Nel 1900 un gruppo di pescatori di spugne greci, fu costretto da una tempesta a cercare riparo fra gli scogli, presso l'isoletta di Anticitera. Passata la tempesta, i pescatori ripresero a pescare e si imbatterono nel relitto di una nave romana da carico che, si scoprì tempo dopo, essere affondata durante una tempesta, verso la metà del I secolo A.C. Tra i reperti ritrovati ve ne era uno, incrostato ma intatto, alquanto misterioso dotato di uno stupefacente meccanismo. Lo scopritore vero e proprio di questo prezioso reperto fu Valerios Staïs, archeologo del Museo Nazionale di Atene, che catalogando i reperti provenienti dal veliero sommerso, fu incuriosito da ciò che - a prima vista - gli sembrò un orologio. Su alcuni lati di questo blocco di bronzo era possibile notare delle iscrizioni che parlavano di avvenimenti astronomici risalenti all'anno 77 a.C. Nel 1951 il professor Derek De Solla Price, iniziò a studiare questa enigmatica macchina e, dopo un ventennio, scoprì essere il progenitore delle moderne calcolatrici meccaniche, che i greci, secondo un'ipotesi accreditata, usavano per calcoli astronomici molto complessi per le previsioni delle eclissi solari e lunari, lo studio dei pianeti e dei corpi celesti e questo con una approssimazione sorprendente. La macchina, dotata di un complicato sistema di ruote ed ingranaggi, aveva una dimensione di circa 30 cm per 15 cm, costruita in rame ed originariamente montata in una cornice di legno.
Su questa antichissima macchina vi sono delle iscrizioni, oltre 2000 caratteri, dalle quali si può evincere che sia stata costruita nella città di Siracusa, allora greca, patria di Archimede, tanto che essa viene chiamata anche 'il planetario di Archimede'. Il meccanismo è attualmente conservato nella collezione dei bronzi del Museo Archeologico Nazionale di Atene insieme alla sua ricostruzione.
Questo geniale calcolatore astronomico anticipa la scienza moderna di 20 secoli in quanto la sua costruzione presuppone la conoscenza delle equazioni dei rotismi epicicloidali facendo credere, di conseguenza, che vi siano state menti in grado non solo di costruirlo ma anche di usarlo ed interpretarlo.
Per saperne di più ANTIKYTHERA dal blog del professor Giovanni Pastore
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