Sperimenta amarezza e solitudine, ma dice: "Se non fossi cristiano, non so come resistere", ma confida anche: "Ho trovato risorse morali di cui ignoravo l’esistenza". Come ha imparato da Gesù, esclude sempre l’odio, anzi coltiva la carità, anche per chi l’offende, pregando Dio di saper vivere il Vangelo sino alle ultime conseguenze. A un amico dice: "L’importante è il poter dire di aver sempre fatto il proprio dovere, tutto intero". Trova energie nella fede, nella preghiera quotidiana, nel suo intenso rapporto con Gesù.
Il culmine dell'infamante macchina accusatoria e di fango che si era riversata sul commissario fu la pubblicazione da parte de l'Espresso di una lettera, a partire dal 13 giugno 1971: 800 firme di esponenti del mondo della cultura, dell'arte, dello spettacolo, filosofi, registi, scienziati, editori, storici, architetti, pittori, scrittori, politici, sindacalisti e un buon numero di giornalisti, tutti convinti che il commissario Luigi Calabresi fosse un assassino e, come tale, passibile di punizione. I nomi di questi personaggi, che con la firma annunciavano l'adesione alla lotta armata, sono noti a tutti: Umberto Eco, Tinto Brass, Cesare Zavattini, Carlo Gregoretti, Enzo Paci, Giulio A. Maccacaro, Giulio Carlo Argan, Salvatore Samperi, Pasquale Squitieri, Natalia Ginzburg, Tullio De Mauro, Paolo Portoghesi, Lucio Colletti, Paolo Mieli, Sergio Saviane, Serena Rossetti, Nelo Risi, Giovanni Raboni (professori universitari, registi cinematografici, filosofi, storici, futuri ministri, poeti, scrittori, giornalisti). Gente che ricopriva una posizione centrale nel mondo in cui si formano le 'coscienze' di un popolo. La lista continua: i filosofi Norberto Bobbio, Lucio Colletti e Lucio Villari; i registi cinematografici Federico Fellini, Mario Soldati, Cesare Zavattini, Luigi Comencini, Liliana Cavani, Giuliano Montaldo, Bernardo Bertolucci, Carlo Lizzani, Paolo e Vittorio Taviani, Gillo Pontecorvo, Marco Bellocchio, Salvatore Samperi, Ugo Gregoretti, Nanni Loy; i poeti Pier Paolo Pasolini, Giovanni Raboni e Giovanni Giudici; i pittori Renato Guttuso, Andrea Cascella, Ernesto Treccani; gli editori Vito Laterza, Giulio Einaudi, Inge Feltrinelli; i critici Giulio Carlo Argan, Gillo Dorfles, Morando Morandini, Fernanda Pivano; la scienziata Margherita Hack; gli architetti Gae Aulenti, Gio Pomodoro, Paolo Portoghesi; gli scrittori Alberto Moravia, Umberto Eco, Domenico Porzio, Dacia Maraini, Enzo Siciliano, Alberto Bevilacqua, Franco Fortini, Natalino Sapegno, Primo Levi, Lalla Romano; i politici Umberto Terracini, Massimo Teodori, Giorgio Amendola, Giancarlo Pajetta; i sindacalisti Giorgio Benvenuto e Pierre Carniti; i giornalisti Eugenio Scalfari, Giorgio Bocca, Furio Colombo, Giuseppe Turani, Carlo Rossella, Camilla Cederna, Tiziano Terzani. Si potrebbe continuare, ma bastano solo questi a farci capire come l'intero entourage culturale ed artistico italiano fosse schierato a sinistra ed in maniera estrema. 'Per anni su quasi tutti i giornali italiani si denunciò, giustamente, la violenza “nera” (che, sia chiaro, c’era) ma si nascose l’esistenza di una violenza “rossa”. Ecco che cosa scrisse Giorgio Bocca su “Il Giorno” il 23 febbraio 1975: «A me queste Brigate Rosse fanno un curioso effetto, di favola per bambini scemi o insonnoliti; e quando i magistrati e gli ufficiali dei carabinieri e i prefetti ricominciano a narrarla, mi viene come un’ondata di tenerezza, perché la favola è vecchia, sgangherata, puerile...». Mentre Bocca scriveva quel pezzo, le Brigate Rosse avevano già ucciso tre persone (i missini Mazzola e Giralucci a Padova e il maresciallo dei carabinieri Maritano a Robbiano di Mediglia), rapito un giudice (Mario Sossi) e organizzato l’evasione di Renato Curcio dal carcere di Casale Monferrato' .(Michele Brambilla - Il Timone nr 43, anno VII, Maggio 2005). In questo clima di violento odio il 17 maggio 1972 il commissario Luigi Calabresi viene colpito a morte, alle spalle, davanti la sua abitazione, mentre si avvicina all'auto per andare in ufficio. Sofri, Bompressi, Pietrostefani, Marino, sono i nomi legati a quell'omicidio. Gli '800' armarono, dal punto di vista morale, la loro mano. Il commissario, servitore della legalità, uomo, sposo, padre esemplare, ottimo cristiano, lascia Gemma la sua giovane moglie, sposata da neanche tre anni, i figlioletti Mario, Paolo e Luigi che nascerà qualche mese dopo la sua morte. Il commissario ha soltanto 35 anni.
Una commovente ed edificante intervista alla signora Gemma Calabresi la si può leggere QUI.
Il 12 maggio 2004 l'allora Presidente della Repubblica Ciampi lo decorò con Medaglie d'oro al Merito Civile alla memoria di appartenenti alla Polizia di Stato vittime del terrorismo.
Medaglia d'oro al merito civile | |
«Fatto oggetto di ignobile campagna denigratoria, mentre si recava sul posto di lavoro, veniva barbaramente trucidato con colpi d’arma da fuoco esplosigli contro in un vile e proditorio attentato. Mirabile esempio di elette virtù civiche ed alto senso del dovere.» — Milano, 17 maggio 1972 |
"Forse sono un idealista… Ma io credo in Dio, cerco di servirlo fedelmente. Ma oggi a fare un discorso così, non sei capito. È meglio proseguire per la propria strada con coerenza al Vangelo".
Proprio così Luigi Calabresi ha vissuto, con slancio, con coerenza, con amore, per amore di Dio e dei fratelli.
E' in corso il processo di beatificazione.
"Se non fossi cristiano, non so come resistere" Bravo!
RispondiEliminaVerdaderamente es estimulante leer vidas tan grandes, tan santas, entregadas a su labor en el mundo desde su única conciencia cristiana, unidos siempre al Señor, sea cual sea el trabajo que desempeñes en la sociedad.
Muchas gracias, querida Martina, por traer a tu blog con frecuencia estos testimonios de coherencia cristiana que son, para todos nosotros, una llamada de atención y un estímulo para reorientar nuestras vidas siempre hacia Cristo.
Un abrazo.
Conosco solo per sentito dire il clima di odio e di ostilità che ha contraddistinto gli anni di piombo in Italia, vedere quella lista di nomi celebri mi indigna parecchio, ma non mi sorprende più di tanto. Il commissario Calabresi fa parte di quella schiera di Uomini che con coraggio e per Grazia di Dio hanno avuto la forza di andare contro corrente, gente che come i primi Martiri non si sono mai vergognati di essere Cristiani. Oggi come allora c'è bisogno di Cristiani fieri, iniziando dalle cose più semplici per arrivare all'impegno politico e alla lotta contro il male, a tutti i livelli.
RispondiEliminaHo paura che quei tempi stiano tornando, che Dio ci assista e ci dia la forza del Commisario Calabresi, nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Sempre.
Grazie Martina!!!
Estimada hermana, sólo puedo decir gracias por este comparir,Dios pone en el corazón del hombre grandes deseo de ÉL, y son esa persona que día a día dejan a Dios actuar, gracias y un santo fin de semana en la presencia del Señor, Dios sea con usted.
RispondiEliminaCARISSIMO ANDY, abbiamo bisogno di testimoni nella vita di tutti i giorni, anche per svolgere i più modesti compiti che la quotidianità ci presenta. Non a tutti è richiesto il sacrificio estremo della vita, come è successo al commissario Calabresi, ma il Signore chiede a tutti la fedeltà, l'amore e la coerenza. Speriamo di riuscirci sempre....
RispondiEliminaUn grande abbraccio
CARISSIMO ANGELO, quelli dal sessantotto in poi furono gli anni più insanguinati della storia della repubblica Italiana. Anni di cui dobbiamo vergognarci, primi fra tutti i personaggi celebri che con le loro ideologie hanno contribuito a fomentare l'odio e la lotta di classe. Spero davvero che nessuno e, quindi neanche noi, sperimenti il devastante flusso di sangue ed odio di quel periodo. La Vergine Santa protegga tutti i componenti delle Forze dell'Ordine. Un grande abbraccio
ESTIMADO SILENCIO EN LA ORACION, grazie per l'affetto e l'approvazione. Continuiamo uniti nella preghiera. Il Signore la benedica.
Temo che l'odio di oggi non abbia niente di meno rispetto all'odio di allora... anzi!
RispondiEliminaIo ho vissuto quegli anni e non lo percepivo come lo percepisco oggi... Non c'è bisogno di arrivare ad ammazzare; basta semplicemente alimentare la rabbia e il desiderio di vendetta mascherandolo da giustizia... poi si arriva aglui anmmazzamenti vari.
Allora non c'era stata tutta questa campagna d'odio di anni che permea ormai quasi tutta la società... senza che ce ne rendiamo conto...
Non c'è altro che possa aiutare in momenti come questi se non la testimonianza piena di dignità di persone come Calabresi!
Ciao Mavi! E' vero c'è troppo, troppo odio....ma grazie a Dio esiste anche tanto, tanto amore...
RispondiEliminaUn abbraccio
El odio se lo llevó muy joven. Lástima que la venganza pueda hacer a alguien actuar de una forma tan terrible. Te mando un beso,Martina.
RispondiEliminaAMALIA, è morto troppo giovane, avrebbe potuto fare ancora tantissimo bene all'intera società. Soffro al pensiero della moglie e dei bambini rimasti soli!Un beso y un abrazo muy fuerte...
RispondiElimina