A mano a mano che nelle menti dei rivoluzionari il Concilio ha totalmente soppiantato il Magistero precedente nuove deformazioni linguistiche sono state poste in essere.
Dato che la fede ci arriva grazie alle parole, un modo drastico di epurare la dottrina è quello di rimuovere le parole che rappresentano concezioni troppo cattoliche ardue da collegare con l’erigenda religione conciliare.
La Santa Messa cessa così di essere il Santo Sacrificio per ridursi a riunione festosa dei fedeli celebranti “il Risorto” e se stessi.
L’aldilà si è spopolato, visto che di angeli custodi, degli altri Spiriti celesti e dei demoni non si parla quasi più.
Peccato mortale e peccato originale sono usciti dal lessico dei sacerdoti (o meglio dei “presidenti della sinassi dei fedeli”).
Né si ricordano più i peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio.
Sono spariti alcuni vizi capitali, si preferisce puntare il dito contro i reati invisi ai potenti (corruzione, evasione fiscale, ecc.), mentre in luogo delle virtù cardinali vengono proposti i comportamenti che l’ONU patrocina (accoglienza, rispetto della Terra, ecc.).
Un secondo modo di apportare modificazioni alla dottrina è quello di sostituire le parole di sempre con altre più ecumenicamente corrette.
Il peccato assume allora nomi meno responsabilizzanti come “ferita” o “fragilità”.
Il peccato assume allora nomi meno responsabilizzanti come “ferita” o “fragilità”.
Concubinati e convivenze sodomitiche diventano “forme non perfette di unione”, “situazioni cosiddette irregolari”.
La corruzione degli innocenti perpetrata nelle scuole –a parole e con gli atti– è tollerata in quanto “educazione sessuale” chiesta dall’Europa (il grande Leviatano); i vescovi si sono anzi impegnati a “rispettare e applicare lealmente” i famigerati decreti che impongono l’insegnamento del gender anche negli istituti retti da religiosi.
Alla sostituzione delle parole corrisponde un offuscamento della dottrina e dell’etica che divengono nebulose, diversamente interpretabili ed adattabili alle situazioni.
(Oreste Sartore)
(Oreste Sartore)
Tratto da Qui
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