Gertrud Auguste Lina Elsbeth Mathilde Petrea Freiin von le Fort è una delle grandi figure letterarie di convertiti del ventesimo secolo. Nata l'11 ottobre del 1876 a Minden in Westfalia (Germania, era figlia del barone Lothar, luterano e discendente di un’antichissima famiglia savoiarda che nel XVI secolo era diventata calvinista emigrando a Ginevra. Uno dei suoi componenti era stato braccio destro dello zar Pietro il Grande e poi si era spostato in Germania, dove il casato aveva messo radici. La madre di Gertrud era la nobile brandeburghese Elsbeth Wedel-Parlow. Gertrud, d’ingegno vivacissimo, aveva studiato nelle migliori scuole tedesche ed era stata allieva e infine collaboratrice del grande storico Ernst Troelsch. All’università di Heidelberg era stata una delle rarissime donne iscritte. Come tutti i rampolli dell’alta società del tempo, compì il Grand Tour in Europa e soprattutto in Italia. Con lo scoppio della Grande Guerra, poiché noblesse oblige, prestò servizio come semplice infermiera negli ospedali militari, ma la sconfitta e lo smembramento territoriale finirono col portarle via i possedimenti di famiglia.Si trasferì in campagna dalle parti di Monaco e nel 1926 scese per la quarta volta a Roma. Che cosa la attirava così tanto nella capitale cattolica? Un lento scivolamento, frutto di studio e riflessione, verso quel “papismo” che le era stato insegnato a disprezzare; scivolamento culminato, l’anno precedente, nella pubblicazione degli Inni alla Chiesa, un’opera che le diede subito fama. In quel 1926, a quasi cinquant’anni d’età, la baronessa scrittrice ricevette il battesimo cattolico nella chiesa di Santa Maria dell’Anima, punto di riferimento dei cattolici tedeschi in Roma.
Negli anni seguenti pubblicò moltissimo. Le sue opere forse più note sono L’ultima al patibolo e La moglie di Pilato. Divenne amica della norvegese Sigrid Undset, anche lei convertita e poi premio Nobel per la letteratura, del famoso romanziere Hermann Hesse e soprattutto di Edith Stein, l’ebrea allieva del celebre filosofo Edmund Husserl poi diventata suora carmelitana, col nome di Teresa Benedetta della Croce, e morta ad Auschwitz (e infine canonizzata da Giovanni Paolo II). Quando quest’ultima decise di prendere i voti religiosi, Gertrud von le Fort fu la sola a incoraggiarla e a esprimerle vicinanza mentre tutti gli amici e i familiari troncavano i rapporti. In Baviera nel 1934 aveva pubblicato un importante saggio, La Donna Eterna, più volte riedito e tradotto in molte lingue. É un’opera che potremmo definire di 'femminismo cattolico', se il termine non fosse stato coniato con tutt’altri intenti e, da buon –ismo, non fosse un’ideologia disgregante.
La grandezza del compito della donna nella storia è, non a caso, letta alla luce della Donna per eccellenza, la Madonna. Attraverso riflessioni ed esempi storici, l’autrice coglie, tra l’altro, l’aspetto infernale della guerra totale moderna (....)e avverte, con tono realmente profetico: «Se cade la donna, cade un intero mondo».
Muore il 1 novembre del 1971 a Oberstdorf (Germania).
(liberamente tratto da un testo di Rino Cammilleri)
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“Io mi ritrovai dentro un mondo cristiano (…) e sentii allora per la prima volta in chiarissima coscienza che nonostante tutte le dolorose tensioni e fratture all’ interno del cristianesimo, esiste però un comune patrimonio cristiano (…) e colsi i tratti materni dell’anima cattolica che tutto abbraccia, l’essenza vera del cattolicesimo”.
(da una lettera di G. Von Le Fort)
(liberamente tratto da un testo di Rino Cammilleri)
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“Io mi ritrovai dentro un mondo cristiano (…) e sentii allora per la prima volta in chiarissima coscienza che nonostante tutte le dolorose tensioni e fratture all’ interno del cristianesimo, esiste però un comune patrimonio cristiano (…) e colsi i tratti materni dell’anima cattolica che tutto abbraccia, l’essenza vera del cattolicesimo”.
(da una lettera di G. Von Le Fort)
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