Una data politicamente scorretta! 332 anni fa, alle porte di Vienna, si realizzò un'importantissima vittoria dei Cristiani contro l'Islam. Si impedì all'Impero Ottomano di prendere Vienna, di conquistare l'Europa e di arrivare sino a Roma, cuore della Cristianità. A rendere tutto ciò possibile furono, in particolare, due personaggi dimenticati dalla storia: un frate italiano di nome Marco D'Aviano e un Re di nome Jan Sobieski, Giovanni III Re di Polonia.
UN PO' DI STORIA
L’impero ottomano aveva ormai conquistato i paesi balcanici fino alla pianura ungherese ma il 1° agosto 1664 era stato fermato nella sua avanzata dagli eserciti imperiali guidati da Raimondo Montecuccoli (1609-1680) nella battaglia di San Gottardo, in Ungheria. Poco dopo però, sotto l’energica guida del Gran Visir Kara Mustafà (1634-1683), l’offensiva turca riprende, incoraggiata incoscientemente da Luigi XIV nella sua spregiudicata politica anti-asburgica, e approfitta della debolezza in cui versano l’Europa e l’Impero.
Un immenso esercito si metteva in marcia verso il cuore dell’Europa, sotto la guida del Gran Visir e del sultano Maometto IV (1642-1693), con l’intento di creare una grande Turchia europea e musulmana con capitale Vienna. Le poche forze imperiali — appoggiate da milizie ungheresi guidate dal duca Carlo V di Lorena (1643-1690) — tentano invano di resistere.
Il grande condottiero al servizio degli Asburgo prende il comando benché ancora convalescente di una grave malattia che lo aveva portato sull’orlo della morte, dalla quale — si dice — l’abbiano salvato le preghiere di un padre cappuccino, Marco da Aviano (1631-1699). Il religioso italiano, inviato del Papa presso l’Imperatore e instancabile predicatore della crociata anti-turca, consiglia che tutte le insegne imperiali portino l’immagine della Madre di Dio.
L'ASSEDIO DI VIENNA
L’8 luglio 1683 l’esercito ottomano muove dall’Ungheria verso Vienna, vi giunge il 13 luglio e la cinge d’assedio. Durante il percorso ha devastato le regioni attraversate, saccheggiato città e villaggi, distrutto chiese e conventi, massacrato e schiavizzato le popolazioni cristiane. Intanto a Vienna, invasa dai profughi, si consuma la via crucis dell’assedio, che la città sopporta eroicamente: 6.000 soldati e 5.000 uomini della difesa civica si oppongono, tagliati fuori dal mondo, allo sterminato esercito ottomano, armato di 300 cannoni.
Tutte le campane della città vengono messe a tacere fuorché quella di Santo Stefano, chiamata Angstern, "angoscia", che con i suoi incessanti rintocchi chiama a raccolta i difensori.
L’11 settembre Vienna vive con angoscia quella che sembra l’ultima notte e von Starhemberg invia a Carlo di Lorena l’ultimo disperato messaggio: "Non perdete più tempo, clementissimo Signore, non perdete più tempo".
LA VITTORIA
All’alba del 12 settembre 1683 il frate Marco da Aviano, dopo aver celebrato la Messa servita dal re di Polonia, benedice l’esercito schierato, quindi, a Kalhenberg, presso Vienna, 65.000 cristiani affrontano in battaglia campale 200.000 ottomani.
La battaglia dura tutto il giorno e termina con una terribile carica all’arma bianca, guidata da Sobieski in persona, che provoca la rotta degli ottomani e la vittoria dell’esercito cristiano: questo subisce solo 2.000 perdite contro le oltre 20.000 dell’avversario. L’esercito ottomano fugge in disordine abbandonando tutto il bottino e le artiglierie e dopo aver massacrato centinaia di prigionieri e di schiavi cristiani.
Il re di Polonia invia al Papa le bandiere catturate accompagnandole da queste parole: "Veni, vidi, Deus vicit". Ancor oggi, per decisione di Papa Innocenzo XI, il 12 settembre è dedicato al SS. Nome di Maria, in ricordo e in ringraziamento della vittoria.