Purtroppo nel mondo, ed anche nella nostra Europa, sta aumentando vertiginosamente l'interesse verso la pedofilia. Sappiamo che esistono organismi ONU che avallano la pedofilia al punto da accettare nel proprio interno organizzazioni dal chiaro profilo pedofilo. È il caso del Kinsey Institute - un istituto di ricerca su sesso, genere e riproduzione - accreditato come organo consultivo dal Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC). (Clicca qui per saperne di più). Tali organismi mirano a creare una cultura della pedofilia a partire dall'educazione precoce dei bambini. Anche in casa Italia purtroppo esistono politici che sono favorevoli a tale aberrante pratica ed alla sua depenalizzazione.
Leggo e riporto da http://www.notizieprovita.it questo scioccante articolo del dott. Antonio Brandi dal titolo: Ci vogliono far credere che l’omosessualità è “naturale”, e così anche la pedofilia.
Se ancora qualcuno tra i nostri lettori pensa che siamo eccessivamente allarmisti, legga con attenzione gli articoli che trova in Primo Piano (magari integrandoli con la mole veramente imponente di documenti pubblicati on line su www.notizieprovita.it): ci stiamo avviando a grandi passi verso la legalizzazione della pedofilia. Illustri professori, sociologi e psichiatri, educatori, assistenti sociali, intellettuali e politici, pubblicamente e apertamente, in consessi di prestigio internazionale (da ultimo una conferenza a Cambridge dell’estate scorsa), sostengono apertamente che la pedofilia è normale, per uomini normali. Se non c’è violenza, e con la dovuta “educazione”, per i bambini è piacevole e naturale intrattenere rapporti sessuali, anche con gli adulti.
I pedofili sono una categoria ingiustamente demonizzata. Se Richard Dawkins sostiene che una “moderata pedofilia” non dovrebbe essere giudicata severamente, l’American Psychiatric Association l’ha derubricata da malattia, a disturbo, e da disturbo a preferenza sessuale. Anzi, al termine “pedofilo” va sostituita l’espressione “adulto attratto da minore”: bisogna evitare gli stereotipi e le stigmatizzazioni sociali (!). Associazioni apertamente pedofile come NAMBLA e B4U-ACT o il partito pedofilo olandese Stitching Martijn, hanno mano libera: invano, Don Fortunato Di Noto, fondatore dell’ OSMOCOP (Osservatorio Mondiale Contro la Pedofilia e la pedopornografia) e dell’associazione Meter, da più di 20 anni denuncia che migliaia di bambini, anche neonati, subiscono cose indescrivibili, e le loro immagini vengono pubblicate su internet per soddisfare l’eccitazione malata di orchi e affini.
Anche l’arte viene utilizzata come alibi per sdoganare la pedofilia: le sculture pedopornografiche dei fratelli Chapman sono esposte nei musei e spettacoli con scene erotiche tra adulti e bambini sono applauditi dagli intellettuali di grido che frequentano i festival Gender Bender. L’ILGA e l’Istituto Kinsey, ricevono regolarmente finanziamenti anche con denari pubblici dell’UE (quindi soldi miei e vostri), e sono accreditati tra i consulenti dell’ONU. La loro opera è stata utile a stilare i famosi “Standard per l’educazione sessuale in Europa” dell’OMS, diretti a insegnare ai bambini da 4 anni in su a masturbarsi, a toccarsi, a cambiare sesso…(qui)
Ma a chi giova, in pratica, la sessualizzazione precoce dei bambini? Per i media i pedofili sono esecrabili solo quando sono sacerdoti: in tutti gli altri casi coperture politiche e cortina di fumo mediatica impediscono che si faccia luce e si puniscano con la dovuta severità i responsabili di crimini bestiali: lo scandalo del Forteto, in Toscana, è solo un esempio( qui, qui e qui ).
Aborto, destrutturazione della famiglia, ideologia gender, omosessualismo, incesto e pedofilia, sono tra loro collegati. Occorre quindi agire in maniera organica con una battaglia a tutto campo, su tutti i fronti. Il sesso da o con i bambini è solo un altro confine repressivo da spazzare via, in nome della rivoluzione sessuale e libertaria che, contro ogni buon senso, contro la ragione e la legge naturale, si presenta con lo slogan obamiano “love is love”: basta che ci sia “l’amore”.
(Antonio Brandi)