La mia Terra di Mezzo

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giovedì 15 ottobre 2020

Cattolici e massoni: è possibile?

Da diversi decenni fino al presente, in Italia e all’estero, vari dignitari della Massoneria tentano di intrattenere con la Chiesa dialoghi miranti sia a una qualche forma di cooperazione filantropica e culturale, e sia ad una dichiarazione di compatibilità o di doppia appartenenza cattolico-massonica. Ovviamente i massoni cercano per lo più di agganciare ecclesiastici colti e “aggiornati” come quelli che ora vengo a presentare.
Nel 1980 l’editrice massonica Atanòr di Roma pubblica il libro «Noi cattolici noi massoni», a cura di P. Giovanni Caprile S.J. (1917-1993), Don Rosario Francesco Esposito S.S.P. (1921-2007), P. Michel Riquet S.J. (1898-1993),  tre sacerdoti protagonisti, dopo il Concilio Vaticano II, di dialoghi catto-massonici ambigui e fuorvianti. Tutti e tre hanno sostenuto la perfetta compatibilità tra la Chiesa Cattolica e la Massoneria sedicente regolare e tradizionale. Purtroppo quei tre studiosi non hanno condotto un’analisi critica di riti, rituali e scritti massonici di natura iniziatica, limitandosi invece ad accogliere acriticamente dichiarazioni e rassicurazioni di parte massonica.
 
Padre Caprile, che fino al 1960 era un apologeta antimassonico, scrive che la partecipazione al Concilio lo ha «trasformato», gli ha fatto acquisire «una mentalità nuova», «un atteggiamento molto diverso, molto più possibilista, molto più aperto verso la Massoneria» (p. 23).  Egli sottolinea che quella «mentalità nuova» ha raggiunto livelli colti e alti nella Chiesa (cf. pp. 61-62).
Caprile presenta un caso di morale dandone una soluzione soggettivista e relativista:
«Quindi, in concreto, oggi come mi regolo quando qualcuno mi viene a domandare: “Io sono un buon cattolico, praticante; posso essere massone? Posso iscrivermi a una loggia?”. Mi regolo rispondendo così: “Guarda, io non te lo posso dire. […]. Io non posso darti i consigli definitivi, ma solo un certo orientamento. Devi decidere tu, in coscienza; nella loggia effettivamente non trovi – e te ne danno garanzia – nulla che mal si concili con la tua coscienza cattolica. In questo caso ti puoi iscrivere. Se hai motivi seri ti puoi iscrivere”» (p. 32).
 
Eppure P. Caprile era al corrente di alcuni punti problematici nella Massoneria: il «valore supremo della ragione umana», la «Gnosi», il dogmatismo rimproverato alla Chiesa, l’esoterismo (cf. pp. 33-35).
Quel libro riporta anche le interviste rilasciate a Radio Vaticana da Don Esposito (27 gennaio 1980) e da P. Caprile (02 marzo 1980). Don Esposito afferma che tra Chiesa e Massoneria «è avvenuta la riconciliazione» (p. 109).
 
Caprile commenta la lettera (ambigua) del 19 luglio 1974, inviata ad alcune Conferenze Episcopali dal Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF), Card. Franjo Seper (1905-1981).   P. Caprile riassume così quella lettera:
«[…] se in qualche nazione ci sono delle Associazioni massoniche o analoghe alla massoneria, le quali si propongono delle attività sociali, anche di formazione, e così via, ma non hanno scopi di lotta alla Chiesa, queste Associazioni massoniche o analoghe alla massoneria, non rientrano più sotto la scomunica. Quindi un cattolico, in genere, può iscriversi ad esse senza essere scomunicato» (p. 118).
Il gesuita P. Michel Riquet afferma che sin dall’inizio degli Anni Sessanta egli è convinto che le massonerie anglosassoni non cadano nella scomunica prevista dal can. 2335 dell’allora Codice di Diritto Canonico (pp. 121-126). Secondo P. Riquet la scomunica avrebbe una «portata limitata» (p. 131), cioè non riguarderebbe tutti i cattolici iscritti alla Massoneria. P. Riquet diffonde queste sue idee tra i Vescovi francesi. Egli ritiene che le Grandi Logge di Inghilterra, Scozia, Irlanda, e la «Grande Loge Nationale Française» (GLNF) non incorrano nella pena del can. 2335 (cf. p. 137).  
Ancora per quanto riguarda il libro «Noi cattolici noi massoni», trovo invece molto più interessanti i contributi di alcuni massoni che si firmano «Fr. Ruggiero» (napoletano), «Fr. Alfredo» e «Lazzaro». Infatti sono proprio loro a far comprendere l’oggettiva incompatibilità tra Massoneria e Chiesa. Vediamoli in sintesi.

Fr. Ruggiero sostiene teorie esoteriche del celebre René Guénon (1886-1951), gnostico, massone della Grande Loge de France, sufi.
Fr. Ruggiero condivide con Guénon concetti quali: «gnosi», «tradizione primordiale», «influenza spirituale», «restaurazione dello “stato primordiale” (quale quello che esisteva nel biblico “Eden”), condizione fondamentale e necessaria affinché l’uomo possa ricongiungersi ed identificarsi col “Principio”» (cf. pp. 46-47).
Fr. Ruggiero presenta ed elogia come massone cattolico il Fr. Italo Gentile, autore del libro «Esoterismo essoterico dei Rosa+Croce» (Firenze 1967). Fr. Ruggiero dice che Gentile propugna la pace tra Chiesa e Massoneria (cf. pp. 14-15)…  Però Fr. Ruggiero non dice che in quel libro Gentile 33° propone ed elogia l’umanesimo gnostico, il cristianesimo rosacrociano, la Gnosi dualista (pp. 63-67).
Il massone Fr. Alfredo non accetta i dogmi cattolici, nega la verginità della Madonna e ritiene che Gesù sia soltanto un grande uomo, un Iniziato (cf. p. 74). Fr. Alfredo afferma che il Grande Architetto dell’Universo non è il Dio ebraico-cristiano, ma è solo un’entità filosofica che ciascun massone è libero di intendere come vuole (cf. pp. 74-75).
Quasi in risposta al Fr. Alfredo, Fr. Ruggiero cerca di difendere il culto alla Madonna, alla Madonna nera, alla “Vergine”, precisando che lei è menzionata nelle tradizioni pre-cristiane (egizia, babilonese, greco-romana…) e dai Rosacroce
Secondo Fr. Ruggiero, la Vergine è in ognuno di noi, e perciò appartiene alla Massoneria; vergine è l’anima con cui Dio si  congiunge (cf. pp. 77-78)… È chiaro che la “mariologia” del massone Fr. Ruggiero è esoterica e gnostica.
Nella «Conclusione» del libro, un certo Lazzaro vede nella Chiesa «profondi mutamenti».  Secondo lui nel nuovo approccio massonologico di P. Caprile e di Don Esposito si può vedere «l’influenza della “svolta antropologica” del gesuita Karl Rahner » (p. 141).
Tuttavia Lazzaro riconosce che nel dialogo con la Massoneria, ci sono punti difficili, ossia «aspetti fondamentali non ancora affrontati: la gnosi, l’esoterismo, i dogmi ed il valore supremo della ragione. Su questi argomenti avverrà lo scontro finale» (pp. 142-143).

A quanto mi risulta i Padri Caprile, Esposito e Riquet, non hanno approfondito quegli «aspetti»,  né hanno ritrattato il loro ottimismo filo-massonico. Comunque, almeno in Italia, non tutti i gesuiti condividevano quella linea filo-massonica.  Un certo Orio Nardi pubblicò un libro antimassonico dal titolo «Il vitello d’oro: l’altra faccia della storia» (Linea Diretta, Milano 1989). Dietro Orio Nardi si nascondeva il gesuita P. Vittorio De Bernardi. All’epoca P. De Bernardi era direttore responsabile della rivista «Spirito e Verità», di proprietà dei Gesuiti della Provincia Veneto-Milanese.  Su quella rivista, nel numero di agosto-settembre del 1984, troviamo l’articolo di Diogene, «Il satanismo, una fede a rovescio»  in cui si afferma che il luciferismo massonico non è un’invenzione di Leo Taxil, ma che davvero negli alti gradi massonici viene professata «la religione massonica» che venera «Lucifero» come vero «Dio», contro il crudele «Adonai» (cf. pp. 227-229).
Già nel novembre 1976, la rivista «Spiritualità» (la cui sede era quella dei Gesuiti: Piazza San Fedele 4, Milano) pubblica come supplemento l’opuscolo di A.Z., «La fucina della rivoluzioni»  in cui, tra l’altro, si collega la Massoneria al luciferismo (cf. pp. 13-19).
Infine, nel 1983, gli sforzi degli autori di «Noi cattolici noi massoni» verranno  respinti dalla Dichiarazione della CDF, firmata dal Prefetto Card. Joseph Ratzinger, in cui si ribadisce l’incompatibilità tra Fede cristiana e Massoneria.
Forse è anche a causa di quel documento che il futuro Papa Benedetto XVI avrebbe incontrato tanta opposizione durante il suo non lungo Pontificato? 
(di P. Paolo M. Siano FI)

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