San Giovanni Bosco nacque a Castelnuovo d'Asti il 16 agosto 1815 e morì a Torino il 31 gennaio 1888. È da tutti conosciuto il suo straordinario carisma di educatore dei giovani per i quali istituì pure l'Ordine dei Salesiani. Anch'egli ebbe una visione dell'inferno che egli stesso raccontò ai giovani.
«Mi trovai con la mia guida (l'Angelo Custode), infondo ad un precipizio che finiva in una valle oscura. Ed ecco comparire un edificio immenso, avente una porta altissima, serrata. Toccammo il fondo del precipizio; un caldo soffocante mi opprimeva, un fumo grasso, quasi verde, s'innalzava sui muraglioni dell'edificio e guizze di fiamme sanguigne. Domandai: "Dove ci troviamo"? "Leggi -mi rispose la guida- l'iscrizione che è sulla porta"! C'era scritto: "Ubi non est redemptio"!, cioè: "Dove non c'è redenzione". Intanto vidi precipitare dentro quel baratro [...] prima un giovane, poi un altro, ed in seguito altri ancora; tutti avevano scritto in fronte il proprio peccato. Esclamò la guida: "Ecco la causa precipua di queste dannazioni: i compagni, i libri cattivi e le perverse abitudini". Gli infelici erano giovani da me conosciuti. Domandai: "Ma dunque è inutile che si lavori tra i giovani, se tanti fanno questa fine? Come impedire tanta rovina"? "Coloro che hai visto, sono ancora in vita; questo però è il loro stato attuale e se morissero, verrebbero senz'altro qui"!
Dopo entrammo nell'edificio; si correva con la rapidità del baleno. Lessi questa iscrizione: "Ibunt impii in ignem æternum"!, vale a dire "Gli empi andranno nel fuoco eterno"! "Vieni con me"!, soggiunse la guida. Mi prese per una mano e mi condusse davanti ad uno sportello, che aperse. Mi si presentò allo sguardo una specie d'immensa caverna, piena di fuoco. Certamente quel fuoco sorpassava mille e mille gradi di calore. Io questa spelonca non ve la posso descrivere in tutta la sua spaventosa realtà. Intanto, all'improvviso, vedevo cadere dei giovani nella caverna ardente. La guida disse: "La trasgressione del sesto comandamento è la causa della rovina eterna di tanti giovani". "Ma se hanno peccato, si sono però confessati". "Si sono confessati, ma le colpe contro la virtù della purezza le hanno confessate male o taciute affatto". Ad esempio, uno aveva commesso quattro o cinque di questi peccati, ma ne disse solo due o tre. Vi sono di quelli, che ne hanno commesso uno nella fanciullezza ed ebbero sempre vergogna di confessarlo, oppure l'hanno confessato male e non hanno detto tutto. Altri non ebbero il dolore e il proponimento; anzi, taluni, invece di fare l'esame di coscienza, studiavano il modo di ingannare il confessore. E chi muore con tale risoluzione, risolve di essere nel numero dei reprobi e così sarà per tutta l'eternità [...]. "E ora vuoi vedere perché la misericordia di Dio qui ti ha condotto"? La guida sollevò un velo e vidi un gruppo di giovani di questo Oratorio, che io tutti conoscevo, condannati per questa colpa. Fra essi vi erano di quelli che in apparenza tengono buona condotta.
Continuò la guida: "Predica dappertutto contro l'immodestia"! Poi parlammo per circa mezz'ora sulle condizioni necessarie per fare una buona confessione e si concluse: "Mutare vita! [...] Mutare vita"! "Ora - soggiunse l'amico - che hai visto i tormenti dei dannati, bisogna che provi anche tu un poco di inferno"! Usciti dall'orribile edificio, la guida afferrò la mia mano e toccò l'ultimo muro esterno; io emisi un grido [...]. Cessata la visione, osservai che la mia mano era realmente gonfia e per una settimana portai la fasciatura».
Tratto da CentroSanGiorgio
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