 1621. Ebbene, abbiamo fatto numerose ricerche, ma da nessuna parte abbiamo trovato questa profezia. In che modo il nostro autore ne venne a conoscenza?

Ribadiamo che padre Malachi Martin è stato uno dei pochi uomini al mondo ad aver letto la terza parte del Segreto di Fatima

[1] Francesco: elezione preparata da anni (Marco Tosatti, 24-09-2015).

[2] Roma ha perduto la fede? Papa Francesco festeggia Martin Lutero (Le Cronache di Babele, 31-10-2016)

[3] Il Vaticano svende la Chiesa all’ONU (Riccardo Cascioli, La Nuova BQ, 07-06-2018)

[4] Il padre Malachi Martin, dopo aver lasciato il Vaticano, si trasferì a New York e là svolse il suo ministero sacerdotale col permesso del vescovo diocesano. Non avendo il sostentamento del clero locale, svolse lavori molti umili per mantenersi. I suoi libri divennero best-sellers internazionali. Poco prima di morire, fu ricevuto in udienza privata da papa Giovanni Paolo II, ma non volle mai raccontare i particolari del loro colloquio.

[5] Come si può capire dalla nota precedente, padre Malachi lasciò l’ordine dei gesuiti, ma non chiese mai di essere dispensato dal suo ministero sacerdotale, a cui rimase fedele fino alla morte, celebrando solo col Vetus Ordo Missae.

[6] Francesco Colafemmina pubblicò queste traduzioni nel suo Fides et Forma, oggi non più online purtroppo.

[7] Che cosa è il peccato contro lo Spirito Santo? Risponde Don Mario Proietti (Cooperatores-Veritatis.org)

[8] Nel libro, padre Malachi Martin elenca qualche nome della “super force”: Joseph Louis Bernardin (1928-1996) di Chicago, Basil Hume (1923-1999) di Westminster, Paulo Evaristo Arns (1921-2016) di San Paolo, nonché Godfried Danneels di Bruxelles, il cardinale belga che rivelerà al mondo dell’esistenza della “mafia di San Gallo” e della scelta dell’argentino Jorge Mario Bergoglio come loro candidato a succedere a Giovanni Paolo II già dal 2002.

[9] catholiccitizens.org/press/contentview.asp?c=14897

[10] Riaperta al culto la Cappella Paolina. Con due novità (Sandro Magister, 06-07-2018).

[11] Omelia di S.S. Paolo VI nella solennità dei Santi Pietro e Paolo e nono anniversario della sua incoronazione. Purtroppo la Santa Sede non ha mai pubblicato la trascrizione integrale, né l’audio il video dell’omelia.

[12] Benedetto XVI espone i principi non negoziabili per la Chiesa nella vita pubblica (Zenit, 30-03-2006).

[13] Motu Proprio Summorum Pontificum (07-07-2007).

[14] Dichiarazione di rinuncia al ministero petrino (Benedetto XVI, 10-02-2013).

martedì 13 ottobre 2020

Di Concordati, conferenze episcopali e libertà di culto in tempo di Covid19



Il Concordato tra la Santa Sede e lo Stato Italiano riconosce alla Chiesa, come suo diritto nativo, la piena libertà e autonomia nello svolgimento del proprio Ministero, che vede nella celebrazione della Santa Messa e nell’amministrazione dei Sacramenti la propria espressione sociale e pubblica, in cui nessuna autorità può interferire, nemmeno con il consenso della stessa Autorità ecclesiastica, la quale non è padrona ma amministratrice della Grazia veicolata dai Sacramenti.

La giurisdizione sui luoghi di culto spetta quindi in toto ed esclusivamente all’Ordinario del luogo, che decide in piena autonomia, per il bene delle anime affidate alle sue cure di Pastore, le funzioni che ivi si celebrano e da chi debbano essere celebrate. Non spetta al Primo Ministro autorizzare l’accesso alle chiese, né tantomeno legiferare su cosa possa o non possa fare il fedele o il Ministro del culto.

Occorre precisare, a scanso di equivoci, che la Conferenza Episcopale non ha alcuna autorità sui Vescovi, i quali hanno piena giurisdizione nella propria Diocesi, in unione con la Sede Apostolica. E questo è ancor più importante nel momento in cui abbiamo compreso quanto la CEI sia fin troppo accondiscendente, anzi succube, nei riguardi del Governo italiano.

I Vescovi non devono aspettare che un organismo senza alcuna giurisdizione dica loro cosa fare: spetta a loro decidere come comportarsi, con prudenza e saggezza, per garantire ai fedeli i Sacramenti e la celebrazione della Messa. E lo possono fare senza dover chiedere né alla CEI né tantomeno allo Stato, la cui autorità finisce davanti al sagrato delle nostre chiese, e lì deve fermarsi.

È inaudito che la Conferenza Episcopale Italiana continui a tollerare un tale abuso, che lede il diritto divino della Chiesa, viola una legge dello Stato e crea un gravissimo precedente. E credo che anche il comunicato emesso domenica sera rappresenti una prova della consentaneità dei vertici dell’Episcopato non solo ai mezzi, ma anche ai fini che si propone questo Governo.

 Il silenzio supino della CEI, e di quasi tutti gli Ordinari, rende evidente una situazione di subalternità allo Stato che non ha precedenti, e che giustamente è stata percepita dai fedeli e dai sacerdoti come una sorta di abbandono a se stessi: ne sono emblematico esempio le scandalose irruzioni della forza pubblica in chiesa, addirittura durante la celebrazione della Messa, con un’arroganza sacrilega che avrebbe dovuto suscitare una immediata e fermissima protesta da parte della Segreteria di Stato. (...)

Il Cardinale Parolin, nella veste di sponsor del Presidente Conte, si trova in grande imbarazzo ed in conflitto di interessi. Appare evidente che, invece di tutelare la sovranità e la libertà della Chiesa in fedeltà alla sua alta funzione istituzionale di Segretario di Stato, il Cardinale Parolin ha vergognosamente scelto di schierarsi a fianco dell’amico avvocato.(.....)

venerdì 9 ottobre 2020

Dogma, pastorale e magistero del Concilio Vaticano II

Mi è stato chiesto se il Concilio Ecumenico Vaticano II abbia valore magisteriale. La domanda è mal posta.

Un Concilio – qualunque sia la sua indole ed a qualunque finalità o necessità contingente intenda rispondere – è sempre Supremo Magistero della Chiesa. Il più solenne, al livello più alto. Sotto questo profilo e prescindendo dalla materia presa in esame, ogni suo pronunciamento è sempre magisteriale. E magisteriale nel senso più proprio e più nobile del termine.

 

Ciò non significa che sia in assoluto vincolante. Dogmaticamente, intendo, e sul piano dei comportamenti etici. Magisteriale, infatti, non necessariamente allude al dogma o all'ambito della dottrina morale, limitandosi a qualificare un asserto o un documento o una serie di documenti provenienti dal Magistero, supremo o no. Ho escluso che sia vincolante in assoluto, perché non in assoluto lo è sempre. Il fatto stesso che anche una semplice esortazione provenga da una cattedra di tale e tanta autorevolezza, crea certamente un vincolo. Non quello che esige l'assenso incondizionato di tutti (vescovi, preti, popolo di Dio) e ne impegna la fede; ma quello che a tutti richiede un religioso ossequio interno ed esterno.
 
Perché insorga l'esigenza dell'assenso incondizionato e della sua traduzione in comportamenti coerenti occorre che intervengano alcune circostanze, mancando le quali un pronunciamento conciliare, indubbiamente magisteriale, resta privo della capacità giuridica e morale di vincolare la libertà della Chiesa e dei suoi singoli membri. Nel tal caso, ovviamente, la richiesta dell'attenzione, dell'ossequio, del rispetto non solo in pubblico ma anche in privato, tocca la responsabilità d'ogni singolo cristiano-cattolico.(....)
E' da notare che un dogma insorge non perché un Concilio (anche il Vaticano II fece altrettanto) ricorre a moduli come questi: "Haec Sancta Synodus docet...Nos docemus et declaramus...definimus", o simili, ma perché il contenuto dottrinale d'un intero capitolo o dei suoi articoli vien sintetizzato in un "canone" che affermi il dogma e condanni l'errore contrario. Il tenore dell'espressione verbale è dunque formalmente decisivo. Si può serenamente asserire che un Concilio è o no dogmatico soprattutto in base alla sua "voluntas definiendi", chiaramente manifestata attraverso il suddetto tenore.
Il Vaticano II mai manifestò tale "voluntas", come si rileva facilmente dal tenore dei suoi moduli e delle sue formulazioni: mai un "canone", mai una condanna, mai una nuova definizione, ma, tutt'al più, il richiamo a qualche definizione del passato.
 
La conclusione che se ne trae è ovvia: si tratta d'un Concilio che, per principio, escluse la formulazione di nuove dottrine dogmatiche; queste, se pure di per sé non dogmatiche, avrebbero potuto assurgere a valore di dogma solo se la materia fosse stata definita in altri Concili ed ora riesumata. In ogni altro caso, le eventuali novità non son che tentativi di rispondere alle istanze del momento e sarebbe teologicamente scorretto, anzi privo d'effetti, l'innalzarle a validità dogmatica senza il supporto dell'accennata "voluntas definiendi". Ne consegue che un siffatto innalzamento equivarrebbe ad una forzatura del Vaticano II, il cui insegnamento potrà dirsi infallibile ed irreformabile solo là dove è un insegnamento precedentemente definito.
In base ai principi ermeneutici di S. E. Mons Felici, ciò non comporta per nessuno – né per un vescovo, né per un prete o un teologo, né per il popolo di Dio - la libertà di "snobbare" gli insegnamenti del Vaticano II. Provenendo essi dal Supremo Magistero, godono tutti d'una non comune dignità ed autorevolezza. Nessuno potrà impedire allo studioso di verificarne il fondamento - lo esige anzi l'invocata ermeneutica teologica – ma nessuno dovrebbe mai osare di negar loro religiosa attenzione interna ed esterna.
C'è tuttavia un "ma" ed un "se". Facciamo l'ipotesi che in qualcuno dei sedici documenti del Vaticano II, o addirittura in tutti, si rilevino errori. In astratto, è possibile: si è sempre discusso se un Concilio possa venir meno alle sue dichiarate intenzioni e finalità, o se possa addirittura cader in eresia. Il mio sommesso parere è che ciò non sia da escludere, attesa la fragilità o la malizia del cuore umano; ritengo tuttavia che, ove ciò si verificasse, un Concilio cesserebbe d'esser tale.
 
Quanto al Vaticano II, da circa cinquant'anni l'attenzione critica si è come assopita dinanzi ad esso, soffocata dal continuo osanna che l'ha circondato. Eppure i problemi non mancano, ed estremamente seri. Non parlo ovviamente d'eresia, ma di spunti dottrinali non in linea con la Tradizione di sempre e quindi non facilmente riconducibili al "quod semper, quod ubique, quod ab omnibus" del Lerinense, mancando a tali spunti la continuità dell' "eodem sensu eademque sententia" del suo "Commonitorium".
 
Per esempio, un "subsistit in" non può esser accolto a cuor leggero, se non si dimostri, attraverso la ricerca e la discussione critica - intendo ad alto livello scientifico - che tutto sommato può esser interpretato in maniera ortodossa: il che, a mio avviso, dovrebbe escludere il decantato allargamento della "cattolicità" e della capacità salvifica alle denominazioni cristiane non cattoliche. Se poi si consideri la "Dignitatis hnumanae" come l'antisillabo rispetto al famoso documento del beato Pio IX (1864), la continuità con la Tradizione viene infranta ancor prima di porne il problema. (....)
C'è poi da tener presente un'altra circostanza, in base alla quale il valore dei documenti, pur se tutti conciliari e quindi magisteriali, non è sempre il medesimo: altro è una Costituzione, altro un Decreto ed altro ancora una Dichiarazione. C'è una validità decrescente da documento a documento. Ed anche se risultasse con ogni evidenza un eventuale errore del Vaticano II, la sua gravità varierebbe in base alla sua collocazione in una delle tre diverse tipologie di documenti.

Riassumendo, dunque, direi:

  • il Concilio Ecumenico Vaticano II è indubbiamente magisteriale;
  • altrettanto indubbiamente non è dogmatico, bensì pastorale essendosi sempre come tale presentato;
  • le sue dottrine son infallibili ed irreformabili solo se e là dove son desunte da pronunciamenti dogmatici;
  • quelle che non godono di supporti tradizionali costituiscono, nel loro complesso, un insegnamento autenticamente conciliare e quindi magisteriale, se pur non dogmatico, ingenerando così l'obbligo non della fede, ma d'un'accoglienza attenta e rispettosa, nella linea d'una leale e riverente adesione;
  • quelle, infine, la cui novità appare o inconciliabile con la Tradizione, o ad essa contrapposta, potranno e dovranno esser seriamente sottoposte ad esame critico sulla base della più rigorosa ermeneutica teologica.

Salvo ovviamente "meliore iudicio".

(Monsignor Brunero Gherardini)

martedì 6 ottobre 2020

Clero cattolico smarrito

Un articolo non recente ma di grande attualità che ci spinge a meditare........Inoltre la frase, non so se sia veramente di Voltaire ma credo che in tanti, all'interno del clero, ormai senza certezze su Gesù Cristo e la Sua Santa Chiesa Cattolica, pare l'abbiano accolta.

Preambolo 
Più passa il tempo e più siamo testimoni di un continuo accelerare nella dissoluzione liturgica e dottrinale messa in atto dalla chiesa conciliare. Coloro che hanno scelto di vivere secondo lo spirito del mondo appaiono sempre più meschini e spudorati. 
Distruggere la Chiesa cattolica e spedire alla perdizione quante più anime possibile: ecco l'obiettivo.

Ci rendiamo conto che queste parole non sono più nemmeno comprese dalla maggior parte degli stessi fedeli che si dicono cattolici, quei fedeli che sono figli delle generazioni cadute preda del Concilio Vaticano II, che non sono più stati educati alla Fede e alla conoscenza della propria religione, con il risultato che per il clero iscariota oggi i tempi sono maturi per la proclamazione dell'eresia e per qualsivoglia malefico scandalo, certo che nessuno batterà ciglio perché la corruzione dei cuori ha ormai attecchito le sue radici in profondità.

Dal 1962 ad oggi, le anime sono state avvelenate al punto giusto: ora è giunto il tempo del raccolto. Attraverso il Vaticano II e il soffio del suo spirito modernista ecco che la devastazione prende forma.
Rebus sic stantibus non dovrebbe nemmeno sorprendere un clero conciliare che apre bocca per confondere subdolamente invece che proclamare con ardore la Verità; ciò che lascia stupefatti, invece, è il livello di malvagità che poco a poco si svela affiorando in superficie e la presa d'atto della profondità dell'odio e della devastazione interiore che vengono raggiunti nell'animo quando si passa a lavorare per il Nemico. Il demonio prima ti seduce e poi ti distrugge: impressionante.

Siamo infatti davanti non solo ad un clero che ha tradito Nostro Signore rifiutandosi di vivere secondo i Suoi insegnamenti. No, non si tratta solo di questo: sarebbe un lusso, ancorché logica conseguenza, aspettarsi che tale clero liberi il posto e se ne vada dove gli pare, fondando altrove la sua chiesa perversa che adora l'uomo (invece che Dio) assecondandone i peccati...
Invece la gravità deriva dal fatto che questo clero intende occupare la Chiesa cattolica dall'interno e corrompere i fedeli: questo è il dramma. L'avversione per la Verità viene perseguita stando all'interno della Casa del Signore: in questo modo, è certo, si raggiungeranno sicuri e più devastanti risultati...

Vi è dunque la volontà nell'attuare uno specifico comportamento volto ad ingannare, a far cadere in errore: in termini giuridici ciò prende il nome di dolo. La finzione e l'ambiguità sono gli strumenti per celarsi agli occhi dei semplici, traendoli in inganno.
A questi terribili e pericolosi malfattori, che attentano la nostra salvezza eterna, e che fanno proseliti di fedeli ingenui, di pecoroni e gente fatta della loro stessa risma, bisogna resistere e ricordare il dovere del vero cattolico: schierarsi per il Bene e combattere il Male. “Chi non è con me è contro di me” dice il Signore (Mt 12,30) “e chi non raccoglie con me, disperde.” 

Alcune notizie degne di nota 
Passando agli ultimi fatti di cronaca, non si può soprassedere sulla performance di mons. Paglia, intervenuto nella sede del Partito Radicale per la presentazione libraria (17 febbraio 2017) dell’autobiografia postuma del leader politico Marco Pannella. Si rimane allibiti nel leggere le parole del fido collaboratore di papa Bergoglio (il video compare anche sul sito internet ufficiale del monsignore) verso colui che ha passato un'intera vita per combattere la Chiesa cattolica e dunque Gesù Cristo.
Di quell'istrionico personaggio che si è speso per l'aborto, il divorzio, la famiglia omosessuale... oggi ci tocca persino sentirne l'esaltazione proveniente – ironia della sorte - da chi ufficialmente è stato (26 giugno 2012) nominato Presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, ed ora riveste la carica di Presidente della Pontifica Accademia per la Vita!  
Lo spirito di Marco ci aiuti a vivere in quella stessa direzione”, ha detto Paglia, che ha aggiunto:  “Pannella, uomo di grande spiritualità”, “(la sua è) una grande perdita per questo nostro Paese”, “ha speso la vita per gli ultimi”, “in difesa della dignità di tutti, particolarmente dei più emarginati… Pannella è veramente un uomo spirituale”, è “un uomo che sa aiutarci a sperare nonostante le notizie, la quotidianità che ci metta a dura prova”, “il Marco pieno di spirito continua a soffiare”, “Marco ispiratore di una vita più bella non solo per l’Italia, ma per questo nostro mondo, che ha bisogno più che mai di uomini che sappiano parlare come lui… io mi auguro che lo spirito di Marco ci aiuti a vivere in quella stessa direzione”.

Simili espressioni, oltre a far venire il voltastomaco, sono vergognose così come è vergognoso che nessun vescovo, sacerdote o religioso abbia osato intervenire per sbugiardare e confutare parole tanto gravi e false, che rappresentano un nuovo mattone nella costruzione della falsa chiesa e della società, dai chiari connotati anticattolici, dove tutto è sovvertito. 

E che dire delle scandalose parole di Arturo Sosa Abascal, nuovo Superiore generale della Compagnia di Gesù (i Gesuiti, di cui fa parte papa Bergoglio). In questo tempi, nella chiesa conciliare, ecco cosa si giunge a dire: "Intanto bisognerebbe incominciare una bella riflessione su che cosa ha detto veramente Gesù. A quel tempo nessuno aveva un registratore per inciderne le parole. Quello che si sa è che le parole di Gesù vanno contestualizzate, sono espresse con un linguaggio, in un ambiente preciso, sono indirizzate a qualcuno di definito".
Non ci risulta anche in questo caso che nessun pastore cattolico sia intervenuto per riparare a queste parole ripugnanti e insulse. Simili sproloqui dovrebbero far scattare seduta stante un commissariamento per indagare su che cosa si insegna nella Compagnia di Gesù. Le autorità vaticane invece commissariano (e distruggono con veemenza) un Ordine mariano, i Francescani dell'Immacolata, che si sono distinti per la loro fedeltà all'autentico insegnamento di San Francesco e al Magistero perenne (compresa la spiritualità orientata alla liturgia tridentina). Salvati e promossi i primi, condannati e distrutti i secondi: qualcosa non torna, o forse torna proprio tutto se si considera l'odio per la Messa “di sempre” e per la Dottrina cattolica.

Ora si è riusciti a giungere laddove si è sempre mirato: è giunto finalmente il momento anche per confutare le parole stesse di Gesù Cristo. Questo fine diabolico si ricollega alle perle proferite tempo fa dal (ora ex)priore di Bose Enzo Bianchi che riuscì nell'impresa di attaccare, neanche tanto subdolamente, nientemeno che Maria Santissima: “Nella chiesa c’è buona volontà ma poi della donna si hanno immagini irreali: il modello di Maria, vergine e madre, che non può essere il riferimento per una promozione della donna nella chiesa" (intervista su Repubblica, 9 settembre 2015).

Queste parole fanno il paio con quelle di di padre Raniero Cantalamessa (18 dicembre 2015) quando, in occasione di una predica di Avvento il francescano ha detto: «Specialmente negli ultimi secoli, abbiamo contribuito a rendere Maria inaccettabile ai fratelli protestanti, onorandola in modo talvolta esagerato e sconsiderato e soprattutto non collocando tale devozione dentro un quadro biblico ben chiaro che ne facesse vedere il ruolo subordinato rispetto alla Parola di Dio, allo Spirito Santo e a Gesù stesso. La mariologia negli ultimi secoli era divenuta una fabbrica continua di nuovi titoli, nuove devozioni, spesso in polemica con i protestanti, usando talvolta Maria – la comune Madre! – come un’arma contro di essi».
Simili idiozie si scontrano con il ruolo della Madonna nel piano di salvezza delle anime e soprattutto, col la profezia che sarà Lei a schiacciare ancora una volta il demonio: basta leggere gli scritti del Montfort per scoprire il ruolo di Maria nel combattimento escatologico contro Satana. È evidente dunque a chi la Madre del Signore risulta insopportabile. 

Dulcis in fundo, riprendiamo le parole di Mons. Pozzo in occasione di un'intervista (2 febbario 2017) rilasciata a proposito della possibile regolarizzazione canonica della Fraternità San Pio X fondata da Mons. Lefebvre. L’arcivescovo Guido Pozzo è il Segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, incaricata di negoziare il ritorno alla comunione della Fraternità: “E’ un falso problema chiedersi se un cattolico possa accettare o no il Concilio. - argomenta il prelato - Un buon cattolico non può rifiutarlo, trattandosi di un’assemblea universale dei vescovi riuniti intorno al Papa. Il vero problema è l’interpretazione dei documenti conciliari. Come ha detto Benedetto XVI, vi sono due ermeneutiche del Vaticano II, una nella linea del rinnovamento nella continuità con la tradizione e un’altra nella linea della rottura con la tradizione. L’interpretazione corretta è la prima, ma esiste un problema nell’interpretazione di certe formulazioni." 

Queste parole, apparentemente innocue, dimostrano una volta di più quanto siamo lontani dalla realtà. Nonostante i suoi frutti marci (e il carattere pastorale, non dogmatico), ci si ostina ad indicare il Concilio Vaticano II come di riferimento per il buon cattolico. Si riprende il concetto di continuità con la Tradizione della Chiesa quale giusto criterio per interpretare i testi conciliari pur sapendo che di fatto ciò che accade nella chiesa odierna sconfessa punto per punto ciò che si enuncia a parole (vedasi ad esempio l'opposizione della maggior parte del clero a concedere la celebrazione di una Messa tridentina, oppure le condanne del Concilio – dogmatico! - di Trento in merito all'eresia luterana puntualmente ignorate da tutti i Papi conciliari).
A questo punto due ipotesi: o abbiamo davanti un clero con le fette di salame sugli occhi, oppure un clero falso e profondamente corrotto. Delle due ipotesi difficile distinguere quale sia la peggiore, dal momento che a farne le spese sono sempre le anime dei fedeli e la loro salvezza eterna. 

Conclusione 
In estrema sintesi, la situazione del clero di oggi è presto detta: i veri sacerdoti cattolici che vivono e difendono la Tradizione sono un gruppo sparuto e aspramente perseguitato dalle stesse autorità vaticane odierne; una parte del clero rimanente conosce bene dove stanno la Verità e i suoi doveri di guida delle anime... ma è vile, incerto e assai timoroso; il resto, la gran parte, è composto da pastori privi di Fede, traditori della peggior risma, intrisi di odio e cattiveria verso tutto ciò che conduce alla santità.
Questa è la situazione, piaccia o meno.
Nel prendere atto di questa drammatica realtà, nonostante l'operare continuo del clero di Giuda, il fedele che per Grazia continuerà a conservare nel cuore il sensus fidei che non lo fa deragliare dalla giusta via verso il Cielo, sa che deve vegliare, mettersi alla costante ricerca di veri pastori, conservare e proteggere la Fede, invocare la Santissima Vergine nostra Protettrice, e prepararsi ad essere perseguitato e calunniato... in attesa che la Chiesa, cacciati gli occupanti, ritorni ad essere cattolica in ogni suo ministro, in ogni sua diocesi, parrocchia, sacrestia... perché dal Vaticano II ad oggi, checché se ne dica, non lo è più.