La mia Terra di Mezzo

Tra un fonendo ed una tazza, scorre la mia Terra di Mezzo, il mio presente.....Le porte? Si possono aprire, spalancare sul mondo, ma si possono anche chiudere, per custodire preziosi silenzi e recondite preghiere....





post recenti

lunedì 28 ottobre 2019

Il clima che cambia. Le risposte della scienza



scritto da
«Chiedete agli scienziati!» ha detto papa Francesco in aereo, di ritorno da Bogotà, a proposito dei cambiamenti climatici. «E vedrete che vi diranno che il riscaldamento del pianeta è colpa dell’uomo. Ma l’uomo è stupido».
 
Per cui il sottoscritto, che sa di non sapere e di essere molto ma molto stupido, ha chiesto.
 
Ed ecco i risultati.
 
Scienziato A. Il riscaldamento del pianeta non è colpa dell’uomo. È una faccenda di cicli. Per un tot di secoli la terra ha la tendenza a raffreddarsi, poi per un tot di altri secoli mostra la tendenza opposta, e via così, con andamento a pendolo. La prova? Ci sono state epoche di surriscaldamento anche molto prima della rivoluzione industriale. Quindi niente catastrofismi.
 
Scienziato B. Il riscaldamento del pianeta è colpa dell’uomo. Le temperature non sono mai state così elevate come da quando ci siamo messi a introdurre nell’atmosfera terrestre quantità crescenti di gas serra. Il problema nasce nel corso del ventesimo secolo ed è sempre più grave, perché sempre maggiori sono le emissioni nocive. Se non la smetteremo, il pianeta si riscalderà sempre di più, con catastrofiche conseguenze.
 
Scienziato C. Il riscaldamento del pianeta è in parte colpa dell’uomo, ma dipende soprattutto dalle variazioni naturali, che ci sono sempre state e sempre ci saranno, con un’alternanza tra epoche più fredde ed epoche più calde. Per le variazioni, comunque, più che l’attività umana sono decisivi altri fattori, come l’assetto orbitale del pianeta e le perturbazioni dell’attività solare. La prova che le azioni umane influenzano il clima solo in minima parte sta nel fatto che negli ultimi mille anni ci sono state variazioni indipendentemente dalle emissioni di gas serra.
 
Scienziato D. Il riscaldamento del pianeta è in parte dovuto alle variazioni naturali, ma in massima parte dipende dalle attività umane. L’incremento medio globale delle temperature va attribuito all’aumento della concentrazione atmosferica dei gas serra e in particolare dell’anidride carbonica, aumento determinato dalla generazione di energia per mezzo di combustibili fossili e dalla deforestazione, causa a sua volta di un incremento dei gas serra.
 
Scienziato E. I gas serra? Impatto nullo. Il vero problema? Le emissioni solari!
 
Scienziato F. Le vere cause? I gas serra. Le emissioni solari? Nessun effetto.
 
Scienziato G. Tutta colpa della crescita della popolazione. Più popolazione, più energia. Più energia, più emissioni di gas serra. Più emissioni, più alte temperature.
 
Scienziato H. L’aumento della popolazione? Non ha alcun impatto. Nel Medioevo, quando la popolazione mondiale era pochissima cosa rispetto all’attuale, ci fu un periodo caldo documentato dagli storici. La vite cresceva in tutta Europa, anche nel Nord della Gran Bretagna, e i vichinghi approfittarono della riduzione dei ghiacci per colonizzare la Groenlandia, che si chiama così (Terra verde) proprio perché era libera dai ghiacci.
 
Scienziato I. Volete scherzare? La storia della Groenlandia senza ghiaccio è una leggenda negazionista. Il vichingo Erik il Rosso la chiamò Terra verde perché aveva bisogno di essere raggiunto dai compagni, e il modo migliore di convincerli era che quella terra fosse bella, fertile e accogliente, senza ghiacci. Insomma, disse una bugia.
 
Scienziato L. Qui si vaneggia. Erik il Rosso (ammesso che fosse proprio rosso) chiamò quella terra Terra verde perché aveva bevuto troppa birra e gli andava così.
 
Scienziato M. A parte che Erik il Rosso era astemio, guarda che la Groenlandia era sia verde sia bianca, ma più bianca che verde.
 
Scienziato N. Mi fate pena. Lo sanno anche i sassi che i cambiamenti climatici dipendono dalle scie chimiche. E comunque Erik il rosso non era astemio. In realtà beveva un amaro, il famoso Amaro del Vichingo, che lui stesso produceva utilizzando le erbe della parte verde della terra Verde. Poi dalla parte bianca si faceva portare il ghiaccio,  a dorso di renne muschiate. Perché di Erik si può dire tutto il male possibile, però, accidenti, era uno che sapeva vivere.
 
Scienziato O. I calcoli dei negazionisti sono tutti sbagliati! Lo dimostrano le principali organizzazioni scientifiche, come la Geological Royal Society di Londra, la Climatology Society di Edimburgo, la Zeitschriff der Deutschen Morgenländischen Gesellshaft di Bamberga, l’Università di Tashkent nonché l’Acta eruditorum di Otto Mencke e Gottfried Leibniz e il Karlsruher Institut für Technologie und Wetterbericht .
 
Scienziato P. I calcoli dei catastrofisti sono tutti sbagliati. Questi pseudoscienziati dovrebbero vergognarsi. Lo dimostrano autorevoli pubblicazioni come il Royal Bullettin dell’Università di Saskatoon, lo Scientific Journal di Asgabat, lo Space and Interstellar Magazine di Arequipa e il Multifunctional Journal on Imminent Danger di Dacca. Informatevi!
 
Scienziato Q. Andiamo, lo sanno tutti che gli scienziati, escluso naturalmente me medesimo, sono al soldo delle multinazionali e scrivono soltanto quello che i grandi colossi industriali vogliono che diventi senso comune. E comunque Erik il Rosso era sia astemio sia bevitore. Ma non di amaro.
 
Scienziato R. Trovo francamente irragionevole ragionare su questi temi complessi senza tener conto dell’influenza esercitata dalla nebulosa di Andromeda e dagli anelli di Saturno. Nell’epoca dell’interdipendenza, dell’intermedialità, dell’interferenza e dell’interferometro, è puerile pensare di fare a meno dell’interdisciplinarietà.
 
Scienziato S. Onestamente, non ho una teoria. Però teniamo presente che i Maya avevano previsto la fine del mondo per il 12 dicembre 2012, il che, tenuto conto dello spostamento dell’asse terrestre, delle fasi lunari, dell’inclinazione assiale, dell’inversione dei poli, della rotazione del campo geomagnetico diviso pi greco moltiplicato y… ecco…  dovrebbe corrispondere… dunque… vediamo… Mio Dio! A oggi!
 
Beh, mi fermo qui, tanto avete capito. Che dire? Per quanto ci si sforzi, non si trova uno scienziato che sia d’accordo con un altro.
Io, sapendo di essere stupidissimo, ci ho messo tanta buona volontà. Ma gli scienziati non è che siano molto collaborativi. Dopo averli consultati, l’unica cosa certa mi sembra una: la scienza non ha certezze. In compenso ha molte ipotesi, che però sfortunatamente sono in larga misura inconciliabili. E oltretutto mi è venuto un gran mal di testa.
Quindi non so a quali scienziati si riferisca Francesco. Forse lui ne ha di fidatissimi. Forse sono i gesuiti della Specola vaticana? O quelli della «Civiltà Cattolica»? O quelli della Gregoriana? Sarebbe interessante saperlo. Così, per togliersi qualche dubbio.
E, scusate, sapete mica se l’Amaro del Vichingo fa passare il mal di testa…
 
Aldo Maria Valli

Tratto da QUI

venerdì 25 ottobre 2019

Scarsità di clero e pastorale vocazionale

Foto presa dal blog 'Messa in latino' QUI
 
25. A proposito del legame tra sacramento dell'Ordine ed Eucaristia, il Sinodo si è soffermato sulla situazione di disagio che si viene a creare in diverse Diocesi quando ci si trova a dover fare i conti con la scarsità di sacerdoti. Ciò accade non solo in alcune zone di prima evangelizzazione, ma anche in molti Paesi di lunga tradizione cristiana. Certamente giova alla soluzione del problema una più equa distribuzione del clero. Occorre dunque un lavoro di sensibilizzazione capillare. I Vescovi coinvolgano nelle necessità pastorali gli Istituti di Vita Consacrata e le nuove realtà ecclesiali, nel rispetto del carisma loro proprio, e sollecitino tutti i membri del clero a una più grande disponibilità per servire la Chiesa là dove ve ne sia bisogno, anche a costo di sacrificio.(78) Inoltre, all'interno del Sinodo si è anche discusso sulle attenzioni pastorali da mettere in atto per favorire, soprattutto nei giovani, l'apertura interiore alla vocazione sacerdotale. Tale situazione non può trovare soluzione in semplici accorgimenti pragmatici. Si deve evitare che i Vescovi, spinti da pur comprensibili preoccupazioni funzionali per la mancanza di clero, non svolgano un adeguato discernimento vocazionale e ammettano alla formazione specifica e all'ordinazione candidati che non possiedono le caratteristiche necessarie per il servizio sacerdotale.(79) Un clero non sufficientemente formato, ammesso all'ordinazione senza il doveroso discernimento, difficilmente potrà offrire una testimonianza atta a suscitare in altri il desiderio di corrispondere con generosità alla chiamata di Cristo. La pastorale vocazionale, in realtà, deve coinvolgere tutta la comunità cristiana in ogni suo ambito.(80) Ovviamente, in questo capillare lavoro pastorale è inclusa anche l'opera di sensibilizzazione delle famiglie, spesso indifferenti se non addirittura contrarie all'ipotesi della vocazione sacerdotale. Si aprano con generosità al dono della vita ed educhino i figli ad essere disponibili alla volontà di Dio. In sintesi, occorre soprattutto avere il coraggio di proporre ai giovani la radicalità della sequela di Cristo mostrandone il fascino.
(78) Cfr Propositio 11.
(79) Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sulla formazione sacerdotale Optatam totius, 6; Codice di Diritto Canonico, can. 241, § 1 e can. 1029; Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 342, § 1 e can. 758; Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis (25 marzo 1992) 11.34.50: AAS 84 (1992), 673-675; 712-714; 746-748; Congregazione per il Clero, Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri Dives Ecclesiae (31 marzo 1994), 58: LEV, 1994, pp. 56-58; Congregazione per l'educazione cattolica, Istruzione circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri (4 novembre 2005): AAS 97 (2005), 1007-1013.
(80) Cfr Propositio 12; Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis (25 marzo 1992) 41: AAS 84 (1992), 726-729

martedì 22 ottobre 2019

Tempi moderni



Leggere i tempi secondo il Vangelo
non leggere il Vangelo secondo i tempi. 

lunedì 21 ottobre 2019

Circa l'Eucaristia


"IL CORPO DI GESÙ DATO A TUTTI, SENZA DISCERNIMENTO"
 
Oggi, certi preti trattano l'eucaristia con sovrano disprezzo. Vedono la messa come un rumoroso banchetto nel quale i cristiani fedeli all'insegnamento di Gesù, i divorziati risposati, gli uomini e le donne in situazione di adulterio, i turisti non battezzati che partecipano alle celebrazioni eucaristiche delle grandi folle anonime possono avere accesso al corpo e al sangue del Cristo, senza distinzioni.

La Chiesa deve esaminare con urgenza l'opportunità ecclesiale e pastorale di queste immense celebrazioni eucaristiche composte da migliaia e migliaia di partecipanti. C'è un grande pericolo di trasformare l'eucaristia, "il grande mistero della fede", in una banale kermesse e di profanare il corpo e il sangue prezioso del Cristo. I preti che distribuiscono le sacre specie e non conoscono nessuno e danno il corpo di Gesù a tutti, senza discernimento tra i cristiani e i non cristiani, partecipano alla profanazione del santo sacrificio eucaristico. Coloro che esercitano l'autorità nella Chiesa diventano colpevoli, per una forma di complicità volontaria, lasciando che si compia il sacrilegio e la profanazione del corpo del Cristo in queste gigantesche e ridicole autocelebrazioni, in cui davvero pochi percepiscono che "voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga" (1 Cor 11, 26).

Dei preti infedeli alla "memoria" di Gesù insistono più sull'aspetto festivo e sulla dimensione fraterna della messa che sul sacrificio di sangue del Cristo sulla croce. L'importanza delle disposizioni interiori e la necessità di riconciliarci con Dio accettando di lasciarci purificare dal sacramento della confessione non sono più di moda oggi. Ogni giorno di più occultiano il monito di san Paolo ai Corinti: "Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi" (cf. 1 Cor 11, 27-30).


di Robert Sarah
da "La force du silence", Fayard, 2016

venerdì 18 ottobre 2019

Come decadde la civiltà cristiana /4

3) Comunismo

Nel protestantesimo erano nate alcune sette che, trasponendo direttamente le loro tendenze religiose nel campo politico, avevano preparato l'avvento dello spirito repubblicano. S. Francesco di Sales, nel secolo XVII, mise in guardia il duca di Savoia contro queste tendenze repubblicane (Sainte -Beuve, Etudes des lundis -XVIIème siècle- Saint Francois de Sales, Librairie Garnier, Parigi 1928, pag. 364). Altre sette, spingendosi più avanti, adottarono principi che, se non si possono chiamare comunisti in tutto il senso odierno del termine, sono perlomeno pre-comunisti.

Dalla Rivoluzione Francese nacque il movimento comunista di Babeuf. E più tardi, dallo spirito sempre più attivo della Rivoluzione, sorsero le scuole del comunismo utopistico del secolo XIX e il comunismo detto scientifico di Marx". ("RCR" del prof. Plinio Correa de Oliveira, Parte I, cap. III, 5D)

La Rivoluzione Francese, apparentemente chiusa con l'instaurazione dell'Impero, si propagò per tutta Europa negli zaini dei soldati di Napoleone. Le guerre e rivoluzioni che segnarono il periodo dal 1814 al 1918, furono un insieme di convulsioni nel corso delle quali tutta l'Europa si trasformò secondo lo spirito della Rivoluzione Francese.
La tesi ugualitaria si espresse nella Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo - magna carta della Rivoluzione Francese e dell'era storica da questa inaugurata - in tutta la sua nudità: "Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti". E' chiaro che questo principio è suscettibile di una interpretazione 'pro bono'. Ma il testo della famosa Dichiarazione era per lo più generico: affermava l'uguaglianza e la libertà senza menzionare alcuna restrizione. Esso propiziava una interpretazione larga e sfavorevole: una uguaglianza e una libertà assolute e totali (questo problema è trattato più a fondo in "RCR" Parte I, cap. VII, 3: gli uomini sono uguali per natura, e diversi solo nei loro elementi accidentali). Ben inteso, è questa interpretazione quella che corrispondeva allo spirito della Rivoluzione nascente. Lungo il suo corso, essa andò scaricando tutti i suoi partigiani che non concordassero con questo spirito. La caccia ai nobili e ai chierici fu seguita dalla caccia ai borghesi. Doveva rimanere solo il lavoratore manuale.
Finito il Terrore, la borghesia, desiderosa di eliminare in tutta l'Europa le antiche classi privilegiate, continuò ad affermare gli "immortali principi" del 1789. Essa lo faceva in modo ambiguo ed imprudente, non temendo di suscitare nelle masse popolari la tendenza all'uguaglianza e alla libertà complete, al fine di ottenere il loro appoggio nella lotta contro la monarchia, l'aristocrazia ed il clero. Questa imprudenza facilitò in larga misura lo sbocciare del movimento che avrebbe messo in scacco il potere della borghesia. Se tutti gli uomini sono liberi e uguali, con che diritto esistono i ricchi? Con che diritto i figli ereditano, senza lavorare, i beni dei loro padri?

Già prima che l'industrializzazione formasse le grandi concentrazioni di proletari sottonutriti, il comunismo utopistico proclamava essere una illusione la mera uguaglianza politica istituita dalla borghesia, ed esigeva l'uguaglianza sociale ed economica assoluta. L'anarchismo, che sognava una società senza autorità, si propagava. Questi principi radicali minarono dopo poco la mentalità di numerosi monarchi, di potestà e nobiltà civili ed ecclesiastiche, ed istillarono in larghissime fasce di beneficiari dell'ordine allora vigente una certa simpatia per la "generosità" degli ideali libertari e ugualitari, così come una "cattiva coscienza" quanto alla legittimità dei poteri di cui si trovavano investiti. I leaders marxisti conoscono, in misura maggiore o minore, le idee di Marx, ma la base comunista generalmente non ne conosce la dottrina. Quello che la spinge a radunarsi attorno ai suoi capi sono vaghe idee di uguaglianza e giustizia, diffuse dal socialismo utopistico. Se i marxisti incontrano fuori dal loro ambiente, in certe zone dell'opinione pubblica, un'aura di simpatia, lo devono ancora all'irradiazione universale di principi ugualitari della Rivoluzione Francese e al sentimentalismo romantico del socialismo utopistico.
"E cosa vi può essere di più logico? Il deismo dà come frutto normale l'ateismo. La sensualità, in rivolta contro i fragili ostacoli del divorzio, tende di per sè stessa al libero amore. L'orgoglio, nemico di ogni superiorità, attaccherà necessariamente l'ultima disuguaglianza, cioè quella economica. E così, ebbro del sogno di una Repubblica Universale, della soppressione di ogni autorità ecclesiastica e civile, dell'abolizione di qualsiasi Chiesa e, dopo una dittatura operaia di transizione, anche dello stesso Stato, ecco ora il neobarbaro del secolo XX, il più recente e più avanzato prodotto del processo rivoluzionario". ("RCR", del prof. Plinio Correa de Oliveira, Parte I, cap. III, 5D).
 
Conferme dai documenti del Magistero Ecclesiastico.

Oltre alla solida dimostrazione storica, fino ad oggi non confutata da alcuno, la teoria delle tre rivoluzioni trova fondamento in numerosi documenti del Magistero della Chiesa, di cui ne citiamo alcuni emblematici a diverso titolo.

A proposito dell'esecuzione di Luigi XVI, nel 1793, Papa Pio VI diresse una allocuzione al Concistoro nella quale mostra il vero carattere della Rivoluzione Francese. Egli afferma che Luigi XVI fu assassinato in odio alla fede, da una cospirazione preparata da calvinisti alleati ai filosofi atei del secolo XVIII. Ciò dimostra il legame esistente fra protestantesimo e Rivoluzione Francese. Entrambi avevano lo stesso obiettivo finale e lo stesso spirito.
Papa Leone XIII, nella Lettera Apostolica "Pervenuti all'anno vigesimo quinto", dimostra
 splendidamente come il libero esame protestante aprì la strada al filosofismo del sec. XVII e questi, a sua volta, preparò l'ateismo moderno.
Papa Pio XII espone il legame esistente tra le tre tappe della Rivoluzione in numerosi documenti, e, in modo particolarmente efficace, sia dal punto di vista teologico che da quello sociale, nel discorso "Nel contemplare" del 12/10/1952.

Durante il Concilio Vaticano II, fu presentata una petizione, firmata da 213 Vescovi, che chiedeva la condanna del comunismo. In questa petizione si affermava che gli errori comunisti hanno la loro origine nei principi della Rivoluzione Francese. L'importanza di questo documento sta nel fatto che quei Vescovi avevano sottoscritto questa affermazione.
 
 

mercoledì 16 ottobre 2019

Come decadde la civiltà cristiana /3

1) Pseudo-Riforma e Rinascimento.
Dopo aver descritto la decadenza del medioevo, occorre parlare delle successive tappe del processo rivoluzionario.
Questo nuovo stato d'animo conteneva un desiderio possente, sebbene più o meno inconfessato, di un ordine di cose fondamentalmente diverso da quello che era giunto al suo apogeo nei secoli XII e XIII. Anche nell'Umanesimo e nel Rinascimento troviamo perciò l'ostilità al soprannaturale e al Magistero della Chiesa, così come all'austerità dei costumi.

"Il tipo umano, ispirato ai moralisti pagani, che quel movimento introdusse come ideale in Europa, e la cultura e la civiltà coerenti con esso, è il precursore dell'uomo avido di guadagni, sensuale, laico e pragmatista dei nostri giorni, della cultura e della civiltà materialistiche in cui ci andiamo immergendo sempre più.

In alcune parti d'Europa, esso si sviluppò senza portare all'apostasia formale. Notevoli resistenze gli si opposero. Ed anche quando si installava nelle anime, non osava chiedere - almeno all'inizio - una rottura formale con la fede.

Ma in altri paesi attaccò apertamente la Chiesa. L'orgoglio e la sensualità, nel cui soddisfacimento consiste il piacere della vita pagana, suscitarono il protestantesimo.
L'orgoglio diede origine allo spirito di dubbio, al libero esame, all'interpretazione naturalistica della Scrittura. Produsse la rivolta contro l'autorità ecclesiastica, espressa in tutte le sette con la negazione del carattere monarchico della Chiesa universale, cioè con la rivolta contro il papato. Alcune, più radicali, negarono anche quella che si potrebbe chiamare l'alta aristocrazia della Chiesa, ossia i Vescovi, suoi prìncipi. Altre ancora negarono lo stesso sacerdozio gerarchico, riducendolo ad una semplice delegazione del popolo, unico vero detentore del potere sacerdotale.
Sul piano morale, il trionfo della sensualità nel protestantesimo si affermò con la soppressione del celibato ecclesiastico e con l'introduzione del divorzio". ("RCR" del prof. Plinio Correa de Oliveira, Parte I, cap. III, 5B)


2) Rivoluzione Francese

Questa tendenza ugualitaria, che si era già manifestata in materia religiosa, passò anche nel campo politico.

"Allo scopo di evitare qualsiasi equivoco, conviene sottolineare che questa esposizione non contiene l'affermazione che la repubblica sia un regime politico necessariamente rivoluzionario. Leone XIII ha messo in chiaro, parlando delle diverse forme di governo, che 'ognuna di esse è buona, purché sappia procedere rettamente verso il suo fine, ossia verso il bene comune, per il quale 'autorità sociale è costituita'. (Enciclica Au milieu des sollicitudes, del 16.2.1892)
Qualifichiamo come rivoluzionaria, questo sì, l'ostilità professata, per principio, contro la  monarchia e contro l'aristocrazia, come se fossero forme essenzialmente incompatibili con la dignità umana e l'ordine normale delle cose.
E' l'errore condannato da S. Pio X nella lettera apostolica Notre Charge Apostolique, del 25 agosto 1910". ("RCR" del prof. Plinio Correa de Oliveira, Parte I, cap. III, 5E)
Una prima manifestazione di egualitarismo politico, fu la Rivoluzione Inglese, che decapitò Carlo I, proclamò la repubblica in Inghilterra, ed abolì virtualmente i titoli di nobiltà. Precisamente fu la setta di Cromwell, i Puritani, la quale non ammetteva disuguaglianze religiose, che, coerentemente, insorse anche contro le disuguaglianze civili. Perché se qualcuno odia le disuguaglianze a causa dell'orgoglio, questi è disturbato sia dalla disuguaglianza religiosa quanto da quella civile, e finisce con scagliarsi contro ambedue. Questa Rivoluzione suscitò una reazione dopo la morte di Oliver Cromwell. Suo figlio Richard rimase al governo molto poco tempo, e subito dopo ebbe luogo il ristabilimento della monarchia con Carlo II.

La continuità del processo rivoluzionario

Ma questa tendenza rivoluzionaria esplose sopratutto in Francia, paese che era stato fortemente lavorato dal protestantesimo.

Nel secolo XVI, una gran parte della Francia divenne protestante, e se non fosse stato per l'ausilio di Federico II, Re di Spagna, e l'influenza dei Papi, lo sarebbe divenuta interamente. La Rivoluzione continuò ad avere un carattere religioso, e diede vita al Giansenismo, una forma travestita di Protestantesimo. Il Giansenismo produsse un progressivo raffreddamento religioso, che culminò nello scetticismo, ossia nello spirito di dubbio nei confronti della religione. Coi giansenisti incontriamo i gallicani, che sono cattolici, ma negano l'autorità del Papa sulla Chiesa di Francia.
Il naturalismo rinascimentale si sviluppò, e divenne Deismo, ossia accettazione vaga di un Dio impersonale. Il Deismo genera una mentalità atea che si esprime nella corrente culturale detta dell'enciclopedismo, che elaborò la dottrina della completa uguaglianza civile.

Uno studio attento dell'Assolutismo monarchico, dimostra che la politica dei monarchi assoluti, in tutto quel che non pregiudicava la loro autorità, era segnata dallo spirito ugualitario. La riduzione dei privilegi del clero e della nobiltà, fatta in modo progressivo dai Re assoluti, andava nella direzione di un'equiparazione politica di tutti i cittadini, sotto il potere dello Stato. I favoritismi continui dei Re, nei confronti della parte più attiva e sviluppata della plebe, cioè della borghesia, contribuì ancor più ad una situazione di uguaglianza politica.
La corruzione dei costumi, che era cresciuta dalla fine del medioevo, raggiunse nel 1700 un grado inimmaginabile.
La Rivoluzione Francese, continuatrice del Rinascimento e del Protestantesimo

La Francia, imbevuta degli elementi che nei paesi nordici avevano prodotto il protestantesimo, si preparava, attraverso l'enciclopedismo e l'assolutismo, ad una convulsione profonda, che altro non sarebbe stata se non la proiezione, nella sfera religiosa, filosofica, politica, sociale ed economica, dei principi protestanti.
Alla fine del secolo XVIII il protestantesimo era consumato, minato al suo interno dai progressi crescenti del dubbio e dello scetticismo, stancato ed invecchiato, mancava di forza di espansione. Umanesimo e Rinascimento erano sorti da molto tempo. Ma ciò che questi 3 movimenti avevano di più dinamico e fondamentale, ossia lo spirito che li aveva suscitati, sopravviveva ed era più forte che mai. Questo spirito doveva lanciare la Francia, e poi l'intera Europa, in un cataclisma liberale e ugualitario.

La Rivoluzione Francese fu notevolmente segnata dallo spirito protestante; la Chiesa Costituzionale da lei organizzata, altro non era se non uno strumento mal nascosto per impiantare in Francia un vero protestantesimo. Lo spirito ugualitario, anti-monarchico ed anti-aristocratico della Rivoluzione Francese è la proiezione, nella sfera civile, della tendenza ugualitaria che portò il protestantesimo a rifiutare gli elementi aristocratico e monarchico della gerarchia ecclesiastica.
Il fermento comunista che lavorava all'estrema sinistra di questa Rivoluzione, e che finì per esplicitarsi in movimenti come quello di Babeuf, non era se non la copia laica dei movimenti pre-comunisti, come quello dei Fratelli Moravi, che brulicavano in quella che si potrebbe chiamare la estrema sinistra protestante.
 
La completa laicizzazione dello Stato, la continua evocazione dei modelli del paganesimo classico, mostrano nella Rivoluzione Francese gli effetti dell'Umanesimo, del Rinascimento e dell'Enciclopedismo.



martedì 15 ottobre 2019

Come decadde la civiltà cristiana /2

La grandezza della civiltà cristiana.
La civiltà medievale, quando ben studiata, appare tanto grande e forte che non si capisce come possa essere caduta. In verità, è quando si considerano i resti che ancora sopravvivono della Civiltà Cristiana, e la forza dei medesimi dopo 400 anni di Rivoluzione, che si capisce quanto fu grande il medioevo.

Ma allora, come è riuscita la Rivoluzione ad abbattere questo ordine?

Il tallone d'Achille: l'orgoglio e la sensualità

Per quanto fosse sacrale, la Civiltà Cristiana, come tutto quanto esiste sulla terra, aveva i suoi punti deboli. Essa presentava due talloni d'Achille, due punti vulnerabili.

Questi due talloni sono l'orgoglio e la sensualità.

Di tutte le debolezze dell'uomo, quella che più urta contro tutta la struttura della società medievale è l'orgoglio. L'orgoglioso rifiuta una enorme serie di gerarchie che stanno sopra di lui, si irrita con esse fino al punto di non poterle sopportare. A sua volta la sensualità cozza contro ogni freno. Un individuo orgoglioso e sensuale fino in fondo è un anarchico. Lo sviluppo dell'anarchia avviene in modo progressivo, di generazione in generazione, per mezzo dell'abolizione di tutte le disuguaglianze che disturbano l'orgoglio e di tutte le leggi che frenano la sensualità.

La struttura gerarchica solidissima del medioevo, che si erse nella bufera e che resistette ai peggiori marosi, cadde quando essa era nella sua fase trionfale: non per opera dei suoi avversari - non furono i barbari o i turchi ad abbatterla - ma a causa di un veleno interno, del peccato. I responsabili, coloro che iniziarono a peccare, furono i membri della Cristianità che non reagirono come avrebbero dovuto.

Immenso peccato della Cristianità

Vi fu, in un determinato momento, un peccato che potremmo chiamare il peccato immenso. Cluny, l'ordine religioso che diede origine alla fase più splendente del medioevo, si rilassò, e rilassandosi distrusse le condizioni di resistenza di quell'ordine sacrale e gerarchico. La marea montante dell'orgoglio e della sensualità, incontrando anche queste complicità, giunse ad un grado tale che, nel secolo XVI, quel che doveva accadere accadde. Le acque si erano alzate a tal punto che finirono con l'aprire una prima breccia nella diga.
Come si sviluppò il processo di deterioramento.
Quando in una società l'orgoglio e la sensualità crescono senza essere seriamente combattuti, tutto l'edificio crolla. L'uguaglianza completa è il sogno esplicito o implicito dell'individuo che si consegna all'orgoglio, che, se non frenato, provoca la caduta di tutte le gerarchie. D'altro canto a causa dell'orgoglio, che porta l'uomo a rifiutare la dottrina della Chiesa, e a causa della sensualità, che porta le persone a vivere abitualmente in stato di peccato mortale e perciò in stato di ribellione contro la dottrina della Chiesa, comincia a nascere il sogno di una Chiesa senza Gerarchia, che ammette il divorzio, l'immoralità, che non condanna le mode indecenti, che lascia la sensualità espandersi a piacimento.

Qual è la conseguenza? Secondo Paul Bourget, quando gli uomini non vivono in accordo con le loro idee, finiscono con mettere le idee d'accordo con la loro vita. Quando un uomo diviene abitualmente orgoglioso, sebbene riconosca che la umiltà è una virtù, egli tende ad ammettere dottrine che, in ultima analisi, nascono dall'orgoglio. Quando vive in modo sensuale, tende ad ammettere dei principi che muovono nella direzione del libertarismo. Se egli non pone le azioni in accordo con le idee, finisce col porre le idee in accordo con gli atti. Le eresie esplodono da questo genere di cause. E tutta la struttura sociale rovina a partire da questo punto.

Niente di più forte di una società cattolica, sacrale, gerarchica, con uomini umili e casti. Niente di più debole di questa società se gli uomini divengono orgogliosi e sensuali.

Il medioevo conosce degli alti e bassi, che in qualche parte d'Europa vengono superati, e crisi di orgoglio e sensualità, anch'esse dominate. Fra queste crisi c'è quella del secolo XIII, quando Nostro Signore suscita l'ordine del francescani, che praticano in modo esimio l'umiltà e la purezza; suscita pure l'ordine dei domenicani, per combattere su un terreno più intellettuale di quello dei soli costumi, quegli stessi difetti. S. Francesco, S. Domenico, S. Alberto Magno, S. Tommaso d'Aquino, S. Bonaventura e tanti altri santi di questi ordini, respingono la marea montante della sensualità e dell'eresia e salvano il medioevo. Nel secolo XV l'orgoglio e la sensualità cresceranno di nuovo, in modo enorme, forse senza precedenti. I santi che predicano la necessità di una riforma dei costumi per ridare vita alla purezza e all'umiltà, come S. Bernardino da Siena, non vengono ascoltati.

San Vincenzo Ferreri comincia a predicare che la fine del mondo è vicina, e che egli è l'angelo predetto dall'Apocalisse per annunciare tutta una serie di catastrofi. E le catastrofi cominceranno di fatto nel secolo XVI, col protestantesimo. Come ha dimostrato il prof. Plinio Correa de Oliveira nell'opera RCR, questo processo di decadenza della civiltà medievale diede origine alle tre grandi Rivoluzioni della storia dell'Occidente:
 
la Pseudo-Riforma, la Rivoluzione Francese ed il Comunismo.

Queste tre Rivoluzioni sono di fatto tre tappe di una sola Rivoluzione, che "vuole distruggere tutto un ordine di cose legittimo, e sostituirlo con una situazione illegittima. Infatti l'ordine di cose che si sta distruggendo è la Cristianità medievale. Ora, la Cristianità non è stata un ordine qualsiasi, possibile come sarebbero possibili molti altri ordini. E' stata la realizzazione, nelle condizioni inerenti ai tempi e ai luoghi, dell'unico vero ordine tra gli uomini, ossia della Civiltà Cristiana.
Nell'enciclica Immortale Dei, Leone XIII ha descritto in questi termini la Cristianità medievale:

'Fu già tempo che la filosofia del Vangelo governava gli Stati, quando la forza e la sovrana influenza dello spirito cristiano era entrata bene addentro nelle leggi, nelle istituzioni, nei costumi dei popoli, in tutti gli ordini e ragioni dello Stato, quando la religione di Gesù Cristo posta solidamente in quell'onorevole grado che le conveniva, traeva su fiorente all'ombra del favore dei Prìncipi e della dovuta protezione dei magistrati; quando procedevano concordi il Sacerdozio e l'Impero, stretti avventurosamente fra loro per amichevole reciprocanza di servigi. Ordinata in tal guisa la società, recò frutti che più preziosi non si potrebbe pensare, dei quali dura e durerà la memoria, affidata ad innumerevoli monumenti storici, che niuno artifizio di nemici potrà falsare od oscurare'.
Così quanto è stato distrutto dal secolo XV ad ora e la cui distruzione è oggi ormai quasi interamente compiuta, è la disposizione degli uomini e delle cose secondo la dottrina della Chiesa, maestra della Rivelazione e della legge naturale. Questa disposizione è l'Ordine per eccellenza. Ciò che si vuole instaurare è, per diametrum, il suo contrario. Quindi, la Rivoluzione per eccellenza". ("RCR" del prof. Plinio Correa de Oliveira, Parte I, cap. VII, 1E ed 1F)


martedì 8 ottobre 2019

Come decadde la civiltà cristiana: le tre rivoluzioni /1


La decadenza del medioevo

"Nel secolo XIV si può cominciare ad osservare, nell'Europa cristiana, una trasformazione di mentalità che nel corso del secolo XV diventa sempre più chiara. Il desiderio dei piaceri terreni si va trasformando in bramosia. I divertimenti diventano sempre più sontuosi. Gli uomini se ne curano sempre di più. Negli abiti, nei modi, nel linguaggio, nella letteratura e nell'arte, l'anelito crescente a una vita piena dei diletti della fantasia e dei sensi va producendo progressive manifestazioni di mollezza. Si verifica un lento deperimento della serietà e dell'austerità dei tempi antichi. Tutto tende al gaio, al grazioso, al frivolo. I cuori si distaccano a poco a poco dall'amore al sacrificio, dalla vera devozione alla Croce, e dalle aspirazioni alla santità e alla vita eterna.
La Cavalleria, in altri tempi una delle più alte espressioni della santità e dell'austerità cristiana, diventa amorosa e sentimentale, la letteratura d'amore invade tutti i paesi, gli eccessi del lusso e la conseguente avidità di guadagni si estendono a tutte le classi sociali. Questo clima morale, penetrando nelle sfere intellettuali, produsse chiare manifestazioni di orgoglio, come ad esempio il gusto per le dispute pompose e vuote, per i ragionamenti sofistici e inconsistenti, per le esibizioni fatue di erudizione, e adulò vecchie tendenze filosofiche, delle quali la Scolastica aveva trionfato, e che ormai, essendosi rilassato l'antico zelo per l'integrità della fede, rinascevano sotto nuove forme. L'assolutismo dei legislatori, che si pavoneggiavano nella conoscenza vanitosa del diritto romano, trovò in prìncipi ambiziosi una eco favorevole. E di pari passo si andò estinguendo nei grandi e nei piccoli la fibra d'altri tempi per contenere il potere regale nei legittimi limiti vigenti al tempo di S. Luigi di Francia e di S. Ferdinando di Castiglia." ( Tratto da "Rivoluzione e Contro-Rivoluzione" del Prof. Plinio Correa de Oliveira, I parte, Cap. III, 5.b).

lunedì 7 ottobre 2019

Eucaristia: culto gradito a Dio


71. Il nuovo culto cristiano abbraccia ogni aspetto dell'esistenza, trasfigurandola: «Sia dunque che mangiate sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio» (1 Cor 10,31). In ogni atto della vita il cristiano è chiamato ad esprimere il vero culto a Dio. Da qui prende forma la natura intrinsecamente eucaristica della vita cristiana. In quanto coinvolge la realtà umana del credente nella sua concretezza quotidiana, l'Eucaristia rende possibile, giorno dopo giorno, la progressiva trasfigurazione dell'uomo chiamato per grazia ad essere ad immagine del Figlio di Dio (cfr Rm 8,29s). Non c'è nulla di autenticamente umano – pensieri ed affetti, parole ed opere – che non trovi nel sacramento dell'Eucaristia la forma adeguata per essere vissuto in pienezza.

Qui emerge tutto il valore antropologico della novità radicale portata da Cristo con l'Eucaristia: il culto a Dio nell'esistenza umana non è relegabile ad un momento particolare e privato, ma per natura sua tende a pervadere ogni aspetto della realtà dell'individuo. Il culto gradito a Dio diviene così un nuovo modo di vivere tutte le circostanze dell'esistenza in cui ogni particolare viene esaltato, in quanto vissuto dentro il rapporto con Cristo e come offerta a Dio. La gloria di Dio è l'uomo vivente (cfr 1 Cor 10,31). E la vita dell'uomo è la visione di Dio. 
 
ESORTAZIONE APOSTOLICA POSTSINODALE SACRAMENTUM CARITATIS
DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI SULL'EUCARISTIA
QUI


venerdì 4 ottobre 2019

Lutero e la famiglia cristiana

QUI
Articolo originale di Lazzaro M. Celli pubblicato su «Il Settimanale di Padre Pio» n. 37 del 30 settembre 2018.
 
Riadattato da Isidoro D’Anna in un italiano più scorrevole.



 




mercoledì 2 ottobre 2019

Saremo giudicati dal tribunale di Dio!

«Dio citerà in giudizio ogni tua azione, anche ciò che è occulto, bene o male».(Qo 12,14). Una domanda possiamo fare adesso: Dove avverrà il giudizio particolare, alla nostra morte? Ecco la risposta di sant’Alfonso de’ Liguori: «È sentimento comune dei teologi, che nel luogo e all’ora stessa in cui avverrà la separazione dell’anima dal corpo s’innalzerà il tribunale di Cristo; lì si farà il giudizio e Dio pronunzierà la sentenza».
Appare chiaro che la cosa più importante per un migliore incontro con Dio subito dopo la morte è la preparazione (sia prossima che remota) con l’assistenza alla persona inferma che muore. Chi è vicino alla morte deve ricordare le parole di Gesù che dice:
 * «Beati coloro che muoiono nel Signore» (Ap 14,13), ossia che muoiono con la grazia di Dio nell’anima (e non con la “disgrazia” del peccato mortale nell’anima!).
 * «Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!» (Mt 7,13-14).
 * «Se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà» (Mt 24,43-44).
 * «Vegliate dunque perché non sapete né il giorno, né l’ora» (Mt 25,13).
Queste parole di Gesù, questi insegnamenti e questi richiami così importanti che Egli ha fatto scrivere agli Evangelisti non possono lasciare indifferente soprattutto chi si trova infermo, al terminale della propria esistenza, preoccupato, senza scampo, della penosa resa dei conti di tutta la vita, da sottoporre al Giudice supremo, Cristo Gesù nostro Signore.
Si sa che san Francesco d’Assisi, grandissimo predicatore evangelico, scrisse nella Regola serafica che tutti i suoi frati predicatori evangelizzassero le anime predicando costantemente sulle cose più fondamentali per la vita cristiana e per la salvezza eterna delle anime, ossia la predica sui «vizi e le virtù, la pena e la gloria».
Quanta sapienza divina in questa norma del Serafico Padre e quale immensità di grazie si avrebbe se venisse sempre messa in pratica da tutti i predicatori francescani! La predica sui “vizi”, da combattere e sradicare, infatti, fa capire bene che a causa di essi si meriterà la “pena” (che potrà essere anche quella dell’Inferno eterno!). La predica sulle “virtù”, da acquistare e praticare, invece, fa capire bene che con esse si merita la gloria del Paradiso con la beatitudine eterna.
Questa è la vera, l’autentica formazione cristiana, che san Francesco d’Assisi dava con la sua predicazione e che stabilì anche per tutti i suoi frati, volendo appunto che tutti possano conoscere il Vangelo della salvezza per la vita cristiana genuina, che è quella vissuta lottando contro i vizi che portano alla perdizione eterna e sforzandosi, al contrario, di acquistare le sante virtù che fanno meritare la gloria eterna del Paradiso di Dio.
Capire queste cose è di primaria importanza e di massimo interesse per ogni uomo, mentre non capirle e trascurarle può farci vivere con il rischio della rovina di una vita intera vissuta per nulla o per le miserie di questo mondo che sta tutto «sotto il potere di satana» (1Gv 5,19), come ha scritto san Giovanni l’Evangelista. Guai a chi è vissuto secondo il mondo di Satana e dovrà affrontare il Giudizio di Dio!
 
Beato, invece, chi vive secondo la vita e il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo!
 
DIO CITERA' IN GIUDIZIO OGNI TUA AZIONE, ANCHE CIO' CHE E' OCCULTO!
Meditazioni sui Novissimi di p. Stefano Maria Manelli, fondatore dei Francescani dell'Immacolata.