Una delle parole centrali nell’insegnamento di papa Francesco è certamente «discernimento».
Da buon figlio di sant’Ignazio, Bergoglio conosce le regole scritte nel XVI secolo dal fondatore dei gesuiti e di conseguenza ha ben presente l’importanza del discernere nella vita spirituale.
Discernere significa setacciare: si tratta dunque di distinguere, di scegliere. In che senso? Scegliere il bene e rifiutare il male. Scegliere ciò che ci avvicina a Dio e rifiutare ciò che ci allontana da Lui. Scegliere la virtù e rifiutare il peccato.
Nel magistero di Francesco, tuttavia, il concetto di discernimento sembra aver preso una connotazione diversa, al punto da lasciar intendere che discernere significa soprattutto vedere fino a che punto è possibile seguire la dottrina e in quale misura sia invece possibile aderire a ciò che la coscienza suggerisce.
In questo senso il discernere assomiglia sempre di più a un giustificare il limite umano e un separare quella che sarebbe la fredda legge «rigida», lontana dall’uomo e in sostanza impossibile da osservare, rispetto a un accompagnamento amichevole e comprensivo, in grado di cogliere i condizionamenti ai quali la creatura è esposta e quindi di scagionarla dalla colpa.
Affrontare il tema del discernimento nel quadro dell’attuale magistero pontificio significa entrare in uno degli aspetti decisivi del modello di fede e di pastorale che Francesco sta indicando alla Chiesa.(.....)
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