Everything is a lie, tutto è menzogna, è un programma televisivo internazionale venduto a decine di canali in tutte le lingue. Raccoglie i contenuti più sorprendenti della rete, quelli che, come si dice, diventano virali. Di recente il format ha dato voce ai creatori di “Anime Vegane”, un autoproclamato “santuario animale” che divulga proclami contro il consumo di uova. Non vogliamo che violentino le galline, è uno degli slogan. Attraverso Twitter, il gruppo spiega che “le uova provengono dalle galline”, meritevoli di una “vita tranquilla e dignitosa”, e quindi gli attivisti, quasi tutte ragazze, le separano dai galli “perché non vogliamo che siano violentate”. Mangiare uova, asseriscono, porta allo sfruttamento delle galline. I polli sono separati per sesso, e quando la gallina non “si concede più”, è uccisa. Questa è una conseguenza diretta del nostro consumo, insistono.
Secondo i fondatori dell’associazione, i consumatori di uova sono complici dell’oppressione. Uno dei militanti intervistati afferma che gli allevamenti sono campi di concentramento e gli avversari delle loro idee sono persone fasciste e “transfobiche”. “Noi non crediamo nel genere maschile-femminile e crediamo che gli esseri umani siano molto diversi. Si sta banalizzando un problema molto serio”, denunciano, ribadendo che “mangiare le uova è rubarle e finanziare la schiavitù degli animali. Ogni giorno uccidono milioni di animali e, con esso, distruggono il pianeta. Mangiare prodotti animali è fascista”, concludono. Tutti i salmi finiscono in gloria.
Non vi è dubbio che quelle esposte siano tesi estreme di gruppi isolati, ma esprimono un clima diffuso, una modalità di pensiero che, in forme più attenuate, si va diffondendo tra molti giovani occidentali. Si tratta di una prova in più che il progressismo liberal ha vinto, insieme con la guerra delle parole, la battaglia delle mentalità. Non è solo che il centro politico, quel magico cinque tra uno e dieci si è spostato “a sinistra”. Il fatto è che hanno segnato l’idea di progresso, un fatto capitale per la progettazione della politica e per ciò che significa in termini di senso comune, agenda economica e sociale, istruzione e cultura. Termini come civile e civilizzato sono associati a obiettivi di sinistra, mentre è barbaro o arretrato chi non li condivide.
Nell’idea contorta ma accettata di progresso vi è al centro la questione del “pianeta verde”. L’ambientalismo di ultima generazione ha diffuso un linguaggio largamente condiviso, fortemente sentimentale e aggressivo, sottilmente moralistico, in cui non è ammesso contraddittorio, dove i dati statistici convergono sempre con le parole d’ordine poiché vengono forniti o manipolati da organizzazioni sovvenzionate da un potente grumo di interessi politici ed economici. Quel linguaggio, quegli slogan, sono passati dai media alle scuolee al discorso politico, diventando dogmi.
L’obiettivo di questo piano è una completa trasformazione sociale e antropologica, costruire l’Uomo Nuovo nella Nuova Società. Il viaggio è lungo, attraversa le generazioni, e gli ecologisti radicali ritengono che il modo migliore per avanzare verso quel futuro sia vincere la battaglia del linguaggio – obiettivo in gran parte conseguito – del desiderio collettivo (pochi osano manifestare apostasia dal verbo ambiental-progressista) e della politica.
Il business consiste in quella che chiamano trasformazione ecologica, cioè la sostituzione delle attuali forme di produzione con altre proclamate più sostenibili. Stesso capitalismo ma un po’ meno inquinante, più cool. Per questo l’agenda è condivisa, anzi guidata, dalle stesse centrali oligarchiche che hanno sin qui appestato il pianeta. Esse sanno meglio di ogni altro di dover cambiare strategia; allo scopo, hanno costruito e imposto a livello planetario una nuova ideologia, il pianeta verde, inventando senza vergogna un’improbabile eroina (....)che parla con toni messianici alle Nazioni Unite, ai potenti del mondo, al papa.....
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