........in 'Amoris laetitia' c’è l’etica, non il sacramento, c’è la coscienza, ma non la legge divina, c’è l’antropologia, ma non la teologia, c’è l’uomo, ma non Dio. Ma «una teologia morale del matrimonio non può procedere etsi sacramentun non daretur», ovvero come se il sacramento non ci fosse.
Non è possibile attribuire alla logica umana del discernimento la responsabilità di dire l’ultima parola sul sacramento. In realtà è vero il contrario: è il sacramento che deve fornire il quadro entro il quale situare e valutare i criteri antropologici, psicologici e situazionali. In 'Amoris laetitia' insomma c’è una preoccupante riduzione moralistica del sacramento. Una scelta forse non del tutto consapevole, ma non per questo meno grave. E come è possibile arrivare a sostenere (si veda qui anche la critica mossa dal professor Josef Seifert) che può essere Dio stesso a chiedere di vivere una relazione difforme da quella da Lui stabilita e comandata? Eppure 'Amoris laetitia' lo dice, dimostrando fino a che punto si spinge nel mettere le pretese umane al posto della legge divina. Ma lungo questa via è l’intera morale cristiana a essere divelta.
Dal blog di Aldo Maria Valli
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