Alla fine dell'aprile 1945 le armate tedesche si arrendono. La seconda guerra mondiale è finita. L'Italia ne esce stremata e disastrata. Su Trieste, la Dalmazia, l'Istria, Gorizia e le terre italiane del confine orientale si avventano, avide di conquista e di vendetta, le truppe comuniste partigiane del maresciallo jugoslavo Josip Broz, meglio conosciuto come Tito. Questi luoghi, di lì a poco, diventeranno teatro di una feroce persecuzione slavo-comunista. Le vittime italiane, civili e militari, tra i quali carabinieri e bersaglieri, non sono che una parte, accanto a loro si contano anche patrioti sloveni e croati e militari Tedeschi.
Tutti appartenenti a categorie di persone che ebbero la colpa di opporsi all'espansionismo comunista slavo del maresciallo Tito, quindi non vennero risparmiati: partigiani monarchici, religiosi cattolici(seminaristi, parroci, cappellani), partigiani anti-comunisti, fascisti ed anti-fascisti.
Dopo sessant'anni le stime non sono ancora precise: i morti italiani infoibati furono tra i 10 e i 15 mila. Erano italiani che volevano restare italiani e che per questo si opponevano all'espansionismo comunista slavo nella Trieste e nell'Istria occupata dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. In tutto il loro numero non è univoco ma forse si contano settanta-ottantamila vittime. Senza contare tutti coloro che fuggirono da quelle terre, lasciando case ed averi, per salvarsi la vita.
Le foibe, da latino 'fovea', termine dialettale che significa fosse, sono voragini rocciose, a forma di imbuto rovesciato, create dall'erosione di corsi d'acqua nell'altopiano del Carso, tra Trieste e la penisola istriana e possono raggiungere i 200 metri di profondità. Proprio in esse furono gettate le migliaia di persone vittime della persecuzione. Soprattutto nei quaranta giorni dell'occupazione jugoslava di Trieste, Gorizia e dell'Istria, dall'aprile 1945 fino a metà giugno dello stesso anno, quando gli anglo-americani rientrarono a Trieste occupata dalle milizie di Tito. Gli ordini di Tito e del suo ministro degli esteri Kardelj non si prestavano a equivoci: 'Epurare subito!'.
Ci fu una vera e propria caccia all'italiano, con esecuzioni sommarie, deportazioni, processi farsa, infoibamenti ed un esodo molto doloroso da parte degli scampati. In quel periodo solo a Trieste furono deportate circa ottomila persone: solo una parte di esse potrà poi far ritorno a casa. Tutto finì il 9 giugno quando Tito e il generale Alexander tracciarono la linea di demarcazione Morgan, che prevedeva due zone di occupazione, la A e la B, dei territori goriziano e triestino, confermate dal Memorandum di Londra del 1954. Questa è diventata la linea del confine orientale dell'Italia, caduta solo nel 2004 con l'ingresso della Slovenia nella Unione Europea. La persecuzione degli italiani, però durò almeno fino al 1947, soprattutto nella parte dell'Istria più vicina al confine.
Le foibe furono teatro di atroci esecuzioni che non risparmiarono vecchi, donne e bambini: le vittime venivano condotte, dopo crudeli sevizie, nei pressi della foiba; qui gli aguzzini, non paghi dei maltrattamenti già inflitti, bloccavano, con l'aiuto di pinze, polsi e i piedi tramite filo di ferro ad ogni singola persona, poi legavano una persona all'altra, sempre con fil di ferro. I massacratori sparavano al primo del gruppo che cadeva rovinosamente nella foiba tirando con sé anche gli altri, che erano a lui legati.
Questa pulizia etnica merita di essere ricordata, al pari di tante atrocità delle quali, nel corso dei secoli, l'uomo si è macchiato. Merita di essere ricordata per far onore alla verità anche perchè la storiografia, lo Stato italiano, la politica nazionale, la scuola ne hanno volutamente e completamente cancellato il ricordo.
Dal 30 marzo 2004 una legge italiana stabilisce al 10 febbraio il giorno del ricordo.Oggi la Santa Chiesa ricorda:
- Santa Scolastica qui
- Giovanni Palatucci, servo di Dio (qui), che ha salvato tanti Ebrei dalla deportazione durante la persecuzione fascista con le leggi razziali.
Emotivo y bello recuerdo hacia aquellos infortunados paisanos tuyos.
RispondiEliminaPor otra parte, tu relato me ha hecho indagar algo en la historia, y ahora entiendo el porqué de mi interrogante cuando siendo muy joven, tenía 17 años, me gasté mis primeros ahorros, fruto de mi trabajo, y me fui a la antigua Yugoslavia; y no entendía la razón por la cuál tanta gente hablaba italiano en Croacia, en Eslovenia tenía más fácil la explicación, pero no así de Croacia. Ahora me la has dado.
Un grande abbraccio.
Juan Ignacio, questa è una pagina della storia italiana che neanche gli Italiani sanno, non esiste nei libri. Una verità taciuta e nascosta per tanto tempo dalla politica. Purtroppo è politicamente scorretto parlare degli eccidi commessi dai comunisti.
EliminaGrazie per il tuo commento!
Un abbraccio