'Un poco di luna si insinua da una crepa del soffitto e pare una lama di incorporeo argento che vada cercando Maria. (...) Ella alza il capo che pare splendere nella luce bianca della luna, e un sorriso non umano la trasfigura. Che vede? Che ode? Che prova? Solo lei potrebbe dire quanto vide, sentì e provò nell'ora fulgida della sua Maternità. Io vedo solo che intorno a lei la luce cresce, cresce, cresce. Pare scenda dal Cielo, pare emani dalle povere cose che le stanno intorno, pare soprattutto che emani da Lei. (...) La luce si sprigiona sempre più dal corpo di Maria , assorbe quella della luna , pare che ella attiri in sè quella che le può venire dal Cielo. Ormai è lei la Depositaria della Luce. (....) E la luce cresce sempre di più. E' insostenibile all'occhio. In essa scompare , come assorbita da un velario d'incandescenza, la Vergine...e ne emerge la Madre. Sì, quando la luce torna ad essere sostenibile al mio vedere, io vedo Maria col Figlio neonato sulle braccia. Un piccolo Bambino, roseo e grassottello, che annaspa e zampetta con le manine grosse quanto un boccio di rosa e coi piedini che starebbero nell'incavo di un cuore di rosa; che vagisce con una vocina tremula, proprio di agnellino appena nato, aprendo la boccuccia che sembra una fragolina di bosco e mostrando la linguetta tremolante contro il roseo palato; che muove la testolina tanto bionda da parere quasi nuda di capelli, una tonda testolina che la Mamma sostiene nella curva di una sua mano, mentre guarda il suo Bambino e lo adora piangendo e ridendo insieme e si curva a baciarlo non sulla testa innocente ma nel centro del petto, là dove sotto è il cuoricino che batte, batte per noi....là dove un giorno sarà la Ferita. Gliela medica in anticipo, quella ferita, la sua Mamma, col suo bacio immacolato.
(....) Giuseppe accorre. Ai piedi della lettiera i due si incontrano e si guardano con un pianto beato. Giuseppe, rosso come una porpora, stende le braccia e prende il batuffolino di carne che strilla di freddo, (...) se lo stringe al cuore dicendo con un grande scoppio di pianto: "Oh! Signore! Dio mio!" (....) Giuseppe ravviva il fuoco senza risparmio, per fare una bella fiamma e scalda il fieno. (...) Poi quando ne ha raccolto tanto da farne un materassino all'Infante , va alla mangiatoia e lo dispone. "E' pronto" dice. "Ora ci vorrebbe una coperta, perchè il fieno punge, e per ricoprirlo..."
"Prendi il mio mantello" dice Maria.
"Avrai freddo"
"Oh! Non fa nulla! La coperta è troppo ruvida. Il mantello è morbido e caldo. Io non ho freddo per nulla. Ma che Egli non soffra più!".
Giuseppe prende l'ampio mantello di morbida lana celeste cupo e , lo accomoda in doppio sul fieno, con un lembo che pende fuor dalla greppia. Il primo letto del Salvatore è pronto.
E la Madre, col suo dolce passo ondeggiante, ve lo porta e ve lo depone e lo ricopre col lembo del manto e lo conduce anche intorno al capino nudo che affonda nel fieno (....). Rimane scoperto solo il visetto grosso come un pugno d'uomo, e i Due, curvi sulla greppia, lo guardano beati dormire il suo primo sonno, perchè il calduccio delle fasce e del fieno ha calmato il pianto e conciliato il sonno al dolce Gesù'.
TRATTO DA 'IL POEMA DELL'UOMO DIO' Scritti di Maria Valtorta - Centro Editoriale Valtortiano - Vol I Pagg 186-190
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