L'esortazione apostolica di papa Francesco 'Amoris Laetitia' sul matrimonio e sulla famiglia, ha dato il via ad un dibattito all'interno e all'esterno della Chiesa Cattolica, focalizzando un unico scottante tema, cioè la comunione ai divorziati-risposati. La confusione è tanta e le interpretazioni aperturiste anche, facendo leva sul pensiero e le parole dei cardinali Kasper e Schönborn, le cui posizioni hanno avuto ampia visibilità ed eco soprattutto nel periodo di entrambi i Sinodi sulla famiglia.
Il Vescovo ausiliare di Astana Mons. A. Schneider, una voce autorevole fuori dal coro, ci ricorda, in un'intervista, la Dottrina e la Parola di Gesù in merito al matrimonio, al divorzio e ad un nuovo matrimonio che la Chiesa non può riconoscere, a meno che il precedente matrimonio, contratto in chiesa, non sia stato dichiarato nullo:
Professando la dottrina di sempre di Nostro Signore Gesù
Cristo, la Chiesa ci insegna: “Fedele al Signore, la Chiesa non può riconoscere
come Matrimonio l’unione dei divorziati risposati civilmente. “Colui che
ripudia la moglie per sposarne un’altra commette adulterio contro di lei. Se
una donna ripudia il marito per sposarne un altro, commette adulterio” (dal Vangelo di Marco, cap.10,
vv. 11-12).
Nei loro confronti, la Chiesa attua un’attenta sollecitudine,
invitandoli ad una vita di fede, alla preghiera, alle opere di carità e
all’educazione cristiana dei figli. Ma essi non possono ricevere l’assoluzione
sacramentale, né accedere alla Comunione eucaristica, né esercitare certe
responsabilità ecclesiali, finché perdura la loro situazione, che
oggettivamente contrasta con la legge di Dio”.(Compendio di 'Catechismo della
Chiesa Cattolica', 349).
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