Il 21 settembre 1990 veniva assassinato per mano della mafia il giudice Rosario Livatino, alle 8 di mattina, lungo la strada statale 640 Agrigento-Caltanissetta, mentre con la sua auto e senza scorta, si recava in Tribunale ad Agrigento. Il giudice Rosario Livatino aveva solo 38 anni. Nasce a Canicattì (AG) il 3 ottobre 1952. Si laurea a 22 anni in Giurisprudenza. Impiegato al Tribunale di Agrigento come Sostituto Procuratore della Repubblica, dal 1979 al 1989 si occuperà delle più delicate indagini antimafia. Dal 21 agosto 1989 al 21 settembre 1990 svolgerà, presso lo stesso Tribunale, l'incarico di giudice a latere. La vita di Rosario si snoda sull'asse Canicattì-Agrigento: il luogo della famiglia, del riposo, della quiete e il luogo dell'impegno e della lotta alla criminalità organizzata. Sul luogo di lavoro il giudice Livatino si distingue per discrezione, puntualità, precisione estrema, integrità, trasparenza, competenza, umanità, sensibilità, fermezza, rigore nei comportamenti. Nel rigore con cui ha espresso la sua professionalità, nell'integrità manifestata nella sua condotta quotidiana, Rosario ha però un'arma in più che rende le sue scelte ancora più radicali, coraggiose e coerenti: la fede cattolica. Nel suo percorso personale e professionale, la fede ha avuto una rilevanza fondamentale. In Rosario Livatino la scelta professionale non si è mai disgiunta dalla condotta personale dettata dalla fede. La forza della fede è ben ravvisabile in lui, egli è fortemente convinto del sostegno e della presenza di Dio nello svolgimento delle sue mansioni. Nella sua agenda, ritrovata dopo la sua morte, si legge una sigla STD 'Sub tutela Dei'. Non è forzatura interpretare l'operato di Livatino come vocazione missionaria al servizio di Dio e del prossimo, in quanto nella sua breve vita ha dimostrato l'anelito di aderire il più possibile alla Parola di Dio, per riuscire sempre a coniugare la propria azione professionale con i propri valori e la propria fede. Da tutto questo emerge la grande maturità, religiosa e spirituale di questo giudice e fratello nella fede, che ha scelto coraggiosamente di esporsi in prima persona per amore del bene comune. Il Papa Giovanni Paolo II il 9 maggio 1993, in occasione della visita ad Agrigento, lo ha definito "martire della giustizia e indirettamente della fede". La sua morte prematura è legata proprio al suo impegno di saggio amministratore della giustizia. Rosario Livatino è un esempio di come si possa fondere insieme, nel vissuto quotidiano, coscienza civica e fede religiosa, in quanto nella sua breve vita ha saputo qualificare il proprio operato alla luce della fede. Il 21 settembre 2011 si è aperta la causa di beatificazione.
Abito la Terra di Mezzo, in servizio permanente effettivo, tra un fonendo ed una tazza, di ricetta in ricetta
La mia Terra di Mezzo
Tra un fonendo ed una tazza, scorre la mia Terra di Mezzo, il mio presente.....Le porte? Si possono aprire, spalancare sul mondo, ma si possono anche chiudere, per custodire preziosi silenzi e recondite preghiere....
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venerdì 21 settembre 2012
Rosario Livatino, martire della giustizia e della fede
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Creo que se merece un recuerdo. Se fue demasiado joven y de una manera terrible.
RispondiEliminaUn gran beso
Non lo conoscevo. Sempre è una gioa, il camino verso la santisntà.
RispondiEliminaBaci
Quanta santità nascosta ci sarà anche oggi mentre a noi vengono serviti i piatti freddi dell'odio verso Cristo e la Sua Chiesa.
RispondiEliminaGrazie a questi esempi veniamo a sapere che il grande bene lavora in silenzio, instancabilmente a maggior gloria di Dio.
Da prendere veramente come testimone.
PS: con filia ecclesiae non posso più commentare da alcune settimane, allora lo faccio con il mio nome attraverso Twitter. :)
RispondiEliminaAMALIA, credo che sia giusto e doveroso ricordarlo. Specialmente per il fatto che i massmedia italiani lo hanno già dimenticato da tanto tempo ormai!
RispondiEliminaANGELO, il cammino verso la santità a volte richiede il sacrificio estremo della vita. Il giudice Rosario Livatino ne ha percorso i passi molto in fretta.
KARIN, davvero il giudice Livatino ha operato nel nascondimento, infatti non amava apparire in pubblico o farsi fotografare. Io lo trovo grande nella sua semplicità.