La storia della Chiesa ci insegna che non pochi vescovi, durante il pontificato (dal 1903 al 1914) di papa Giuseppe Sarto (san Pio X), hanno ingenuamente sottovalutato la gravità del pericolo modernista e ne hanno permesso la sopravvivenza. Esso, così, ha continuato a serpeggiare segretamente; poi cautamente è rinato pian piano sotto forma di nouvelle théologie o neomodernismo negli anni Trenta/Quaranta ed è stato condannato energicamente nel 1950 da Pio XII con l'Enciclica "Humani generis". Dopo la morte di quest'ultimo, “il modernismo redivivo” ha sfondato senza remore ogni argine con “l’aggiornamento” di Giovanni XXIII e con il Concilio Vaticano II. Infine ha raggiunto, in maniera ostentata, il vertice dell’ultra modernismo con papa Francesco, con il quale ci si trova praticamente già nello spirito del “Vaticano III”, auspicato da Rahner, Küng e Schillebeeckx, secondo i quali il Vaticano II si sarebbe fermato a metà strada nella “rivoluzione” della Chiesa.
Nel Motu proprio “Sacrorum Antistitum” San Pio X mette in luce la malizia dei modernisti da lui qualificati “una perniciosissima [‘dannosissima’, N. Zingarelli] genìa [‘accolta di gente malvagia’, N. Zingarelli] di uomini”, che, nonostante siano stati smascherati nel 1907 con l’Enciclica "Pascendi" dalle sembianze di una presunta scienza ecclesiastica moderna, sono rimasti nella Chiesa per sovvertirla dall’interno sin dalle sue fondamenta, e perciò Pio X si augura che “nessun vescovo ignori che [...] non hanno abbandonato i loro propositi di turbare la pace della Chiesa”[1].
Papa Sarto sottolinea che essi sono “avversari tanto più temibili in quanto più vicini”[2] ribadendo ancora una volta il pericolo tipico del modernismo: il voler restare dentro la Chiesa per corroderne la sostanza lasciando solo l’apparenza così come un tarlo rode il mobile nel quale si annida.
Papa Pio X insiste molto sul pericolo dei “falsi fratelli” (San Paolo II Cor., XI, 26), che sono invece nemici e lottano contro la Chiesa e i veri fedeli e degli ecclesiastici modernisti i quali, data la loro posizione di comando nella Chiesa, sono i più temibili. Costoro, “abusando del loro ministero, inseriscono negli animi un’esca avvelenata per sorprendere gli incauti, diffondendo una parvenza di dottrina in cui si racchiude la somma degli errori”, essendo il modernismo “il collettore di tutte le eresie”.
“Questa peste si diffonde in una parte del campo del Signore da cui sarebbero da aspettarsi i frutti più consolanti”, deplora San Pio X. Ed infatti il modernismo è penetrato massimamente nelle fila del giovane clero e anche nell’animo di alcuni ecclesiastici, che avrebbero dovuto lavorare all’edificazione della Chiesa e invece hanno lavorato per mutare il Cristianesimo in una vaga forma di esperienza religiosa sentimentalistica, senza dogmi, morale oggettiva, gerarchia e disciplina.
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