(di Roberto de Mattei su Il Tempo del 03-08-2016)
Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana Angelo Bagnasco ha criticato
quei cattolici che si sono mostrati sconcertati e in molti casi indignati, per
l’invito ai musulmani di pregare, domenica 31 luglio, nelle chiese italiane:
«Veramente non capisco il motivo – ha detto –. Il motivo non mi
sembra proprio esistente».
A suo dire l’adesione di migliaia di musulmani alla preghiera davanti
all’altare vuole essere «una parola di condanna e una presa di distanza
assoluta, da parte di chi, musulmani ma non solo, non accetta alcuna forma di
violenza».
In realtà come ha osservato monsignor Antonio Livi, sul sito La nuova Bussola quotidiana, la partecipazione dei
musulmani alle cerimonie liturgiche, in Italia e in Francia, è stato un atto al
tempo stesso, sacrilego e insensato.
Sacrilego perché le chiese cattoliche, al contrario delle moschee, non sono
centri di conferenze o di propaganda, ma luoghi sacri, dove si rende il dovuto
culto di adorazione a Gesù Cristo, realmente presente «in corpo, sangue,
anima e divinità» nell’Eucaristia. Se si giudicava necessario un incontro
per condannare la violenza, quest’atto politico poteva avvenire da qualsiasi
altra parte, ma non nella casa di Dio che, per il Papa e i vescovi italiani, non
può che essere l’unico vero Dio in tre Persone, combattuto nel corso dei secoli,
manu militari, dall’Islam.
A Roma, nella Basilica di Santa Maria in Trastevere dov’erano seduti in prima
fila tre imam della Capitale, due di loro, Ben Mohamed Mohamed e Sami Salem,
hanno parlato dal pulpito citando più volte il Corano, però hanno dato le spalle
al Vangelo durante l’Omelia, bisbigliando una preghiera musulmana, mentre i
cattolici recitavano il Credo
Nella cattedrale di Bari il cosiddetto Imam
Sharif Lorenzini, ha recitato in arabo la prima Sura del Corano che condanna la
miscredenza dei cristiani con queste parole: «Mostraci la retta via, la via
di coloro che tu hai favorito, non (la via) di coloro che guadagnano la tua ira,
né quella di coloro che hanno deviato».
Ciò che è avvenuto è anche un atto senza ragione, proprio perché non c’è
alcun motivo per cui i musulmani debbano essere invitati a pregare e a tenere
sermoni in una chiesa cattolica. L’iniziativa dei vescovi italiani e francesi
lascia credere che l’Islam, in quanto tale, sia privo di ogni responsabilità,
nella strategia del terrore, come se non fosse in nome del Corano che musulmani
fanatici ma coerenti massacrano i cristiani nel mondo. Negare, come Papa
Francesco, che quella in atto sia una guerra religiosa, è come se si fosse
negato che negli anni Settanta i brigatisti rossi conducessero una guerra
politica contro lo Stato italiano.
Il movente dei terroristi dell’Isis è religioso e ideologico e trae pretesto
da un certo numero di versetti del Corano.
In nome del Corano decine di migliaia
di cattolici sono perseguitati in tutto il mondo, dal Medio oriente, alla
Nigeria, all’Indonesia.
Mentre il nuovo numero di Dabiq, la rivista
ufficiale del Califfato invita i propri militanti a distruggere la Croce e ad
uccidere i cristiani, la CEI libera la religione maomettana da ogni
responsabilità, addossando a pochi estremisti i massacri degli ultimi mesi. È
vero esattamente il contrario: è solo una minoranza (23.000 su oltre 2 milioni
di islamici ufficialmente registrati) il numero dei musulmani che hanno aderito
alla dissennata iniziativa promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana.
Come dar torto alla maggioranza che ha respinto l’invito al mittente,
accusando di ipocrisia coloro che lo hanno accettato? Perché i musulmani, che
professano una fede religiosa non solo diversa ma antitetica alla fede cattolica
dovrebbero andare a pregare e a predicare in una chiesa cattolica o dovrebbero
invitare i cattolici a predicare e pregare nelle loro moschee?
Ciò che è
avvenuto il 31 luglio è, sotto tutti gli aspetti, una grave offesa sia alla fede
che alla ragione.
(Roberto de Mattei)
Tratto da CorrispondenzaRomana
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