Da diversi decenni fino al presente, in Italia e all’estero, vari dignitari
della Massoneria tentano di intrattenere con la Chiesa dialoghi miranti sia a
una qualche forma di cooperazione filantropica e culturale, e sia ad una
dichiarazione di compatibilità o di doppia appartenenza cattolico-massonica.
Ovviamente i massoni cercano per lo più di agganciare ecclesiastici colti e
“aggiornati” come quelli che ora vengo a presentare.
Nel 1980 l’editrice massonica Atanòr di Roma
pubblica il libro «Noi cattolici noi massoni», a cura di P. Giovanni
Caprile S.J. (1917-1993), Don Rosario Francesco Esposito S.S.P. (1921-2007), P.
Michel Riquet S.J. (1898-1993), tre sacerdoti protagonisti, dopo il Concilio
Vaticano II, di dialoghi catto-massonici ambigui e fuorvianti. Tutti e tre hanno
sostenuto la perfetta compatibilità tra la Chiesa Cattolica e la
Massoneria sedicente regolare e tradizionale. Purtroppo quei
tre studiosi non hanno condotto un’analisi critica di riti, rituali e scritti
massonici di natura iniziatica, limitandosi invece ad accogliere acriticamente
dichiarazioni e rassicurazioni di parte massonica.
Padre Caprile, che fino al 1960 era un apologeta antimassonico,
scrive che la partecipazione al Concilio lo ha «trasformato», gli ha fatto
acquisire «una mentalità nuova», «un atteggiamento molto diverso, molto più
possibilista, molto più aperto verso la Massoneria» (p. 23). Egli sottolinea
che quella «mentalità nuova» ha raggiunto livelli colti e alti nella Chiesa (cf.
pp. 61-62).
Caprile presenta un caso di morale dandone una soluzione
soggettivista e relativista:
«Quindi, in concreto, oggi come mi regolo quando qualcuno mi viene a
domandare: “Io sono un buon cattolico, praticante; posso essere massone? Posso
iscrivermi a una loggia?”. Mi regolo rispondendo così: “Guarda, io non te lo
posso dire. […]. Io non posso darti i consigli definitivi, ma solo un certo
orientamento. Devi decidere tu, in coscienza; nella loggia effettivamente non
trovi – e te ne danno garanzia – nulla che mal si concili con la tua coscienza
cattolica. In questo caso ti puoi iscrivere. Se hai motivi seri ti puoi
iscrivere”» (p. 32).
Eppure P. Caprile era al corrente di alcuni punti problematici nella
Massoneria: il «valore supremo della ragione umana», la
«Gnosi», il dogmatismo rimproverato alla Chiesa, l’esoterismo (cf. pp.
33-35).
Quel libro riporta anche le interviste rilasciate a Radio Vaticana da Don
Esposito (27 gennaio 1980) e da P. Caprile (02 marzo
1980). Don Esposito afferma che tra Chiesa e Massoneria «è
avvenuta la riconciliazione» (p. 109).
Caprile commenta la lettera (ambigua) del 19 luglio 1974,
inviata ad alcune Conferenze Episcopali dal Prefetto della Congregazione per la
Dottrina della Fede (CDF), Card. Franjo Seper (1905-1981). P. Caprile riassume
così quella lettera:
«[…] se in qualche nazione ci sono delle Associazioni massoniche
o analoghe alla massoneria, le quali si propongono delle attività sociali, anche
di formazione, e così via, ma non hanno scopi di lotta alla Chiesa, queste
Associazioni massoniche o analoghe alla massoneria, non rientrano più sotto la
scomunica. Quindi un cattolico, in genere, può iscriversi ad esse senza essere
scomunicato» (p. 118).
Il gesuita P. Michel Riquet afferma che sin dall’inizio degli Anni Sessanta
egli è convinto che le massonerie anglosassoni non cadano nella scomunica
prevista dal can. 2335 dell’allora Codice di Diritto Canonico (pp. 121-126).
Secondo P. Riquet la scomunica avrebbe una «portata limitata» (p. 131), cioè non
riguarderebbe tutti i cattolici iscritti alla Massoneria. P. Riquet diffonde
queste sue idee tra i Vescovi francesi. Egli ritiene che le Grandi Logge di
Inghilterra, Scozia, Irlanda, e la «Grande Loge Nationale Française» (GLNF) non
incorrano nella pena del can. 2335 (cf. p. 137).
Ancora per quanto riguarda il libro «Noi cattolici noi massoni»,
trovo invece molto più interessanti i contributi di alcuni massoni che si
firmano «Fr. Ruggiero» (napoletano), «Fr. Alfredo» e «Lazzaro». Infatti
sono proprio loro a far comprendere l’oggettiva incompatibilità tra
Massoneria e Chiesa. Vediamoli in sintesi.
Fr. Ruggiero sostiene teorie esoteriche del celebre René Guénon (1886-1951),
gnostico, massone della Grande Loge de France, sufi.
Fr. Ruggiero condivide con Guénon concetti quali: «gnosi», «tradizione
primordiale», «influenza spirituale», «restaurazione dello “stato primordiale”
(quale quello che esisteva nel biblico “Eden”), condizione fondamentale
e necessaria affinché l’uomo possa ricongiungersi ed identificarsi col
“Principio”» (cf. pp. 46-47).
Fr. Ruggiero presenta ed elogia come massone cattolico il Fr. Italo
Gentile, autore del libro «Esoterismo essoterico dei Rosa+Croce»
(Firenze 1967). Fr. Ruggiero dice che Gentile propugna la pace
tra Chiesa e Massoneria (cf. pp. 14-15)… Però Fr. Ruggiero non dice che in quel
libro Gentile 33° propone ed elogia l’umanesimo gnostico, il cristianesimo
rosacrociano, la Gnosi dualista (pp. 63-67).
Il massone Fr. Alfredo non accetta i dogmi cattolici, nega la verginità della
Madonna e ritiene che Gesù sia soltanto un grande uomo, un Iniziato (cf. p. 74).
Fr. Alfredo afferma che il Grande Architetto dell’Universo non è il Dio
ebraico-cristiano, ma è solo un’entità filosofica che ciascun massone è libero
di intendere come vuole (cf. pp. 74-75).
Quasi in risposta al Fr. Alfredo, Fr. Ruggiero cerca di difendere il culto
alla Madonna, alla Madonna nera, alla “Vergine”, precisando che lei
è menzionata nelle tradizioni pre-cristiane (egizia, babilonese, greco-romana…)
e dai Rosacroce…
Secondo Fr. Ruggiero, la Vergine è in ognuno di noi, e perciò appartiene
alla Massoneria; vergine è l’anima con cui Dio si congiunge (cf. pp.
77-78)… È chiaro che la “mariologia” del massone Fr. Ruggiero è esoterica e
gnostica.
Nella «Conclusione» del libro, un certo Lazzaro vede nella Chiesa
«profondi mutamenti». Secondo lui nel nuovo approccio massonologico di P.
Caprile e di Don Esposito si può vedere «l’influenza della “svolta
antropologica” del gesuita Karl Rahner » (p. 141).
Tuttavia Lazzaro riconosce che nel dialogo con la Massoneria, ci sono punti
difficili, ossia «aspetti fondamentali non ancora affrontati: la gnosi,
l’esoterismo, i dogmi ed il valore supremo della ragione. Su questi argomenti
avverrà lo scontro finale» (pp. 142-143).
A quanto mi risulta i Padri Caprile, Esposito e Riquet, non hanno
approfondito quegli «aspetti», né hanno ritrattato il loro ottimismo
filo-massonico. Comunque, almeno in Italia, non tutti i gesuiti condividevano
quella linea filo-massonica. Un certo Orio Nardi pubblicò un libro
antimassonico dal titolo «Il vitello d’oro: l’altra faccia della
storia» (Linea Diretta, Milano 1989). Dietro Orio Nardi si
nascondeva il gesuita P. Vittorio De Bernardi. All’epoca P. De
Bernardi era direttore responsabile della rivista «Spirito e Verità»,
di proprietà dei Gesuiti della Provincia Veneto-Milanese. Su quella rivista,
nel numero di agosto-settembre del 1984, troviamo l’articolo di
Diogene, «Il satanismo, una fede a rovescio» in cui si afferma che il
luciferismo massonico non è un’invenzione di Leo Taxil, ma che davvero negli
alti gradi massonici viene professata «la religione massonica» che venera
«Lucifero» come vero «Dio», contro il crudele «Adonai» (cf. pp. 227-229).
Già nel novembre 1976, la rivista «Spiritualità»
(la cui sede era quella dei Gesuiti: Piazza San Fedele 4, Milano) pubblica come
supplemento l’opuscolo di A.Z., «La fucina della rivoluzioni» in cui,
tra l’altro, si collega la Massoneria al luciferismo (cf. pp. 13-19).
Infine, nel 1983, gli sforzi degli autori di «Noi
cattolici noi massoni» verranno respinti dalla Dichiarazione della CDF,
firmata dal Prefetto Card. Joseph Ratzinger, in cui si ribadisce
l’incompatibilità tra Fede cristiana e Massoneria.
Forse è anche a causa di quel documento che il futuro Papa Benedetto XVI
avrebbe incontrato tanta opposizione durante il suo non lungo Pontificato?
(di P. Paolo M. Siano FI)
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