(...)Al tempo della santa venivano chiamati saraceni, (termine
utilizzato a partire dal II secolo d.C. sino a tutto il Medioevo) i
popoli provenienti dalla penisola araba o, per estensione, di religione
musulmana.
In Italia i saraceni compirono, per secoli, diverse incursioni prima
nel Sud, conquistando la Sicilia, poi nel Nord Occidente, con base in Provenza
(nel 906 saccheggiarono e distrussero l’Abbazia della Novalesa). Con le loro
violente e sanguinarie scorrerie giunsero anche ad Assisi. Fu proprio Madre
Chiara (1193/1194-1253) a fermarli. (...)
Aveva circa 47 anni quando i saraceni insidiarono
Assisi e il suo monastero. Non surrogato femminista, come molte suore odierne,
Madre Chiara si pose a difesa con Cristo della sua amata città, sprovvista di
valide difese. Federico II, Imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Sicilia,
aveva mosso guerra contro la Chiesa, spingendo le sue soldataglie all’invasione
delle terre pontificie, chiedendo ausilio ai più fieri nemici della cristianità,
i saraceni appunto. Ne assoldò circa 20 mila, donando loro la città di Lucera,
nel regno di Napoli e da quella base partirono per continue scorrerie,
saccheggiando, distruggendo, incendiando città e castelli, compiendo sacrilegi e profanazioni nelle
chiese e nei monasteri, uccidendo e facendo prigionieri.
Un venerdì del
settembre 1240 scalarono le mura del monastero di Santa Chiara e le suore,
lascia scritto Tommaso da Celano: «Corsero a santa Chiara che era gravemente
inferma e, con molte lacrime, le dissero come quella gente pessima avevano rotte
le porte del monastero. Ed essa le confortava che non temessero […] ma armate di
fede ricorressero a Gesù Cristo. E giacendo santa Chiara sulla paglia, inferma,
si fece portare una cassettina d’avorio dove era il Santo Corpo di Cristo
consacrato e si fece portare incontro a quella mala gente. E orando devotamente
[…] “Pregoti, Signor mio, che ti piaccia che queste tue poverelle serve, le
quali tu, Signore, hai nutricate sotto la mia cura, che non mi siano tolte né
tratte di mano, acciò che non vengano nelle mani e alla crudeltà di questi
infedeli e pagani; onde pregoti, Signor mio, che tu le guardi, che io senza di
te guardarle non posso e massimamente ora in questo amaro punto”. A questo
priego, dalla cassettina che aveva dinnanzi reverentemente, si uscì una voce,
come di fanciullo e, udendola tutte le suore, disse: “Io per tuo amore guarderò
te e loro sempre” […]». (Vita di santa Chiara vergine, Opusc.
I,21-22, in FF 3201, pp. 1915-1916).
I mercenari islamici fuggirono precipitosamente dal
monastero, respinti dalla potenza di una forza invisibile. E di lì a poco
lasciarono Assisi. Tuttavia, nel 1241 l’Imperatore, scomunicato da Gregorio IX,
non tollerando la sottomissione di Assisi al romano Pontefice, organizzò una
nuova spedizione. Quando il pericolo fu imminente santa Chiara chiamò le
consorelle: ordinò un giorno di digiuno, dopo il quale le invitò a cospargersi
il capo di cenere e a prostrarsi con lei davanti al tabernacolo. La mattina del
22 giugno un forte temporale portò lo scompiglio nell’accampamento degli
assedianti, costringendoli ad una nuova fuga.
Santa Chiara difese Cristo, il
monastero, la sua città con l’arma della Fede e con il Corpo di Nostro Signore.
Catturata a Cristo grazie a san Francesco, abbandonò tutte le offerte terrene
per vivere con sorella Povertà e unirsi al Crocifisso per guadagnare la salvezza
di molti. Votata unicamente a Dio, si lasciò guidare da un’unica ricchezza, la
Trinità, e non ebbe stima per nessun’altra religione che non fosse quella
cattolica.
(Cristina Siccardi)
Il testo è tratto da CorrispondenzaRomana
Il mio gruppo parrocchiale prese il nome di S. Chiara d'Assisi, nel lontano 1987. Oggi abbiamo ricordato e quest'altro anno festeggeremo il 30°!
RispondiEliminaChe santa Chiara continui ad accompagnarvi alla sequela di Cristo. Un bel traguardo sicuramente da festeggiare!
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