Ormai da tempo, nella vita della Chiesa, si constata in alcuni luoghi, un tacito abuso nell’ammissione dei divorziati-risposati alla Santa Comunione, senza chiedere loro di vivere in perfetta continenza. Le affermazioni poco chiare nel capitolo VIII della 'Amoris Laetitia' hanno dato nuovo dinamismo ai propagatori dichiarati dell'ammissione, in singoli casi, dei divorziati-risposati alla Santa Comunione.
Una confusione nella disciplina sacramentale nei confronti
dei divorziati-risposati, con le conseguenti implicazioni dottrinali,
contraddirebbe la natura della Chiesa cattolica, così come è stata descritta da
sant’Ireneo nel secondo secolo: « La Chiesa,
avendo ricevuto questa predicazione e questa fede, benché dispersa nel
mondo intero la conserva con cura come abitando una sola casa; e allo stesso
modo crede in queste verità, come se avesse una sola anima e un solo cuore; e
le proclama, insegna trasmette, con una voce unanime, come se avesse una sola
bocca».
(Adversus haereses, I, 10, 2).
(Mons. A. Schneider, vescovo ausiliare di Astana)
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