«Dio citerà in giudizio ogni tua azione, anche ciò che è
occulto, bene o male».(Qo 12,14). Una domanda possiamo fare adesso: Dove
avverrà il giudizio particolare, alla nostra morte? Ecco la risposta di
sant’Alfonso de’ Liguori: «È sentimento comune dei teologi, che nel luogo e
all’ora stessa in cui avverrà la separazione dell’anima dal corpo s’innalzerà
il tribunale di Cristo; lì si farà il giudizio e Dio pronunzierà la sentenza».
Appare chiaro che la cosa più importante per un migliore incontro
con Dio subito dopo la morte è la preparazione (sia prossima che remota) con
l’assistenza alla persona inferma che muore. Chi è vicino alla morte deve
ricordare le parole di Gesù che dice:
* «Beati coloro che
muoiono nel Signore» (Ap 14,13), ossia che muoiono con la grazia di Dio
nell’anima (e non con la “disgrazia” del peccato mortale nell’anima!).
* «Entrate per la
porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla
perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e
angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!» (Mt
7,13-14).
* «Se il padrone di
casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si
lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell’ora
che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà» (Mt 24,43-44).
* «Vegliate dunque
perché non sapete né il giorno, né l’ora» (Mt 25,13).
Queste parole di
Gesù, questi insegnamenti e questi richiami così importanti che Egli ha fatto scrivere
agli Evangelisti non possono lasciare indifferente soprattutto chi si trova
infermo, al terminale della propria esistenza, preoccupato, senza scampo, della
penosa resa dei conti di tutta la vita, da sottoporre al Giudice supremo,
Cristo Gesù nostro Signore.
Si sa che san
Francesco d’Assisi, grandissimo predicatore evangelico, scrisse nella Regola
serafica che tutti i suoi frati predicatori evangelizzassero le anime
predicando costantemente sulle cose più fondamentali per la vita cristiana e
per la salvezza eterna delle anime, ossia la predica sui «vizi e le virtù, la
pena e la gloria».
Quanta sapienza divina in questa norma del Serafico Padre e
quale immensità di grazie si avrebbe se venisse sempre messa in pratica da
tutti i predicatori francescani! La predica sui “vizi”, da combattere e
sradicare, infatti, fa capire bene che a causa di essi si meriterà la “pena”
(che potrà essere anche quella dell’Inferno eterno!). La predica sulle “virtù”,
da acquistare e praticare, invece, fa capire bene che con esse si merita la
gloria del Paradiso con la beatitudine eterna.
Questa è la vera,
l’autentica formazione cristiana, che san Francesco d’Assisi dava con la sua
predicazione e che stabilì anche per tutti i suoi frati, volendo appunto che
tutti possano conoscere il Vangelo della salvezza per la vita cristiana
genuina, che è quella vissuta lottando contro i vizi che portano alla
perdizione eterna e sforzandosi, al contrario, di acquistare le sante virtù che
fanno meritare la gloria eterna del Paradiso di Dio.
Capire queste cose è
di primaria importanza e di massimo interesse per ogni uomo, mentre non capirle
e trascurarle può farci vivere con il rischio della rovina di una vita intera
vissuta per nulla o per le miserie di questo mondo che sta tutto «sotto il
potere di satana» (1Gv 5,19), come ha scritto san Giovanni l’Evangelista. Guai
a chi è vissuto secondo il mondo di Satana e dovrà affrontare il Giudizio di
Dio!
Beato, invece, chi vive secondo la vita e il Vangelo di nostro Signore
Gesù Cristo!
DIO CITERA' IN GIUDIZIO OGNI TUA AZIONE, ANCHE CIO' CHE E'
OCCULTO!
Meditazioni sui Novissimi di p. Stefano Maria Manelli, fondatore dei
Francescani dell'Immacolata.
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