L’uomo simbolo del controllo delle nascite arriva per dare lezione in Vaticano su come salvare il pianeta sacrificando gli uomini.
Sembra incredibile ma è così. Stiamo parlando di Paul R. Ehrlich, il biologo americano che divenne famoso nel 1968 con il libro “The Population Bomb”, 'La bomba demografica'. Fu quello l’inizio di una fortunata (per gli autori) stagione di letteratura eco-catastrofista, in cui il vero obiettivo era l’uomo.
Incutendo il terrore di una esplosione demografica incontrollata, Ehrlich e quanti lo hanno seguito hanno spinto singoli governi e organizzazioni internazionali ad adottare misure drastiche di controllo della popolazione: sterilizzazione e aborto forzati sono diventati da allora normali nei Paesi in via di sviluppo. Quattrocento milioni, tanto per fare un esempio, sono i bambini non nati in Cina grazie ai suggerimenti di Ehrlich e soci e decine di milioni sono le bambine vittime di aborti selettivi (dovendo scegliere, in Cina ma anche in India e altri Paesi, per motivi culturali ed economici le famiglie preferiscono un maschio).
Se ci fosse giustizia, il dottor Ehrlich dovrebbe essere processato per crimini contro l’umanità e invece 39 anni dopo riceve anche l’onore di entrare in pompa magna in Vaticano, invitato dalle Pontificie Accademie di Scienze e Scienze sociali guidate da monsignor Marcelo Sanchez Sorondo. L’occasione è un simposio sull’estinzione biologica: «Come salvare il mondo naturale da cui dipendiamo» è il titolo, e si svolgerà dal 27 febbraio al 1° marzo.
(....) cosa avrà mai da dirci di così interessante un Ehrlich che ha sbagliato tutte le previsioni fatte allora con tanta sicumera? «La battaglia per sfamare tutta l’umanità è definitivamente persa»: così iniziava il libro “The Population Bomb”, e prevedeva dieci milioni di morti di fame ogni anno negli Stati Uniti già a partire dagli anni ’70 del XX secolo e centinaia di milioni sarebbero dovuti essere quelli in Cina e in India, a causa dell’esplosione demografica. Allora la popolazione mondiale era di circa 3 miliardi; ebbene, dopo quasi 40 anni la popolazione è più che raddoppiata e non solo quelle profezie non si sono avverate, ma anche la popolazione malnutrita e denutrita è diminuita sia in termini assoluti che percentuali.
Un ciarlatano dunque, ma per le Pontificie Accademie di cui sopra è uno scienziato che può dare un contributo importante alla salvezza del pianeta, che ormai sembra essere la preoccupazione principale dalle parti del vaticano. Giusto dunque – come chiede una petizione lanciata negli Stati Uniti – esigere che la Santa Sede ritiri l’invito a questo sinistro personaggio.
Bisogna però riconoscere che il vero problema non è la presenza di Ehrlich: egli giustamente entra nel mirino per la sua notorietà e per l’essere il simbolo di certe battaglie per eliminare gli uomini dalla faccia della terra. Ma il vero problema è nel simposio in sé, nel suo approccio ai problemi del Creato: tanto che gli altri relatori sono tutti – chi più chi meno – sulla stessa linea di Ehrlich. Alcuni sono anche famosi oltre l’ambiente accademico, come Mathis Wackernagel, inventore insieme a William Rees dell’impronta ecologica (Ecological Footprint), un tentativo di fondare scientificamente la dannosità dell’uomo per la Terra.
Ebbene, dalle pubblicazioni del Global Footprint Network di Wackernagel sono presi molti dei dati che le Pontificie Accademie presentano nell’introduzione al Simposio, tutto all’insegna dell’eco-catastrofismo. E tra i relatori non poteva certo mancare anche John Bongaarts, vice-presidente del Population Council, un organismo fondato nei primi anni ’50 dai Rockefeller proprio per promuovere il controllo delle nascite. Bongaarts ovviamente svolgerà una relazione sullo stato della popolazione e prospettive future.
(....)È bene però aver presente che il Simposio su «come salvare il mondo naturale» e la presenza di Paul Ehrlich e compagnia non sono un fulmine a ciel sereno. È invece l’esito di un cammino iniziato da tempo in Vaticano e che vede tra i protagonisti il già citato monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, argentino, e il cardinale ghanese Peter Turkson, già presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e ora confermato alla testa del nuovo super-dicastero per il “Servizio dello sviluppo umano integrale” che raggruppa Giustizia e Pace, Cor Unum e migranti.
Mettendo in primo piano la cosiddetta emergenza ambientale e facendo proprio il concetto di “sviluppo sostenibile”, si arriva inevitabilmente a considerare l’uomo un pericoloso ospite del pianeta, rovesciando l’antropologia cristiana. È così che, malgrado le dichiarazioni contrarie nell’enciclica Laudato Sì, sul controllo delle nascite si diventa prima possibilisti a certe condizioni, poi ci si astiene dall’intervenire sull’argomento, infine si diventa aperti sostenitori.
Già poco meno di due anni fa, nell’aprile 2015, scrivevamo che «la Chiesa si prepara ad accettare il controllo delle nascite», in occasione di un altro convegno dedicato al tema dei cambiamenti climatici. Anche lì presentazione del tema e relatori, tra cui l’economista dell’Onu e teorico dello sviluppo sostenibile Jeffrey Sachs, lasciavano chiaramente intendere la strada intrapresa in Vaticano. Poi vennero nel dicembre 2015 le dichiarazioni choccanti del cardinale Turkson che in una intervista alla BBC parlò apertamente della bontà del controllo delle nascite, seppure con metodi naturali (un po’ di moralismo non si può proprio evitare).
L’enciclica 'Laudato Sì', pur riconfermando tanto del magistero precedente, faceva proprio per la prima volta il concetto di “sviluppo sostenibile” che, nella sua teorizzazione, vede un rapporto conflittuale tra popolazione da una parte e sviluppo e ambiente dall’altra.
Il grande spazio dato al tema dei cambiamenti climatici provocati dall’uomo, inoltre, ha dato altre armi a chi già da tempo sta spingendo la Chiesa verso posizioni eco-catastrofiste e antinataliste. Ora questo nuovo convegno in Vaticano, Ehrlich o non Ehrlich, segnerà un altro passaggio importante verso la penetrazione nella Chiesa dell’ideologia neo-malthusiana, che ha come esito il sostegno a politiche di controllo delle nascite.