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La Rivoluzione protestante è stata la prima ad attaccare, nella storia dell’Occidente, la figura del padre e lo stesso matrimonio come Sacramento.
Secoli dopo, il movimento del Sessantotto avrebbe presentato la figura paterna come un’autorità che difende un ordine sociale repressivo. Ma già la Rivoluzione luterana ha tolto dignità al ruolo del padre nella famiglia. Martin Lutero ha fatto per primo quello che oggi avviene in Occidente, cioè ha fatto diventare il matrimonio solo un contratto, un rapporto regolato dalla legge dello Stato e non dalla Legge di Dio.
La vita moralmente disordinata di Lutero ne è la prova. Era dedito ai piaceri, con un senso smisurato del proprio io, e in un suo scritto del 1530, dal titolo 'Sulle cose matrimoniali', arrivò ad affermare che se la moglie non si adegua alla volontà libidinosa del marito, allora il marito ha tutto il diritto di sostituirla con la domestica.
Lutero è il modello di un marito egoista, sporcaccione, e di un padre incapace di assumersi responsabilità, di sacrificarsi per il bene della famiglia. Un uomo che ha solo diritti, incapace di guidare la crescita e l’educazione dei figli. Al posto del padre c’è un animale da soddisfare.
Nello stesso scritto citato, Lutero chiese all’imperatore di ritenere il matrimonio solo come un contratto, senza alcun valore sacramentale. Il contratto, infatti, al posto del Sacramento matrimoniale, soddisfa meglio l’io megalomane di Lutero e dei suoi seguaci. Un contratto si può scrivere, annullare o modificare strada facendo; il Sacramento no. Il Sacramento richiede un impegno e soprattutto il riconoscimento di un ordine stabilito dall’alto, da Dio, un ordine che non può essere cambiato secondo l’umore e i sentimenti del momento. Il Sacramento del matrimonio riflette quella relazione d’amore trinitaria che è la sostanza di Dio.
Il bieco egoismo di Lutero contro la donna e la famiglia si vede anche dalla disparità di trattamento da lui voluta tra uomo e donna in caso di adulterio. Per Lutero, la donna che tradisce deve essere condannata a morte, mentre se il tradimento è commesso dall’uomo, le punizioni possono essere lievi.
Lo stesso matrimonio contratto dall’eresiarca è stato un’espressione delle sue voglie insane e un atto di disprezzo verso la sacralità dell’ordine costituito. Lutero strappò dal convento una monaca, Caterina Von Bora, e la sposò. Le sue nozze furono molto particolari perché Lutero non solo la fece uscire, ma giustificò la sua azione in modo delirante, esprimendo una falsa religiosità ispirata dal demonio. Sosteneva, infatti, di aver liberato la monaca così come Cristo aveva liberato l’umanità dal peccato con la sua venuta.
Lutero s’inventava quindi una nuova dottrina sul matrimonio, quella vera, secondo lui. Accecato dalla superbia, non comprese che il suo matrimonio era maledetto, non benedetto da Dio. Del resto, nell’agitazione del banchetto nuziale scoppiò una rissa in cui si uccisero più di venti persone. Anche da questo frutto si doveva riconoscere l’albero, secondo la massima del Vangelo.
Dunque Lutero, con la sua dottrina infernale, ha iniziato a svilire la figura paterna e ad attaccare la natura sacramentale del matrimonio.
Al termine di questo mese di settembre dedicato alla Madonna Addolorata, non possiamo non pensare alla Corredentrice che insieme al Figlio ci ha partoriti sul Calvario tra dolori sovrumani.
L’Addolorata, insegnano i santi mistici, ha visto i volti di ogni uomo redento e di ogni uomo che ha vanificato innanzitutto il Sacrificio del Figlio e secondariamente il suo. Quale fosse il disegno di santità che Dio aveva per Lutero non lo sappiamo, ma ricordiamoci che ne ha uno per ciascuno di noi. Che non succeda anche a noi di rifiutarlo.
Secoli dopo, il movimento del Sessantotto avrebbe presentato la figura paterna come un’autorità che difende un ordine sociale repressivo. Ma già la Rivoluzione luterana ha tolto dignità al ruolo del padre nella famiglia. Martin Lutero ha fatto per primo quello che oggi avviene in Occidente, cioè ha fatto diventare il matrimonio solo un contratto, un rapporto regolato dalla legge dello Stato e non dalla Legge di Dio.
La vita moralmente disordinata di Lutero ne è la prova. Era dedito ai piaceri, con un senso smisurato del proprio io, e in un suo scritto del 1530, dal titolo 'Sulle cose matrimoniali', arrivò ad affermare che se la moglie non si adegua alla volontà libidinosa del marito, allora il marito ha tutto il diritto di sostituirla con la domestica.
Lutero è il modello di un marito egoista, sporcaccione, e di un padre incapace di assumersi responsabilità, di sacrificarsi per il bene della famiglia. Un uomo che ha solo diritti, incapace di guidare la crescita e l’educazione dei figli. Al posto del padre c’è un animale da soddisfare.
Nello stesso scritto citato, Lutero chiese all’imperatore di ritenere il matrimonio solo come un contratto, senza alcun valore sacramentale. Il contratto, infatti, al posto del Sacramento matrimoniale, soddisfa meglio l’io megalomane di Lutero e dei suoi seguaci. Un contratto si può scrivere, annullare o modificare strada facendo; il Sacramento no. Il Sacramento richiede un impegno e soprattutto il riconoscimento di un ordine stabilito dall’alto, da Dio, un ordine che non può essere cambiato secondo l’umore e i sentimenti del momento. Il Sacramento del matrimonio riflette quella relazione d’amore trinitaria che è la sostanza di Dio.
Il bieco egoismo di Lutero contro la donna e la famiglia si vede anche dalla disparità di trattamento da lui voluta tra uomo e donna in caso di adulterio. Per Lutero, la donna che tradisce deve essere condannata a morte, mentre se il tradimento è commesso dall’uomo, le punizioni possono essere lievi.
Lo stesso matrimonio contratto dall’eresiarca è stato un’espressione delle sue voglie insane e un atto di disprezzo verso la sacralità dell’ordine costituito. Lutero strappò dal convento una monaca, Caterina Von Bora, e la sposò. Le sue nozze furono molto particolari perché Lutero non solo la fece uscire, ma giustificò la sua azione in modo delirante, esprimendo una falsa religiosità ispirata dal demonio. Sosteneva, infatti, di aver liberato la monaca così come Cristo aveva liberato l’umanità dal peccato con la sua venuta.
Lutero s’inventava quindi una nuova dottrina sul matrimonio, quella vera, secondo lui. Accecato dalla superbia, non comprese che il suo matrimonio era maledetto, non benedetto da Dio. Del resto, nell’agitazione del banchetto nuziale scoppiò una rissa in cui si uccisero più di venti persone. Anche da questo frutto si doveva riconoscere l’albero, secondo la massima del Vangelo.
Dunque Lutero, con la sua dottrina infernale, ha iniziato a svilire la figura paterna e ad attaccare la natura sacramentale del matrimonio.
Al termine di questo mese di settembre dedicato alla Madonna Addolorata, non possiamo non pensare alla Corredentrice che insieme al Figlio ci ha partoriti sul Calvario tra dolori sovrumani.
L’Addolorata, insegnano i santi mistici, ha visto i volti di ogni uomo redento e di ogni uomo che ha vanificato innanzitutto il Sacrificio del Figlio e secondariamente il suo. Quale fosse il disegno di santità che Dio aveva per Lutero non lo sappiamo, ma ricordiamoci che ne ha uno per ciascuno di noi. Che non succeda anche a noi di rifiutarlo.
Articolo originale di Lazzaro M. Celli pubblicato su «Il Settimanale di Padre Pio» n. 37 del 30 settembre 2018.
Riadattato da Isidoro D’Anna in un italiano più scorrevole.
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