Del movimento ecclesiale chiamato 'Cammino Neocatecumenale' so poco, non me ne sono mai occupata fino in fondo: ho una certa allergia verso i movimenti in genere, soprattutto se post-conciliari, soprattutto se innovativi, soprattutto se creativi e sovvertitori delle regole, essendo portata ed affascinata più dal silenzio e dal raccoglimento che dalle festose 'assemblee' di pentecostale memoria.
Quello che ho letto in rete in merito al sopracitato movimento non è poi così positivo. Esiste un grande problema di fondo e il Prof. De Mattei lo sintetizza molto bene commentando le parole di Kiko Argüello, fondatore del Cammino Neocatecumenale, in un video del 20 giugno 2015, in occasione della manifestazione che si è tenuta a Roma in difesa della famiglia naturale e del matrimonio, in cui egli ha preteso spiegare “che cosa significa oggi essere cristiani”.
'Lo ha fatto indicando il cammino neocatecumenale come la via che porta ad una
fede adulta: una fede purificata dalle formule dogmatiche e dottrinali e ridotta
a puro “kerigma”, annuncio di un evento di cui lo stesso Kiko è interprete e
profeta. Il carattere sconnesso e privo di filo logico della sua esposizione
(“pennellate” di artista, come egli le definisce) fa parte della sua sua
“teologia della storia”, riassunta nel finale “canto dell’Apocalisse” a cui la
folla, sotto la pioggia, ha unito la sua voce.
Kiko Arguello non ha mai risposto a
tante domande che da decenni gli vengono rivolte sulla sua concezione della
Chiesa, del sacramento dell’ordine e di quello dell’eucarestia.
Il prezzo da
pagare per la difesa del matrimonio e della famiglia non può essere l’abbandono
o l’oscuramento di verità appartenenti al deposito della Fede, come l’esistenza
di un’unica verità salvifica, di cui la Chiesa cattolica è portatrice, o il
fatto che la Messa non è un convito di festa, ma il rinnovamento incruento del
sacrificio della Croce.
E l’alternativa alla desistenza dei vescovi non può
essere la reinterpretazione del cristianesimo da parte di un movimento
carismatico e anti-istituzionale.
La fede o è integra e totale, o non è. Per
essere eretici non è necessario negare tutti i dogmi, ma è sufficiente negare
con pertinacia una sia pur minima verità della fede o della morale cattolica.
Chi rifiuta anche un solo dogma, li rifiuta tutti, e deve essere considerato
eretico, perché crede o non crede, non a causa dell’autorità di Dio rivelante,
ma in base alla propria ragione: quella che egli chiama fede è in realtà la sua
opinione ed egli non ha nessun titolo a pretendere che la propria personale
opinione debba essere seguita dagli altri.
(Prof. De Mattei)
Tratto da QUI
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