(...)va ricordato che Papa Bergoglio appartiene
alla Compagnia di Gesù e il fondatore di essa, sant’Ignazio di Loyola, fu il
campione della fede che la Divina Provvidenza suscitò nel XVI secolo contro il
luteranesimo. In Germania, apostoli come san Pietro Canisio e il beato Pietro
Fabro contesero palmo a palmo il terreno agli eretici e sul terreno della
controversia anti-protestante nessuno superò san Roberto Bellarmino.
La rivista dei Gesuiti 'La Civiltà Cattolica' fu fondata nel 1850, con l’incoraggiamento di
Pio IX, ed ebbe per molto tempo un ruolo di baluardo dottrinale contro gli
errori del tempo. Fin dal suo primo numero, il 6 aprile 1850, dedicò un ampio
saggio (anonimo, ma del padre Matteo Liberatore) al Razionalismo politico
della Rivoluzione italiana, in cui riscontrava nel protestantesimo la causa
di tutti gli errori moderni. Queste tesi vennero sviluppate, tra gli altri, da
due noti teologi gesuiti, i padri Giovanni Perrone (Il protestantesimo e la
regola della fede, La Civiltà Cattolica, Roma 1853, 2 voll.) ed Hartmann
Grisar (Luther, Herder, Freiburg im Breisgau 1911/1912, 3 voll.).
Ma un particolare significato assume la commemorazione della rivolta luterana
fatta dalla rivista della Compagnia di Gesù nell’ottobre 1917, IV centenario
della affissione delle tesi di Wittenberg, (Lutero e il luteranesimo,
in La Civiltà Cattolica, IV (1917), pp. 207-233; 421-430).
Il teologo della Civiltà Cattolica spiegava che: «Essenza dello spirito luterano, ossia del luteranesimo, è la ribellione in tutta la sua estensione e in tutta la forza della parola. La ribellione quindi, che in Lutero si impersonò fu varia e profonda, complessa e vastissima; la quale apparentemente apparve e fu di fatti violenta, rabbiosa, triviale, oscena e diabolica; ma in fondo era studiata, diretta a seconda delle circostanze, e rivolta a fini di opportunismo e di interesse, intesi e voluti con animo misurato e tenacissimo» (pp. 208-209).
Il teologo della Civiltà Cattolica spiegava che: «Essenza dello spirito luterano, ossia del luteranesimo, è la ribellione in tutta la sua estensione e in tutta la forza della parola. La ribellione quindi, che in Lutero si impersonò fu varia e profonda, complessa e vastissima; la quale apparentemente apparve e fu di fatti violenta, rabbiosa, triviale, oscena e diabolica; ma in fondo era studiata, diretta a seconda delle circostanze, e rivolta a fini di opportunismo e di interesse, intesi e voluti con animo misurato e tenacissimo» (pp. 208-209).
Lutero, continua La Civiltà Cattolica, «cominciò quella indegna
parodia, con la quale il ribelle monaco attribuiva a Dio le idee, le bestemmie,
le infamie della sua mente pervertita: egli oltraggiò in modo inaudito il Papa
in nome di Cristo, maledisse Cesare in nome di Cristo, bestemmiò contro la
Chiesa, contro i vescovi, contro i monaci con irruenza addirittura infernale, in
nome di Cristo; gettò la tonaca sull’albero di Giuda in nome di Cristo, e in
nome di Cristo si congiunse con una sacrilega» (p. 209).
«Col pretesto molto comodo di seguire la Scrittura, come quella che sola contiene la parola di Dio, egli rivolse la guerra alla teologia scolastica, alla tradizione, al diritto canonico, a tutte le istituzioni e precetti della Chiesa, ai concilii: alle quali cose tutte auguste e venerande, egli, Martin Lutero, monaco spergiuro e dottore rifatto, sostituì sé stesso e l’autorità sua! I papi, i dottori, i Santi Padri non valevano più nulla: più di tutti valeva il verbo di Martin Lutero!» (p. 212). La teoria della giustificazione luterana, infine, «è nata dalla fantasia di Lutero, non già dal Vangelo o dall’altra parola di Dio rivelata agli scrittori del nuovo Testamento: per noi ogni novità di Lutero ritrova la sua origine negli stimoli della concupiscenza, e il suo svolgimento nella falsificazione della Scrittura o nella bugia formale» (p. 214).CorrispondenzaRomana.it
«Col pretesto molto comodo di seguire la Scrittura, come quella che sola contiene la parola di Dio, egli rivolse la guerra alla teologia scolastica, alla tradizione, al diritto canonico, a tutte le istituzioni e precetti della Chiesa, ai concilii: alle quali cose tutte auguste e venerande, egli, Martin Lutero, monaco spergiuro e dottore rifatto, sostituì sé stesso e l’autorità sua! I papi, i dottori, i Santi Padri non valevano più nulla: più di tutti valeva il verbo di Martin Lutero!» (p. 212). La teoria della giustificazione luterana, infine, «è nata dalla fantasia di Lutero, non già dal Vangelo o dall’altra parola di Dio rivelata agli scrittori del nuovo Testamento: per noi ogni novità di Lutero ritrova la sua origine negli stimoli della concupiscenza, e il suo svolgimento nella falsificazione della Scrittura o nella bugia formale» (p. 214).CorrispondenzaRomana.it
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